Un omaggio a Lalla Romano: un’esistenza orientata all’eccezionale nel vero

Articolo di Pietro Salvatore Reina

L’11 novembre del 1906 nasce a Demonte, in provincia di Cuneo, Lalla (Graziella) Romano da Roberto, un geometra a capo dell’Ufficio tecnico comunale del luogo, e da Giuseppina Peano, una nipote del grande logico-matematico Giuseppe Peano, che tanto influsso ha sulla giovane Lalla. Frequenta la scuola elementare a Demonte. Dal 1916 al 1924 si iscrive al ginnasio-liceo «Silvio Pellico» di Cuneo. Conseguita la maturità classica, nel 1924 si trasferisce a Torino per immatricolarsi alla Facoltà di Lettere e Filosofia, dove è un’allieva del filosofo Annibale Pastore, del professore di Letteratura francese e critico letterario Ferdinando Neri, dello storico e critico d’arte Lionello Venturi e ha modo di conoscere Cesare Pavese e Mario Soldati.

Nel 1928 consegue la Laurea in Lettere con una tesi su Cino da Pistoia. La formazione-vocazione letteraria di Lalla Romano si snoda in due periodi ben distinti. Il primo, compreso tra gli anni 1924-1941, è segnato dal conseguimento della laurea, dal matrimonio con Innocenzo Monti, dalla nascita del figlio Piero; Lalla vive la sua giovinezza inventata – espressione tratta del libro «La provincia dell’uomo» di Elias Canetti – nella Torino del pittore Felice Casorati, dello storico Gaetano De Sanctis. In questo primo periodo Lalla è allieva di Casorati. Compone versi. Ritiene la poesia, la lirica superiore alla narrativa. Questa produzione di versi è incoraggiata da Lionello Venturi, Ferdinando Neri ed Eugenio Montale.

Nel 1941 pubblica presso l’editore Frassinelli «Fiore»: la prima raccolta di poesie che circola soltanto in una ristretta cerchia di amici e letterati.

Il secondo periodo è individuabile negli anni postbellici, negli anni della Resistenza alla quale la Romano partecipa attivamente militando nelle formazioni di «Giustizia e Libertà». Un periodo contraddistinto dall’amicizia con Cesare Pavese ed Elio Vittorini e dalla collaborazione con la casa editrice torinese Einaudi. Sono gli «anni d’oro» dell’incipiente casa editrice Einaudi che grazie alle passioni di uomini e donne come Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Italo Calvino, Carlo Emilio Garda, Elio Vittorini, Norberto Bobbio, Elsa Morante, Paolo Volponi, Leonardo Sciascia, Primo Levi, Gianfranco Contini, Pierpaolo Pasolini che contribuiscono nel fare mirabile una lunga stagione della cultura italiana.

La poetica di Lalla Romano è «orientata alla ricerca, al valore della verità, all’eccezionale nel vero» scrive il grande filologo e critico letterario Cesare Segre nell’«Introduzione» all’opera omnia della Romano per i Meridiani Mondadori.

Nel 1944 Lalla Romano su invito di Cesare Pavese traduce i Trois contes di Gustav Flaubert. La Romano deve a Flaubert il passaggio della pittura alla narrativa. «Della nostra storia nulla vive se non raccontato» amava ripetere e scrivere la Romano.

Nel 1953 pubblica per Einaudi «Maria» con un risvolto di Elio Vittorini. Il libro fu salutato da Gianfranco Contini come un «piccolo capolavoro». Ma è con la pubblicazione del libro «Nei mari estremi» (Premio Grinzane Cavour 1988) che la Romano – osserva la filologa e critica letteraria Maria Corti – raggiunge il livello più alto della sua attività narrativa.

Nel 1969 vince il Premio Strega con «Le parole tra noi leggere». Muore a Milano il 26 giugno del 2001.

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