Nell’ultimo periodo, gli Stati Uniti d’America hanno inviato “aiuti” all’Ucraina sotto forma di armi e armamenti per svariati miliardi di dollari. Una decisione criticata da molti, anche all’interno del paese. Il motivo? Spendere (ma in alcuni casi sarebbe meglio dire “regalare”) miliardi e miliardi di dollari ad un paese come l’Ucraina non servirà a ridurre la crisi economica interna. Anzi.
Se ne parla poco ma gli USA stanno attraversando una crisi economica e sociale senza precedenti. Dopo la pandemia da COVID, l’emergenza non si è risolta velocemente come il governo avrebbe sperato. Anzi la crisi è diventata cronica. Dopo la crisi, il Bilancio Federale è esploso: è cresciuto a 7500 miliardi di dollari, con un incremento di 375 miliardi di dollari a trimestre.
L’economia USA è sempre più dipendente dalla spesa pubblica. Si calcola che il 31,2% dei redditi degli americani dipenda da fondi pubblici distribuiti. Una percentuale che alcuni economisti non hanno esitato a definire “parassitaria” rispetto allo stato. Tutto questo in un momento in cui, paradossalmente, la domanda di forza lavoro è in crescita.
Ma il vero problema essere un altro: potrebbero essere i “debiti non coperti”. Secondo alcune stime ammonterebbero a 163.000 miliardi di dollari, il 775% del PIL USA. Molto più del debito pubblico. A lanciare l’allarme, nel 2021, era stato Jeffrey Gundlach di DoubleLine che definì quello della Fed un bluff. Durante un’intervista disse senza mezzi termini che sospettava che la banca centrale stesse semplicemente “indovinando” che l’impatto dell’inflazione fosse “transitorio”.
Per ripagare questo debito, ha detto Gundlach, sarebbe necessario quasi un secolo. In altre parole, secondo l’economista, non sarà possibile per gli Stati Uniti ripagare il proprio debito. L’unica alternativa sarebbe rifinanziare continuamente con l’emissione di valuta. Con conseguenze nefaste per l’economia. Gundlach ha toccato uno dei temi più importanti dei mercati contemporanei: l’inflazione.
Risparmiare in alcuni settori non servirà a nulla. Secondo i dati OCSE, negli Stati Uniti, la spesa pubblica pro capite per assistenza sanitaria è la più alta del mondo, ma questo non ha portato a risultati migliori (come l’aspettativa di vita più lunga) rispetto ad altri paesi. La cifra utilizzata per il calcolo non copre tutti i costi sanitari sostenuti dai cittadini, in quanto spesso non tiene conto della spesa assicurativa privata o delle spese out-of-pocket. E i costi aggiuntivi che negli USA tendono ad essere molto alti.
Sul fronte opposto continua ad aumentare la spesa per armi e armamenti. Secondo di dati del SIPRI, gli USA sono in assoluto – e di gran lunga – il paese che spende di più in armi e armamenti. Sia in termini assoluti che in rapporto al numero di abitanti: la spesa in armi e armamenti per persona negli USA è di 2.400 dollari a persona all’anno, quasi cinque volte quella italiana (530 dollari a persona all’anno), oltre dieci volte quella di paesi come la Cina (quasi 200 dollari a persona all’anno) e addirittura cinquanta volte quella dell’India (poco più di 50 dollari a persona all’anno). Una sperpero che non può non avere conseguenze.
Alla fine del 2021, la Segretaria del Tesoro, Janet Yellen inviò una lettera ai leader del Congresso per avvertirli del rischio connesso con l’aumento del costo del debito e di un merito creditizio in bilico. Il suo giudizio “tecnico” era che avrebbero potuto portare ad una “catastrofe”. La stessa Yellen in documento presentato alla National Association for Business Economics annunciò che il Congresso avrebbe dovuto fare di tutto per evitare lo shutdown – la procedura che blocca le attività amministrative del Governo ogni volta che il Congresso non riesce ad approvare la legge di bilancio – e aumentare il tetto del debito. A inizio ottobre dello stesso anno Biden cercò di evitare lo shutdown (come aveva fatto il suo predecessore), firmando una legge che stanziava nuovi fondi per il sostentamento del governo federale. Questa legge, però, non conteneva la sospensione, fortemente richiesta dai democratici, del tetto del debito federale, che continua a lievitare in modo incontrollato.
Dopo aver letto questo documento, Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, ha parlato di un evento “potenzialmente catastrofico” legato alla insolvenza creditizia da parte degli USA. Anche un portavoce di Morgan Stanley ha avvertito della possibilità di un default del credito statunitense. Stime confermate dalla dichiarazione del presidente della Federal Reserve, Jay Powell che ha avvertito che, in caso di default, la Banca Centrale statunitense potrebbe non riuscire a “proteggere completamente” l’economia americana dai rischi che ne deriverebbero.
Forse se invece di spendere miliardi di dollari in armi e armamenti, il governo avesse pensato a risolvere “altri” problemi, oggi l’economia a stelle e strisce non si troverebbe in queste condizioni.