Il filo invisibile l’ho visto su Netflix, ché la scarsa distribuzione cinematografica (dal 21 febbraio al 4 marzo) ha reso impossibile ogni tentativo di apprezzarlo su grande schermo. Non credo di aver perso molto, la commedia si presta al media televisivo, anzi, pare proprio una fiction per il piccolo schermo, non ci sono elementi fotografici e scenografici tali da rendere imprescindibile la visione in sala. La trama racconta le vicissitudini di Leone (Gheghi), un ragazzino di 16 anni figlio di due padri – Simone (Scianna) e Paolo (Timi) -, nato in California grazie a una madre surrogata. Il ragazzo cresce nel nostro paese, vive sulla sua pelle tutti i problemi legati a una condizione filiale non ancora del tutto tutelata e accettata. Non solo, a un certo punto la coppia gay scoppia e quello che sembrava un matrimonio felice diventa una gabbia insopportabile che porta i due padri a optare per la separazione, con problematiche del tutto simili alle coppie etero. Il tema di fondo del film sta tutto qui, il filo invisibile che lega un figlio non solo al genitore di sangue ma soprattutto a chi ha dedicato la sua vita per la sua crescita. Un film che ha ricevuto un sacco di premi ai Nastri d’Argento, a mio parere del tutto immotivati, perché sceneggiato sulla base di un soggetto pieno zeppo di luoghi comuni e di situazioni stereotipate, recitato in maniera piatta, messo in scena con una forma quasi imbarazzante. Fotografia anonima, montaggio ordinario, dialoghi irritanti e sceneggiatura che presta il fianco a molte critiche, tra queste la tematica sociale a progetto, costruita per dimostrare una tesi, così come non è accettabile la totale prevedibilità delle sequenze. La commedia giovanilistica non regge, la duplice storia d’amore tra il ragazzo e la ragazzina, con il fratello terzo incomodo gay non sta proprio in piedi. La crisi coniugale tra Paolo e Simone è raccontata male, per frasi fatte e con situazioni già viste nei fotoromanzi e nelle telenovelas. Un film dimenticabile, scritto e diretto da un regista che non conoscevo ma che scopro autore di molte pellicole e di documentari. Niente da dire sulla professionalità con cui dirige gli attori e con la quale muove la macchina presa, ma la storia non mi ha convinto. La durata di 103’ pare eccessiva per la pochezza delle cose da dire, al punto che troppe situazioni risultano diluite in modo eccessivo. Cameo per Nichi Vendola, che recita da sindaco intento a celebrare il matrimonio. Timi e Scianna sono bravi, Gheghi non se la cava male come giovane presenza. A mio parere Il filo invisibile resta un lavoro irrisolto, con tante pretese non realizzate.
Lingua Originale: italiano. Paese di Produzione: Italia. Anno: 2022. Durata: 103’. Genere: Commedia. Regia, Soggetto: Marco Simon Puccioni. Sceneggiatura: Marco Simon Puccioni, Luca De Bei. Produttori: Viola Prestieri, Valeria Golino. Fotografia: Gian Filippo Corticelli. Montaggio: Francesco Fabbri. Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi. Scenografia: Eugenia F. Di Napoli. Costumi: Grazia Materia. Interpreti: Filippo Timi (Paolo), Francesco Scianna (Simone), Francesco Gheghi (Leone), Valentina Cervi (Monica), Matteo Oscar Giuggioli (Dario), Emanuele Maria Di Stefano (Jacopo), Giulia Maenza (Anna), Mauro Conte (Riccardo), Alessia Giuliani (Elisa), Gianluca Demarchi (Domenico), Jodhi May (Tilly), Gerald Tyler (Leroy), Ambrosia Caldarelli (Lavinia Rossi), Martina Querini, Nichi Vendola (sindaco), Enrico Borello (receptionist).