La notte fra il 1° e il 2 novembre 1975, viene massacrato ed ucciso, all’idroscalo di Ostia, Pier Paolo Pasolini. «Lo scrittore è stato massacrato a colpi di bastone […] a circa duecento metri dal mare. La prima a scorgere il cadavere è la signora Maria Teresa Lollobrigida. Ma non capisce subito. È scesa per scaricare i pacchi dalla macchina del marito. Sono le 6.30 e la luce è incerta» (cfr. Ulderico Munzi, «Pasolini assassinato a Ostia», Il Corriere della Sera, 3 novembre 1975).
Pier Paolo Pasolini è «stato l’unico poeta civile italiano venuto dopo Foscolo» (Alberto Moravia), uno dei più grandi del Novecento. Pasolini è un poeta, un esteta, uno scrittore, un critico e giornalista impegnato, un regista, un uomo ideologicamente straniero in «quell’Italia tutta presa dallo sviluppo industriale degli anni Sessanta rozza, ipocrita e moralista» (Sandro Onofri). Pasolini nasce, a Bologna, cent’anni fa (https://www.culturabologna.it/documents/pppbologna e https://culture.roma.it/pasolini100roma), il 5 marzo 1922, da Carlo Alberto, un ufficiale di fanteria, e da Susanna Colussi, una maestra elementare.
Per tutta l’infanzia Pier Paolo Pasolini è costretto a seguire gli spostamenti del padre militare, e ad adattarsi continuamente alle nuove sedi: le scuole elementari a Sacile (Pordenone), le medie a Cremona, dove anche inizia il ginnasio che poi conclude a Reggio Emilia. Nell’autunno del 1936, a quattrodici anni, si iscrive al liceo classico «Galvani» di Bologna e poi all’«Alma Mater» dove compie i suoi studi universitari laureandosi in Lettere con una tesi, chiesta al professore di Letteratura italiana Carlo Calcaterra, su Giovanni Pascoli. Pier Paolo Pasolini discute la sua tesi di laurea, Antologia della poesia pascoliana: introduzione e commenti, il 26 novembre 1945. Pasolini è profondamente legato a Pascoli, quasi da una «fraternità umana».
Il forte legame con la madre («È difficile dire con parole di figlio / ciò a cui nel cuore poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore», «Supplica a mia madre» in Poesia in forma di rosa, 1964) e gli studi di Filologia romanza lo spingono a cercare nel dialetto materno un mezzo col quale esprimere il suo delicato e fantastico mondo poetico: nascono così le Poesie a Casarsa (1942), poi raccolte e riaggiornate in La meglio gioventù (1954). Poesie a Casarsa, è recensito più che favorevolmente da Gianfranco Contini sul «Corriere del Ticino» il 24 aprile del 1943: la prima «gioia letteraria» che riceve il giovane poeta Pier Paolo Pasolini.
Nel 1943 Pasolini è chiamato per pochi giorni sotto le armi, dal 1° all’8 settembre. Il fratello Guido, invece, tre anni più piccolo di lui, decise di andare in montagna a fare il partigiano armato con la divisione Osoppo e non tornò più: ucciso nel 1945 da un gruppo di comunisti di Tito che intendevano annettersi una parte del Friuli. La perdita del fratello fu un dolore che rimase sempre vivo in Pasolini per tutta la vita.
Il successo editoriale arriva nel 1955 con la pubblicazione del romanzo Ragazzi di vita che suscita però dure reazioni e denunce. L’autore subisce, però, un processo per «pornografia» da cui viene comunque assolto. In questo periodo stringe amicizie, importanti e durature, con Alberto Moravia, Elsa Morante, Laura Betti, ecc. Il 1955 è anche l’anno di fondazione della rivista letteraria «Officina» che vede impegnato Pasolini in un’intensa attività culturale. Nel 1957 esce la raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci: uno dei più originali risultati poetici della Letteratura del Novecento italiano. Alla fine degli anni Cinquanta e agli anni inizi degli anni Sessanta passa all’attività cinematografica che prende avvio con Accattone (1961) e che prosegue con Il Vangelo secondo Matteo (1964), Edipo re (1967), Teorema (1968), Medea (1970) ecc.
La religiosità di Pier Paolo Pasolini è un argomento controverso. Negli ultimi anni della sua vita Pasolini non si dichiarava più ateo. Pier Paolo Pasolini è un attento lettore delle opere di Mircea Eliade. Per Pasolini il «sacro è la realtà stessa».
Agli inizi degli anni Sessanta Pier Paolo Pasolini è uno scrittore, un saggista (Passione e ideologia, 1960), un artista di successo. Ma soprattutto un intellettuale acuto e geniale che scorgeva una completa «omologazione» della vita sociale: il crollo degli antichi valori autoritari diffondeva i nuovi valori di un edonismo spicciolo, egoistico, tendenzialmente scriminale (Giulio Ferroni). Tra i maggiori responsabili di questo degrado della società Pier Paolo Pasolini indicava la televisione e la scuola di massa, il Sessantotto ed il suo antiautoritarismo. Ma soprattutto denunciava la classe politica, il Potere, il Palazzo, con i suoi articoli (pubblicati sulle colonne del Corriere della Sera, dalle riviste Il Mondo, Paese Sera confluiti poi nella raccolta Scritti corsari, pubblicazione postuma, edita solo nel 1975 anche se Pier Paolo Pasolini ne aveva revisionato le bozze presso l’editore milanese Garzanti) tentava di dare vita a un processo alla classe dirigente italiana corrotta ed incapace che «lasciava marcire un Paese».
La morte di Pasolini, avvenuta nella notte fra l’1 e il 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia, rimane uno dei «misteri» della nostra storia repubblicana ma soprattutto la sua morte – osserva con acume Giulio Ferroni – rimane nella coscienza comune come un «atto sacrificale» che dà vita al «mito» di Pier Paolo Pasolini.
Infine, il 6 novembre 1975, nella chiesa di Santa Croce a Casarsa, vengono celebrati i funerali casarsesi di Pier Paolo Pasolini. Ad accoglierlo, nel cuore dell’umile Friuli, c’è un intero paese ed oltre. A celebrare i funerali un altro grande poeta segnato dal «fuoco vibrante della Parola»: David Maria Turoldo.