Margini è un piccolo film, marginale, come il suo titolo, ma ce ne fossero di film piccoli ambiziosi come questo! In fondo al cinema basta saper raccontare una storia e avere qualcosa da dire, non necessariamente di livello alto o metafisico, ma di universale, di condivisibile con gli spettatori in sala. Non è per niente facile, badate bene, perché la maggior parte della produzione italiana contemporanea racconta il niente, magari con grande spreco di tecnica e di sottintesi intellettuali, ma senza incidere. Margini è una sorta di Vitelloni in salsa Amici miei primi anni Duemila, fatte le debite proporzioni, racconta la storia di tre amici e del loro entourage familiare, mettendo in primo piano le passioni, in questo caso la musica punk, oltre a narrare (benissimo) la provincia, l’effetto palude di vivere ai margini, la voglia di fuga da un non luogo che opprime e limita le potenzialità. Michele (Turbanti), Edoardo (Linfatti) e Jacopo (Creatini) formano una band che suona musica punk, vagano per Feste dell’Unità e sagre, si esibiscono davanti a uno scarso pubblico che non li capisce, sognano di fare il grande colpo nel mondo della musica e vorrebbero portare a Grosseto un famoso gruppo hardcore statunitense. Mi fermo con la trama, perché il film va visto e apprezzato, ricco com’è di situazioni imprevedibili ma realistiche, che mette il dito sulla piaga di una provincia che riduce i sogni, che tira verso il basso come una gigantesca palude fatta di sabbie mobili. Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti (sceneggiatore e interprete principale) hanno in mente l’idea del film da almeno dieci anni; in un primo tempo avrebbero voluto mettere in scena Costretti a sanguinare di Marco Philopatt, la Bibbia del punk, ma viste le difficoltà di ricostruire il mondo anni Settanta, hanno pensato di sceneggiare la vita di un personaggio punk di Grosseto (romanzandola), ambientandola nel 2008, anno importante perché non contaminato dai social e dal digitale onnipresente. Un film ben fotografato tra una Grosseto luminosa e arida (senza mai un effetto cartolina) e Abbadia San Salvadore (interni della finta sala Eden), con riprese originali, cupe e notturne, alternate a solari distese di niente, dove i ragazzi sono costretti a vivere. Margini è un modo originale per raccontare la provincia, che cita molta commedia all’italiana, infatti è commedia ma con punte drammatiche, strappa sorrisi liberatori ma fa stare in pena per il destino dei protagonisti. Iacopo è Moraldo dei Vitelloni (Perché te ne vai? Ma non stavi bene qui?), la scena alla stazione con il treno che parte, l’attesa che lui decida che fare, è ripresa dalla prospettiva del narratore, non in soggettiva, ma la sostanza non cambia. Regista e sceneggiatori (Tommaso Renzoni completa il terzetto di autori) mettono in scena il conflitto tipico di chi nasce in provincia – devo andare o devo restare? – che tutti abbiamo affrontato, il pericolo di rimanere impaludati al margine, ma anche quello di perdersi nella metropoli impersonale e indifferente. Bellissimo il finale morettiano con Se bruciasse la città di Ranieri, cantata da Michele e Edoardo, in auto, come uno sfogo liberatorio, che in una lunga immagine in movimento racconta solitudine e disperazione. Gli autori dicono che si sono ispirati a una tavola di Zerocalcare (Un polpo alla gola), solo che nel fumetto i personaggi cantavano Lella di Lando Fiorini. Finale aperto che vede i nostri due perdenti decidere (forse) di restare in provincia e di perdere per tutta la vita, ma di farlo con stile. Premio del Pubblico al Festival di Venezia. Uno dei pochi film italiani che merita la visione. Noi ci siamo riusciti grazie al Piccolo Cineclub di Follonica, realtà benemerita, consolidata da ben 10 anni (ieri festeggiava il decennale) in un angolo di sperduto di Maremma, che riesce a fare cose grandi pur vivendo ai margini.
Regia: Niccolò Falsetti. Soggetto: Niccolò Falsetti, Francesco Turbanti. Sceneggiatura: Niccolò Falsetti, Francesco Turbanti, Tommaso Renzoni. Fotografia: Alessandro Veridiani. Montaggio: Stefano De Marco, Roberto Di Tanna. Scenografie: Vito Giuseppe Zito. Costumi: Ginevra De Carolis. Trucco: Alice Gentili. Musiche: Alessandro Pieravanti, Giancane. Produttori: Alessandro Amato, Luigi Giuseppe Chimienti, Manetti Bros. Case di Produzione: Dispàrte, Manetti Bros Film, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): Fandango. Paese di Produzione: Italia, 2022. Durata: 91’. Genere. Commedia. Interpreti: Francesco Turbanti (Michele), Emanuele Linfatti (Edoardo), Matteo Creatini (Iacopo), Valentina Carnelutti (Tiziana), Nicola Rignanese (Adriano Melis), Paolo Cioni (Paolo Bassi), Aurora Malianni (Alice), Silvia D’Amico (Margherita), Zerocalcare (voce).