Sono temi importanti in ogni speculazione filosofica sia il concetto di “spazio” sia il concetto “tempo”. Noi riteniamo che lo spazio sia luogo empiricamente definito. Lo spazio sia distanza, sia larghezza e sia lunghezza. Lo spazio è, invece, aria o più semplicemente: nulla. Lo spazio è qualcosa a cui noi diamo una dimensione, ma che non necessariamente ha dimensione finita. Abbiamo bisogno di spazio per porre in esso il nostro corpo, la nostra creatura, le nostre membra, i nostri oggetti determinati. Abbiamo bisogno di spazio per esistere ed organizziamo tutto in modo razionale, definito e confinato. Se non avessimo lo spazio noi non saremmo, noi siamo in rapporto allo spazio o meglio ad un luogo in esso. Noi, altrimenti, saremmo qualcosa che sta ove non è dato capire. Lo spazio è moto, è movimento, è qualcosa che si riflette su di noi e sulla nostra essenza. Se noi non fossimo nello spazio non riusciremmo a comprendere noi stessi ed i soggetti e gli oggetti che ci circondano e che sono tutti nello spazio che noi, per convenzione ed in via razionale, abbiamo creato ed a cui abbiamo dato una limitazione.
Lo spazio che noi abitiamo è chiuso, è limitato, è definito in una entità che si chiama (sempre per nostra denominazione): Terra. Abbiamo bisogno di delimitazioni e di limiti; ci fanno sentire sicuri ed al sicuro: necessità umana. Ma esiste uno spazio fuori dalla nostra piccola e definita entità. Lo spazio che per convenzione definiamo l’Universo. E qui c’è l’invenzione delle invenzioni. Siccome l’uomo non riesce a pensare se non cose finite (che danno rassicurazione) lo spazio deve essere definito (non lo è affatto). Il concetto d’infinito è un concetto che nella sua specificità o totalità l’uomo non può pensare, non ci riesce, non è concepibile. Il concetto filosofico astratto di infinito è qualcosa che rasenta l’anti-materia e, quindi, è per se stesso inconcepibile. Addirittura, si è pensato ad un Universo che si espande e, quindi, a corpi celesti che si allontanano (da cosa?). Questo dopo il Big Bang, teoria che, ovviamente, non intendiamo discutere in senso scientifico non avendo gli strumenti, ma di cui vogliamo cogliere i suoi lati “oscuri” e singolari, degni di riflessione attenta. Il Big Bang sarebbe un evento avvenuto in un tempo indefinito e sarebbe un evento nel quale la materia compatta viene a trovare una disgregazione assoluta ed una situazione di “espansione” della materia in non si sa cosa. Chi ha generato la materia compressa e cosa determinato il suo espandersi in un quid indefinito ed indefinibile?
In cosa vi è espansione se lo spazio e la materia hanno origini identiche e simultanee? Appare inconcepibile ad una mente che una esplosione porti la materia in uno spazio in cui prima dell’esplosione non c’era nulla o non c’era qualcosa di definibile. E poi in quale realtà fenomenica l’Universo si espande? Ecco, sono più le domande che le risposte. Allo stesso modo ci sono le domande riguardo al tempo. Il tempo è convenzione assoluta. In realtà non esiste il tempo esiste la vita di ogni essere vivente. Per vita si intende una attività raziocinante anche a livello embrionale. Il tempo è qualcosa che non esiste; almeno come lo concepiamo noi. Il tempo definito da sicurezza, ma non esiste; è pure convenzione ed invenzione. L’invenzione del tempo consegna la certezza ma è pura convenzione. Il tempo è il regno della massima convenzione umana che, ovviamente, ha una unica finalità: dare una certezza all’essere umano. Appare molto singolare che il tempo venga imprigionato in concetti astratti, nei quali la massima aspettativa è quella di garantire “certezza” e “serenità”. Il tempo rafforza il vivere perché da al vivere quella definitività che è concretezza, senza la quale il vivere sarebbe lo scorrere di una esistenza nell’infinità di un Universo che non ha tempo e spazio. La ricerca di luoghi lontani da negli uomini l’illusione di luoghi vicini a noi, dove il noi è ancora concepito come il centro di ogni speculazione.
L’essere umano non accetta e non vuole accettare che esistano realtà indefinite ed indefinibili con categorie “normali” di spazio e di tempo. Si potrebbe arrivare a ritenere senza contestare la scienza che risponde altri parametri che il tempo non esiste e lo spazio è una pura entità astratta. Uscire dai concetti nascita/morte, finito/non definito, ora/ieri/domani è quanto di più destabilizzante l’essere umano può concepire: infatti, non lo concepisce e non lo accetta. In realtà, apprezzare, in modo logico astratto, certe categorie non è del tutto vincente e convincente. Ma non è un problema di logica, di razionalità o peggio di scienza. Nessuno vuole mettere in dubbio “teorie” scientifiche che, ormai, sono fondate ed apprezzate, ma si vuole solo ragionare su di un fatto semplicissimo che ogni teoria che viene ritenuta fondata poggia su questi due assiomi: lo spazio ed il tempo. Due assiomi e due “realtà” che volenti o nolenti sono categorie create dall’uomo. Quindi, sono delle convenzioni. E su questo non si temono smentite di sorta. Se non vogliamo volgere lo sguardo a considerazioni religiose occorrerà prendere atto che vi sono alcune situazioni che non sono per nulla spiegabili almeno allo stato. Bisogna prendere atto che la scienza è divenire di conoscenza e non conoscenza esatta dell’ignoto.
Vi sono pertanto situazioni che poggiano su dati convenzionali che non hanno una dimostrazione scientifica, ma hanno una necessità logica. Non è nostra intenzione annoverarci tra gli anti-scientifici, anzi, riteniamo che la scienza, come tale, sia la base della umanità, ma che al tempo stesso la nostra analisi e riflessione sui massimi sistemi convoglia il tutto in criteri e principi che devono avere, per loro natura, una base convenzionale, quindi, creata ad hoc e non scientifica in senso stretto. La conoscenza scientifica è come quell’esploratore che procede nella savana o nella foresta e si forma opinioni in base alla evoluzione della conoscenza. Ha bisogno di strumenti che la ragione possa comprendere. Ma la speculazione pura non può non considerare la convenzionalità dei concetti di tempo e di spazio. Ciò nonostante quanto la scienza ci indica, essendo frutto di affermazioni validate, è quello che viene definito “legge scientifica” secondo migliore scienza e conoscenza. Resta il fatto che su tali temi la scienza e l’approccio speculativo sono molto vicini e la scienza arriva a limiti in cui solo la filosofia e la religione (quindi la fede) avanzano sebbene su criteri logici-speculativi, la prima, e su principi e dogmi di fede, la seconda.