Cinquecentodieci anni fa l’inaugurazione della Cappella Sistina: un capolavoro e patrimonio assoluto dell’Umanità

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 31 ottobre del 1512 papa Giulio II svela il lavoro affidato a Michelangelo Buonarroti: dipingere 800 metri quadrati di superficie con storie bibliche, sibille e profeti. Un lavoro che il pittore attende per circa quattro anni, dal 1508 al 1512, quasi completamente da solo con pochissimi aiuti secondari.

È curioso scoprire che il compenso di Michelangelo derivasse da tasse sulla gente comune. Prima dell’inizio dei lavori, infatti, il papa ha concesso a Michelangelo un appannaggio di circa 1200 scudi annuali: una cifra molto alta da versare ogni due o più mesi. La copertura economica era costituita per metà dalle tasse imposte alle persone che attraversavano il fiume Po presso Piacenza e per l’altra metà dalla Dataria apostolica, una sorta di Agenzie delle Entrate del tempo.

Michelangelo suddivide la vasta zona in settori dandole un impianto architettonico-scultoreo mediante cornici, architravi, capitelli ornati da figure, da finte statue così da conferire all’intero complesso un’intensa vita plastica, scultorea. L’inizio dei disegni preparatori risale, probabilmente, al 10 maggio 1508. Nell’anno 1511 era già stata scoperta una parte della volta. Solo il 31 ottobre del 1512 terminata anche l’altra parte, la Cappella fu definitivamente aperta. Le storie tratte dalla Bibbia e in particolare dal primo libro della Genesi hanno inizio con la Separazione della luce dalle tenebre e terminano con L’ebbrezza di Noè. Nell’esecuzione, tuttavia, Michelangelo segue l’ordine inverso.

La decorazione della volta della Cappella Sistina è basata su un rigorosissimo programma iconografico concepito, con molta probabilità, dallo stesso papa Giulio II ma con un forte contributo personale dello stesso Michelangelo Buonarroti. Le scene al centro della volta raffigurano episodi della Genesi; ai lati delle storie sono disposte le figure degli Ignudi. Negli spazi triangolari tra le vele compaiono Profeti e sibille. Nei pennacchi d’angolo sono allestite le Salvazioni miracolose di Israele. Le vele e le lunette sono occupate dagli antenati di Cristo. Il significato della decorazione è interpretabile in chiave neoplatonica secondo i principi tesi a conciliare l’Antichità classica con la Cristianità.

«Quest’opera è stata ed è veramente la lucerna dell’arte nostra che ha fatto tanto giovamento e lume all’arte della pittura, che è bastato illuminare il mondo» commenta Giorgio Vasari

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