La notizia girava già da tempo. Da quando erano stati visti dei cinesi in divisa da polizia per le strade di molte città del mondo. Anche in Italia. Poi, a settembre 2022, Safeguard Defenders ha pubblicato un’indagine dal titolo 110 Overseas, follow-up del suo rapporto pubblicato a gennaio 2022 Involuntary Returns nel quale si parla di misure adottate dal governo cinese (e in molti paesi tollerate dai governi nazionali) per “convincere” alcuni migranti a tornare in Cina. https://safeguarddefenders.com/en/blog/breaking-chinese-offical-corroborates-110-overseas-findings
Da allora, sono state avviate indagini in molti paesi e la questione è stata sollevata ai massimi livelli. A dicembre 2022, Safeguard Defenders è stata chiamata a testimoniare in un’audizione pubblica davanti alla Commissione speciale del Parlamento europeo sulle interferenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, compresa la disinformazione.
Qual è lo stato dell’arte? I media olandesi RTL Nieuws e Follow the Money hanno raccolto la testimonianza di un giovane dissidente cinese scappato dopo aver espresso critiche al regime per gli scontri avvenuti nell’estate del 2020 al confine himalayano. Fuggito dalla Cina, il giovane è riuscito a raggiungere l’Olanda dove ha chiesto e ottenuto asilo politico. Ma la persecuzione non sarebbe mai cessata: ha detto di aver ricevuto numerose telefonate minatorie “da parte di qualcuno che sosteneva di chiamare da una stazione di polizia cinese di Rotterdam invitandomi a tornare a casa a risolvere i miei problemi e pensare ai miei genitori”. Dal canto suo, il governo olandese ha promesso di indagare sulla vicenda. “Agenzie di questo tipo sono illegali, cercheremo di capire esattamente cosa stanno facendo e poi prenderemo le misure appropriate. Se le notizie fossero confermate, si tratterebbe di interferenze intollerabili”, è sato il commento rilasciato dal Ministero degli Esteri. Dopo le rivelazioni dei giornali, alcuni parlamentari dei partiti della coalizione D66 e VVD hanno chiesto l’immediata chiusura di queste “stazioni di polizia” cinesi.
Secondo le autorità cinesi, queste agenzie servirebbero per fungere da disbrigo pratiche per questioni amministrative come il rinnovo della patente di guida. Ma alcune ricerche dicono che potrebbero essere destinate a svolgere il lavoro di polizia all’estero. Un’attività di cui la Cina non ha mai informato il governo olandese. Il Ministero degli Affari Esteri ha risposto alle domande di RTL News dicendo: “Indagheremo su cosa stanno facendo esattamente qui e poi intraprenderemo le azioni appropriate”.
Il punto è che queste prassi potrebbero essere molto più diffuse di quanto si pensi. Sono molti i paesi ad avere già indagato.
In Irlanda sarebbe stato ordinato alla Cina di chiudere il centro aperto all’inizio del 2022 ufficialmente per il rinnovo delle patenti di guida. In Portogallo sarebbe stata accertata la presenza di “3 stazioni di polizia illegali” come le ha definite il quotidiano portoghese “Expresso”.
Oltre Oceano non mancherebbero distaccamenti di polizia cinese non autorizzati. Secondo Safeguard Defenders ce ne sarebbero in Canada, negli USA e in Australia. Secondo alcuni, sarebbero quanto rimane di un progetto iniziato nel 2014, quando il Ministero della Sicurezza pubblica cinese lanciò l’operazione Fox Hunt, una task force per rimpatriare gli accusati di corruzione e altri presunti reati finanziari. Fox Hunt sarebbe stata poi inserita nel programma chiamato Sky Net. Nel 2018, la Cina avrebbe deciso di trasformare in legge l’uso della “persuasione” e dei “metodi irregolari” per rimpatriare i latitanti internazionali, dando alle operazioni un timbro ufficiale. Secondo fonti non confermate, solo nel 2021, questi gruppi sarebbero riusciti a far tornare in Cina oltre 1.114 latitanti sospettati di corruzione e riciclaggio. Ma secondo altre fonti i rimpatri sarebbero stati molti di più.
A giugno 2022, il viceministro cinese della pubblica sicurezza, Du Hangwei, ha dichiarato che nell’ultimo anno il governo era riuscito a “persuadere” 210.000 persone a tornare ad affrontare varie accuse.
Dopo accuse così pesanti era molto attesa la risposta delle autorità cinesi. Nei Paesi Bassi, l’ambasciata cinese, interpellata da RTL Nieuws, ha negato di essere a conoscenza dell’esistenza di queste “stazioni di polizia”. Contraddicendo la dichiarazione del Ministero degli Esteri cinese che, al contrario, avrebbe ammesso l’esistenza di questi uffici, spiegando però che il loro scopo sarebbe solo quello di aiutare i cittadini cinesi all’estero. Aiuto destinato principalmente a rinnovare i documenti, “a rinnovare la patente di guida e ricevere esami medici”.
Stessa cosa in Canada. L’ambasciata cinese in Canada ha negato che le sedi fossero gestite da agenti di polizia, ma ha confermato l’esistenza di questi uffici, descrivendoli come “stazioni di servizio” dove gli espatriati possono rinnovare le patenti di guida e accedere a “servizi come il rinnovo della patente di guida, è necessario avere vista, udito ed esame fisico. Lo scopo principale della stazione di servizio all’estero è quello di fornire assistenza gratuita ai cittadini cinesi all’estero in questo senso”, ha detto l’ambasciata in una nota, aggiungendo che il personale delle stazioni sarebbe volontario e “non coinvolto in alcuna indagine criminale o attività rilevante”.
Secondo Michael Chong, avvocato conservatore e critico degli affari esteri, “l’istituzione di queste stazioni di polizia illegali è un sintomo di un problema molto più profondo”. Chong, a cui è stato impedito di visitare la Cina a causa delle sue critiche verso la politica del governo centrale di Pechino, ha detto che il governo federale canadese dovrebbe “trascinare l’ambasciatore [Cong Peiwu] per una démarche” – o rimprovero diplomatico ufficiale – e chiedere una spiegazione per la “violazione del diritto internazionale”.
Finora sarebbe l’Irlanda l’unico paese in cui la stazione di polizia è stata esplicitamente presentata come tale. Il ministero dell’Interno austriaco ha annunciato che sta indagando sui centri di servizio della polizia. Un portavoce del ministero dell’Interno ha dichiarato all’agenzia di stampa APA che “In nessun caso tollereremo attività illegali da parte di servizi di intelligence stranieri o autorità di polizia”. (Euractiv) In Cile, il ministro dell’Interno Carolina Tohá ha annunciato che è in corso un’indagine della polizia a seguito di una riunione di gabinetto. (El Mostrador) In Repubblica Ceca, il ministro degli Esteri Jan Lipavsky ha dichiarato ai media che le autorità competenti stanno indagando sui centri di servizio di polizia all’estero nella Repubblica Ceca. (Ceske Noviny) E in Germania, polizia e servizi di sicurezza interna stanno indagando se la Cina gestisce una stazione di polizia extraterritoriale illegale a Francoforte (Reuters). Una portavoce del Ministero dell’Interno ha sottolineato che la Germania non ha concluso un accordo bilaterale con la Repubblica popolare cinese sul funzionamento delle stazioni di polizia all’estero. “Il governo federale non tollera l’esercizio dell’autorità statale straniera e di conseguenza le autorità cinesi non hanno poteri esecutivi sul territorio della Repubblica federale di Germania”, ha sottolineato. (Handelsblatt)
In Australia, il vicecommissario della polizia federale australiana, Ian McCartney, a novembre ha dichiarato al Senato di non credere che l’ufficio cinese fosse attivo. Alcuni osservatori, però, hanno espresso preoccupazione per il fatto che questi servizi di collegamento della polizia all’estero potrebbero far parte di una sorta di sorveglianza della Cina in Australia, visto che i ruoli presentati come “alibi” potrebbero essere facilmente svolti da consolati o ambasciate.Laura Harth, direttrice della campagna di Safeguard Defenders, afferma che le autorità australiane dovrebbero prendere sul serio le segnalazioni della presenza della polizia cinese in Australia.
In un incontro al Senato tenutosi a febbraio e riguardante i punti di contatto della polizia cinese, Mike Burgess, direttore generale dell’Australian Security Intelligence Organisation (ASIO), ha dichiarato di poter “assicurare” che l’agenzia indagherà su cose che “potrebbero essere di preoccupazione in relazione alla sicurezza, cose che potrebbero essere utilizzate come piattaforme per spionaggio o interferenze straniere”. Ma di “Non commentare su questioni operative specifiche”. “La minaccia dello spionaggio e delle interferenze straniere è una minaccia reale in questo paese. È la nostra principale preoccupazione per la sicurezza”.
E in Italia? In Italia, la situazione non è chiara. Da un lato sarebbero state individuate centrali di polizia gestite dalla Cina a Roma, Milano, Firenze e Prato (dove la comunità cinese è particolarmente numerosa: a marzo 2022 è stata aperta la Fuzhou Police Overseas Service Station di Prato). Ma queste attività non avrebbero destato particolari preoccupazioni. Interpellata dal Foglio, la polizia “aveva spiegato che l’ufficio non destava particolare preoccupazione perché ‘si occupa solo di pratiche amministrative e non di pubblica sicurezza’ “, ha scritto la giornalista Giulia Pompili. E ha aggiunto “Eppure la nostra indagine sulle operazioni dell’ufficio a Prato, e le successive inchieste di giornali internazionali in diverse città europee, dimostrano il contrario”.