Le festività natalizie sono alle porte. Come ogni anno, i supermercati saranno presi d’assalto in vista di pranzi, cene e banchetti di ogni genere. Le tavole saranno imbandite di ogni genere di leccornia. Molto di questo cibo finirà nella spazzatura. La quantità di generi alimentari sprecati in queste occasioni è impressionante. Nessuno pensa che senza questi sprechi si potrebbero sfamare tantissimi uomini, donne e bambini che soffrono la fame.
Quando si parla di povertà alimentare, generalmente, si pensa a qualche sperduto Paese africano o in Asia. O a qualche triste realtà, lontana da noi, dal nostro mondo “felice”. Ma per milioni di persone, l’Italia non è un Paese felice: sono oltre 2,6 milioni quelli che faticano a nutrirsi regolarmente. Aumento dei prezzi, rincari delle bollette, mancanza di lavoro e molti altri motivi hanno prodotto un aumento della povertà impressionante. E a pochi metri da casa nostra.
TV e giornali riempiono i propri spazi di spot su oggetti inutili e cibo spazzatura da comprare ad ogni costo per “essere felici”. Cresce anche il numero di programmi che dovrebbero spiegare su cosa cucinare per preparare banchetti luculliani per amici e parenti. La realtà è un’altra: in Italia, il numero di persone che saranno costrette a far ricorso alle mense dei poveri, anche a Natale, è in preoccupante aumento. Sempre più frequente la richiesta di pacchi di aiuto alimentare. Le analisi basate sugli ultimi dati ISTAT dicono che, in Italia, le persone che soffrono la fame presto potrebbero superare i 3 milioni. Sono quelli che gli esperti chiamano “nuovi poveri”: persone che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, o lavoratori impiegati nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici. “Italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata” del contagio da Covid-19. “Sono la punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trova una parte importante della popolazione”. Questo significa che i numeri della fame potrebbero essere ben più elevati. Secondo Coldiretti, il 6,3% della popolazione nazionale adulta italiana ha difficoltà a garantirsi il pasto. Una percentuale che varia dal 3,2% al centro Italia al 5,6% del nord per salire al 9% nel Mezzogiorno.
Durante la pandemia si era cercato di arginare la situazione fornendo aiuti di vario genere. I governi che si sono succeduti in questi anni avrebbero dovuto prevedere che, prima o poi, lo stato di emergenza sarebbe finito. E allora sarebbe stato necessario predisporre interventi più organici e strutturati. Misure per consentire la ripresa dell’economia e arginare la povertà. Questo non è avvenuto. Ora, a peggiorare la situazione c’è anche l’aumento dei prezzi e i rincari delle bollette. Secondo i dati ISTAT 2021 oltre 2,6 milioni di persone faticano a nutrirsi regolarmente e 5,6 milioni di individui (il 9,4% della popolazione) versano in condizione di povertà. Si tratta di valori ai massimi storici e, purtroppo, destinati a peggiorare.
Un problema che si potrebbe cercare di risolvere, almeno in parte, riducendo gli sprechi alimentari. Dai dati del rapporto 2022 sullo spreco di cibo dell’Osservatorio Waste Watcher International risulta che, in Italia, questi sprechi valgono quasi l’1% del PIL nazionale. “Con tutta evidenza, più ci avviciniamo al traguardo, più si allontanano gli obiettivi fame zero e spreco zero” degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, ha dichiarato Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio. Sprechi che colpiscono prima di tutto il settore dell’ortofrutta (oggi tutto deve essere “perfetto” e “uguale” per forma dimensioni e colore), ma anche altri alimenti come latte e derivati, o il pane. “Siamo ai massimi storici, e con tutta evidenza l’Italia e il mondo devono darsi l’obiettivo di una global food policy come strategia sociale, economica e di sviluppo sostenibile”, ha dichiarato Segrè. I dati del World Foodwaste Report hanno analizzato i comportamenti dei cittadini di 9 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone. Secondo l’ultima rilevazione, gli italiani sono sempre più “spreconi”: la quota di spreco settimanale pro capite è aumentata passando da 595,3 a 674,2 grammi a persona. A finire nella spazzatura soprattutto pane, frutta fresca, verdure.
Eppure per Timmermans, Program Manager del Sustainable Food Chains presso la Wageningen University & Research, “le soluzioni per ridurre gli sprechi alimentari sono alla portata di tutti”. I dati emersi dalla ricerca guidata da Timmermans mostrano che oltre la metà di questi sprechi sono provocati dalle famiglie, in particolare durante le feste. Timmermans sostiene che bisognerebbe iniziare subito monitorando le spese alimentari, partendo da un piano attento per “cucinare a misura delle feste”, facendo una lista alla quale attenersi, pesando gli alimenti prima di cucinarli e conservando gli avanzi. Anche le date di scadenza degli alimenti sono da tenere in considerazione per evitare gli sprechi. E salvare tante vite umane.