“Per tutta la vita”, uno dei punti più bassi toccati dal cinema italiano negli ultimi vent’anni

Articolo di Gordiano Lupi

Per tutta la vita è uno dei punti più bassi toccati dal cinema italiano negli ultimi vent’anni. Paolo Costella ha il record personale di essere (per me) il regista meno convincente della storia del cinema nazionale, con i suoi prodotti paratelevisivi dotati di scarso ritmo, poca tensione narrativa, sceneggiature dilatate e irrisolte. Per tutta la vita l’hanno scritto in cinque: Costella, Genovese, Ravello, Bologna e Lattanzi. Tanto spreco di talenti per partorire il niente. Bei tempi quando il nostro cinema era frutto del genio di scrittori come Benvenuti e De Bernardi, Scola e Maccari, persino Castellano e Pipolo, Gastaldi e Valerii. La storia parte da un singolare annullamento di matrimoni celebrati da una parrocchia, perché il prete era fasullo, non aveva titolo per dispensare il sacramento, quindi diverse coppie truffate decidono di ripetere il rito e di sposarsi per davvero. Da qui sorgono problemi tra coppie separate, coppie che vorrebbero sposarsi con altri, amanti incrociati, in un film corale gestito male a livello di sceneggiatura e girato peggio, condito di dialoghi imbarazzanti, tono monocorde, privo di ritmo, senza verve, interpretato da attori televisivi, alcuni del tutto fuori ruolo (Luca e Paolo su tutti) per un’interpretazione quasi drammatica. Per tutta la vita vorrebbe essere una commedia ma non fa ridere, provoca solo imbarazzo e disagio nello spettatore che si perde in un dedalo di paradossali storie parallele. Luca e Paolo hanno sposato due donne ma sono innamorati di altre, il primo è addirittura l’amante della moglie del miglior amico; Fabio Volo torna dalla ex moglie Ambra Angiolini, vive volentieri con lei nonostante il divorzio burrascoso e riprende il rapporto con il figlio … e via di questo passo. Il film si ricorda come ultimo lavoro di Renato Scarpa, morto prima della fine delle riprese, impegnato in un ruolo paterno. Paolo Costella riesce a sprecare persino la grande Pamela Villoresi in un ruolo materno davvero indisponente. Niente vale la pensa per consigliare la visione, neppure la colonna sonora (poco ispirata) di Lele Marchitelli o la fotografia (anonima) di Fabrizio Lucci, né il montaggio compassato di Patrizio Marone. Paolo Costella vorrebbe affrontare una problematica seria ma si perde nel racconto di alcune storie sfilacciate, unite dal comun denominatore di un matrimonio da rifare. Davvero troppo poco. Viene da chiedersi perché Rai Cinema investa capitali in simili prodotti quando buoni registi indipendenti con idee valide stanno cercando la loro occasione per esprimersi. Film da evitare, se ne siete capaci.

Regia: Paolo Costella. Soggetto e Sceneggiatura: Paolo Costella, Paolo Genovese, Roalndo Ravello, Filippo Bologna, Antonella Lattanzi (solo sceneggiatura). Fotografia: Fabrizio Lucci. Montaggio: Patrizio Marone. Scenografie: Ivana Gargiulo. Costumi: Gemma Mascagni. Musiche: Lele Marchitelli. Produttore: Marco Belardi. Case di Produzione: Lotus Production, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Genere: Commedia. Durata: 98’. Paese di Produzione: Italia, 2021. Lingua Originale: Italiano. Interpreti: Ambra Angiolini (Sara), Luca Bizzarri (Edo), Carolina Crescentini (Giada), Claudia Gerini (Viola), Paolo Kessisoglu (Mark), Filippo Nigro (Andrea), Claudia Pandolfi (Paola), Fabio Volo (Vito), Euridice Axen (Delia), Edoardo Brandi (Giulio), Ivana Monti (Ippolita, madre di Andrea), Renato Sacrpa (Emilio, padre di Andrea), Pamela Villoresi (Angela, madre di Paola), Bebo Storti (avvocato di Vito), Viviana Colais (avvocato di Sara), Imma Piro (giudice), Ignazio Oliva (Don Giacomo), Alfredo Pea (maitre), Massimiliano Franciosa (regista radio), Cristina Moglia (direttrice Saccomanno), Stefania Andreoli (se stessa).

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