Una volta la chiamavano commistione di generi. Ecco, il film che abbiamo visto non può essere definito in maniera netta e decisa, perché il suo sviluppo e la sua concezione cinematografica attraversano sia la commedia che il noir, le pellicole di gangster e di malavita, il dramma giovanile e la violenza, la dinamica generazionale, il grottesco e il sentimentale. A letto con Sartre è ambientato in una cittadina portuale non ben definita, a nord della Francia, in un ambiente culturalmente represso, caratterizzato dalla violenza. I personaggi che si muovono sul palcoscenico d’una singolare commedia umana impostata da Benchetrit (anche sceneggiatore) sono dei criminali che si lasciano sedurre dalla poesia e dal teatro, persino dall’amore, che irrompe inaspettato nelle loro esistenze. Ricordiamo due scagnozzi (Starr e Lanners) che organizzano con metodi violenti un party per i diciotto anni della figlia del boss, ma anche Jacky (Kervern), che grazie all’amore per una donna scopre la bellezza del teatro. Il boss (Damiens), invece, è innamorato di una cassiera e le dedica poesie d’amore che impara a comporre in una scuola di scrittura, ma il suo braccio destro prova identico sentimento (ricambiato) per la ragazza. La moglie del boss (Tedeschi) è depressa ma rivive l’amore per il compagno, sopito sotto la cenere del tempo, nel giorno del venticinquesimo anniversario. In definitiva, la poesia e l’arte aiutano questi strampalati personaggi a dare un senso alla loro vita. Nel finale il teatro irrompe nel cinema, assistiamo prima alle prove, quindi alla recita della storia d’amore tra Sartre e Simon de Beauvoir, con l’immancabile querelle sulla presunta omosessualità del filosofo esistenzialista. Colonna sonora struggente composta di brani di Gonzales al pianoforte e pezzi di musica popolare francese. Il pregio maggiore del film è la sua originalità, il regista è così bravo da rendere credibili dei personaggi assurdi, vecchi criminali dal cuore tenero, che s’innamorano, provano affetto per gli amici, uccidono a cuor leggero (con metodi eclatanti) mentre recitano a teatro e scrivono poesie. Samuel Benchetrit è un regista di origini marocchine che in Italia si ricorda per Il condominio dei cuori infranti, tratto dalla sua autobiografia Cronache dall’asfalto. Il suo stile riporta alla memoria il primo Almodovar per l’eccesso di situazioni surreali e per i personaggi strampalati, con accenni (fuori campo) di Tarantino nelle sequenze noir. Sposato con Vanessa Paradis, che in questo film interpreta la ragazza innamorata del personaggio di Simon de Beauvoir. Attori molto bravi d’impostazione comica, fotografia eccellente, caratterizzata da luminosità, andamento circolare con la stessa sequenza marina con cui si apre il film che ritorna a chiudere un finale romantico. Il cinema francese difficilmente delude di questi tempi e Samuel Benchetrit non fa eccezione.
Regia: Samuel Benchetrit. Soggetto e Sceneggiatura: Samuel Benchetrit, Gábor Rassov. Fotografia: Pierre Aïm. Montaggio: Clémence Diard. Scenografia: Gaël Leroux. Costumi: Charlotte Betaillole. Produttore: Julien Madon. Case di Produzione: Single Man Productions, JM Films. Distribuzione (Italia): UGC Distribution, I Wonders Pictures. Interpreti: Joey Starr, Bouli Lanners, François Damiens, Ramzy Bedia, Vanessa Paradis, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Raphaelle Doyle, Constance Rousseau, Vincent Macaigne, Bruno Podalydès, Jules Benchetrit, Thierry Gimenez, Jean-Pierre Martinage. Titolo Originale: Cette musique no joue pour personne. Titolo internaizonale: Love Songs for Tough Guys. Durata: 107’. Genere. Commedia grottesca, noir, sentimentale. Paesi di Produzione: Francia. Belgio.