“Mimì – Il Principe delle Tenebre”, un film sull’ansia e la difficoltà di crescere

Articolo di Gordiano Lupi

Resterà deluso chi cerca un horror italiano come si facevano una volta, roba alla Dario Argento e Lucio Fulci, viscere e frattaglie, puro genere, senza alcuna implicazione sociale. Mimì – Il Principe delle Tenebre è tutt’altra cosa, è un film sull’ansia e la difficoltà di crescere, una disperata storia d’amore e morte, un violento splatter disturbante, persino anatomia dello squallore dei bassifondi d’una Napoli violenta (come il titolo d’un vecchio film). L’horror italiano (e non solo) del passato si nota a livello di citazione, sia per i vermi che riportano a Fulci e Mattei che per l’atmosfera gotico – cimiteriale che profuma di Mario Bava, ma anche per gli spezzoni e gli ammiccamenti al cinema di Herzog e di Murnau. L’ambientazione è costruita benissimo in una Napoli decadente e spettrale, fotografata da Andrea Arnone con toni giallo ocra anticati, introdotta e accompagnata da una suggestiva colonna sonora di Catalano, che comprende persino il motivetto (calza a pennello!) Un giudice di De Andrè. Protagonisti della storia sono Mimì – un orfano che lavora come pizzaiolo, bullizzato da un camorrista cantante, affetto da una malformazione ai piedi – e Carmilla (vero nome Renata, come scopriamo nel finale), una ragazzina schizofrenica scappata di casa che crede di discendere da Dracula. Il film vive tutto su un singolare incontro esistenziale, mettendo in scena una storia d’amore e follia che porta il ragazzo a cambiare vita, a fare di tutto per assecondare l’amata, persino a diventare vampiro, per poi giungere a una cruenta ecatombe finale. Domenico Cuomo e Sara Ciocca sono giovanissimi (17 e 12 anni) quanto bravissimi, perché recitano con l’espressione degli occhi, i loro dialoghi sono intensi ed evocativi, persino poetici. Mimì – Il Principe delle Tenebre, opera prima di Brando De Sica (figlio e nipote d’arte che fa di tutto per affrancarsi da quanto hanno fatto i suoi progenitori), selezionata fuori concorso al Locarno Film Festival, cerca di rappresentare l’importanza dei sogni, al tempo stesso simbolizza con i piedi deformi del protagonista la difficoltà di un adolescente a muoversi in un mondo che non conosce. Il regista cerca di dosare con sapienza toni da commedia e puro dramma, sconfinando nel grottesco, persino negli eccessi splatter. Mimì non è cinema di genere, ma cinema d’autore che usa il genere per comporre un’opera pop onirica e fantastica, dal finale sconcertante, intrisa di uno squallore pasoliniano e di puro amore per i vicoli di Napoli. Un esordio incoraggiante per grande sfoggio di capacità tecnica e scenografica, cura nelle citazioni, originalità nei movimenti di macchina, location suggestive. A nostro parere ci sarebbe stato da lavorare ancora un po’ sulla sceneggiatura per renderla più fluida, ma forse confondere le idee – da un certo punto in poi – era proprio quel che voleva fare il regista. Un film insolito nel panorama cinematografico italiano che consigliamo di vedere. Noi ci siamo riusciti grazie al Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, realtà benemerita maremmana che si batte per portare ancora i film in sala, nel luogo dove sono nati per essere condivisi, dove dovrebbero continuare a essere visti per rivitalizzare il cinema.

Regia: Brando De Sica. Soggetto: Brando De Sica. Sceneggiatura: Ugo Chiti, Brando De Sica, Irene Pollini Giolai. Fotografia: Andrea Arnone. Montaggio: Francesco Galli. Musiche: Pasquale Catalano. Scenografia: Daniele Frabetti. Costumi: Lavinia Bonsignore. Paese di Produzione: Italia, 2023. Durata: 103’. Genere: Horror. Case di Produzione: Indiana Production, Bartleby Film, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): Luce Cinecittà. Interpreti: Domenico Cuomo (Mimì), Sara Ciocca (Carmilla / Renata), Mimmo Borrelli (Nando), Giuseppe Brunetti (Bastianello), Abril Zamora (Giusi), Dino Porzio (capo dei goth), Daniele Vicorito (Rocco).

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