“Se Colapesce si stancasse” ma quanto è bello il libro di Alan David Scifo

Articolo di Francesco Pira

In evidenza la relazione tra il cittadino e le istituzioni. Un rapporto complesso e difficile. In ogni pagina l’autore ci ricorda quanto sia essenziale comunicare. L’informazione senza comunicazione non circola, non dà vita alle relazioni e soprattutto non costruisce conoscenza. La giusta comunicazione è la base dell’agire sociale ed è giusto informare le persone sui grandi pericoli legati ai cambiamenti climatici e all’inquinamento

“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita” con queste stupende parole Johann Wolfgang von Goethe, grande scrittore e poeta, ha definito la Sicilia.

E della Sicilia scrive nel volume Se Colapesce si stancasse, pubblicato da Navarra Editore Officine, il bravissimo e giovane giornalista Alan David Scifo, che conosco da parecchi anni e di cui mi onoro di essere stato suo professore e relatore di tesi alla Laurea Magistrale,

Alan David Scifo mette in guardia il suo lettore perché, prima di osservare le bellezze della Sicilia di cui ha parlato Goethe, occorre raccontare una realtà “a tinte fosche”.

L’autore di questo libro ha attinto alla memoria del mito di Colapesce. La leggenda di Colapesce trova le sue origini nei canti e nelle storie degli antenati e spiega le vicissitudini, di un giovane che amava il mare, Nicola, detto Cola, figlio di un pescatore che viveva a Messina. La storia di Colapesce ha ispirato pittori, musicisti e scrittori e anche il giornalista Alan David Scifo.

Colapesce deve essere capace di lottare e portare avanti diverse battaglie. Il suo è viaggio difficile ed è costretto ad assistere a numerose ingiustizie. Di fatto, Colapesce non perde la speranza e tenta di cambiare la Sicilia. Osserva e scruta ogni dettaglio e lo esprime agli altri.

Un’inchiesta che tocca le coste dell’entroterra siciliano in cui il giovane giornalista agrigentino, Alan David Scifo, mette in evidenza alcuni dei più gravi problemi ambientali della sua terra e del resto di Italia. Un reportage in cui emerge la Sicilia come terra di veleni.

Il libro, vincitore del progetto SIAE Per chi crea, nasce dal lavoro di ricerca che Alan David Scifo conduce da anni per testate giornalistiche davvero importanti (La 7, Il Fatto Quotidiano, L’Espresso, TPI) e ha approfondito tematiche di grande rilevanza per portare avanti il suo primo libro Sud del Sud, uscito nel 2019.

Con il volume Se Colapesce si stancasse l’autore ha voluto analizzare e indagare i disastri ambientali che hanno coinvolto la Sicilia. Infatti, affronta e sottolinea le conseguenze dell’inquinamento che sta logorando la Sicilia, dal mare di Augusta a Gela, dalle miniere di Caltanissetta alla fabbrica Montecatini all’isola Lampedusa, dalle cave di Trapani alla costa mediterranea da Palermo a Trapani passando per Porto Empedocle. Non mancano i riferimenti a Campofranco, la Valle del Mela, Milazzo, il triangolo Augusta-Melilli-Priolo, Acate.

L’autore mette in evidenza il legame tra i danni ambientali e le malattie diffuse in tutti quei territori in cui sono presenti gli ecomostri. Tanti i casi di morte per malattie polmonari, tumori, infezioni e malattie congenite rare. Nelle cosiddette “Terre dei fuochi” i mali sono molti e le vittime sono uomini, donne e bambini.

Drammi che hanno coinvolto intere famiglie. A complicare tutto ci pensa la burocrazia italiana e l’indifferenza delle istituzioni. Alan David Scifo con coraggio e forza, in queste pagine, denuncia quanto è accaduto e quanto sta accadendo e non ha paura di descrivere i contorni dell’illegalità e della criminalità organizzata che gestisce attività illecite a danno degli ecosistemi. Infatti, l’ecomafia trae vantaggio dallo sfruttamento, dal deterioramento, dal commercio e dal furto di risorse naturali. Gli ecoreati in Italia sono molto diffusi ed è inaccettabile. La responsabilità è di quanti non denunciano e di quanti fingono di non vedere.

Già agli esordi del Ventunesimo secolo il sociologo De Kerkhove ha parlato del bisogno di un cambiamento profondo del modo di comprendere il mondo, della necessità di riscoprire la sensibilità per capire e supportare l’altro. Purtroppo, gli effetti della globalizzazione si riflettono sul nostro comportamento. Non abbiamo la giusta considerazione dell’ambiente in cui viviamo.

Nell’era della piattaformizzazione si sono concretizzate delle interdipendenze eccessive, interconnessioni continue indotte dalla globalizzazione (economica, tecnologica, politica). Inoltre, il fenomeno della disintermediazione genera l’aumento di tendenze individualistiche sempre più forti. Le politiche di governo, sempre più spesso, non sono adatte alle sfide che la globalizzazione prevede.

Il sociologo Zygmunt Bauman sosteneva che nella nostra società liquido-moderna, l’industria dello sgombero/sostituzione/smaltimento/evacuazione è una delle poche attività commerciali a cui è garantita una crescita continua e che è immune dalle stranezze dei mercati di consumo (…) l’eccesso e lo spreco sono i più fedeli, anzi, gli inseparabili compagni di viaggio dell’economia consumistica, destinati a restare uniti finché la morte (di entrambi) non li separi.

Di fatto, la nostra è una società iper individualista siamo diventati iper consumatori con grandi aspettative di qualità della vita avvolti e travolti dal consumo e dalla cecità, perché non vediamo come gli scarti prodotti dalla società dei consumi riducano la qualità della vita di tutti.

In tante occasioni, ho incontrato i giovani nelle scuole. Ho cercato di sensibilizzarli e di trasmettere loro l’importanza dello sviluppo sostenibile. I ragazzi sono consapevoli dei disastri ecologici e delle contraddizioni della Sicilia. Manifestano il loro malessere e vogliono abbandonare la loro terra e questo non è giusto.

Colapesce mette in evidenza la relazione tra il cittadino e le istituzioni. Un rapporto complesso e difficile. Alan David Scifo, in ogni pagina del suo Colapesce, ci ricorda quanto sia essenziale comunicare. L’informazione senza comunicazione non circola, non dà vita alle relazioni e soprattutto non costruisce conoscenza.

La giusta comunicazione è la base dell’agire sociale ed è giusto informare le persone sui grandi pericoli legati ai cambiamenti climatici e all’inquinamento. Certo, l’assenza di una visione strategica comporta la mancanza di un percorso omogeneo che porti alla risoluzione di molteplici problematiche.

E cosi in ogni capitolo di questo libro Colapesce si trova a Campofranco, a Gela, ad Augusta, a Milazzo, a Lampedusa, ad Acate e si rende conto di quanti rifiuti vengono riversati in mare.

Questo volume merita di essere conosciuto e letto da tanta gente. Alan David Scifo è un giornalista eccezionale ed è riuscito a far emergere particolari considerevoli con precisione e attenzione. Ci pone degli interrogativi e ci chiede di riflettere sul futuro che vogliamo per noi stessi e per i nostri figli. Non basta, ci dice Alan Scifo, scandalizzarci per i depositi dei rifiuti tossici o per le isole di plastica. Non possiamo lamentarci sono quando siamo travolti dalle tragedie ambientali.

L’autore ci invita ad aiutare Colapesce e dobbiamo aiutarlo per le nuove generazioni. Difendere la natura e il patrimonio artistico e cultura siciliano, e non solo, è fondamentale. Abbiamo bisogno di diffondere il valore del rispetto dei luoghi e delle persone che vi abitano. Sogno una società altruista in cui a contare è l’amore per l’altro, cosi come desidera l’autore di questo meraviglioso libro.

Alan David Scifo nato a Stoccarda nel 1989, è giornalista professionista e vive in Sicilia, nell’agrigentino. Laureato in Scienze della Comunicazione, oggi collabora con Rai2, La Repubblica-Palermo, Il Fatto Quotidiano, L’Espresso, Millennium e TPI. Si occupa soprattutto di ambiente, inquinamento, opere incompiute, emigrazione e mafia. In passato ha lavorato per i maggiori quotidiani siciliani, tra cui La Sicilia, il Giornale di Sicilia, il Corriere del Mezzogiorno e Live Sicilia, portando alla ribalta diversi casi che sono stati poi discusse in Parlamento e in Commissione europea. Dal 2020 lavora anche in tv, come inviato per “Ogni Mattina” su Tv8, come reporter per “L’Aria che tira” su La7, e a oggi per il programma di approfondimento “Ore14 “su Rai2. Nel 2020 e nel 2021 ha vinto il premio Rossella Menotti come miglior reportage , nel 2022 ha vinto il premio Maria Grazia Cutuli come giornalista emergente. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo libro “Sud del Sud”, vincitore del premio Kaos.

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