La questione: armi all’Ucraina

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Ci fu un tempo in cui le guerre venivano combattute solo per accaparrarsi delle ricchezze di un territorio. Materiali (minerali o prodotti agricoli) e strategiche. Poi, intorno alla metà del secolo scorso, alcuni paesi si resero conto che fare la guerra era un affare anche da un altro punto di vista: la produzione e la vendita di armi e armamenti. Oggi, nel mondo nei primi dieci paesi produttori di armi il giro d’affari legato a questo settore supera i duemila miliardi di dollari all’anno. E ogni anno aumenta sempre di più.

I leader mondiali, da un lato dicono di volere la pace, di non volere la guerra (e lo scrivono in accordi, leggi nazionali – tra cui la Costituzione – e trattati internazionali) poi sono i primi a fomentare la guerra.

L’unico a parlare davvero di pace sembra essere il Segretario delle Nazioni Unite Guterres. E lo fa senza usare mezzi termini. Pochi giorni fa, in una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Pais, Guterres ha detto che si è di fronte ad una “prova di Sisifo” per raggiungere questa “pace sfuggente”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite non ha usato mezzi termini: “Purtroppo tra Russia e Ucraina non sono possibili al momento negoziati di pace. Entrambe le parti sono convinte di poter vincere”. E ha aggiunto: “I negoziati di pace non avranno luogo al momento, ma spero che ci saranno in futuro”.

A chi volesse capire cosa sta avvenendo in Ucraina basti pensare alla visita dei giorni scorsi del presidente ucraino in Italia, al Vaticano e in altri paesi. Una visita in cui non si è parlato di pace. Ma di guerra. E come combatterla.  E di come ripartire la ricostruzione tra i paesi amici.

Dopo la decisione (per molti aspetti scandalosa) della presidente della Commissione Europea di destinare parte dei fondi del PNRR alla produzione di armi e armamenti sono emersi alcuni particolari di come i paesi europei stanno aiutando la popolazione ucraina martoriata dalla guerra: mandando sempre più armi e armamenti.

Tra i paesi dell’Ue che ha inviato più armi a Kiev c’è l’Italia. Nei giorni scorsi è emersa la notizia della fornitura all’Ucraina del sistema Skynex, prodotto da un’azienda italiana su tecnologia svizzera. Il Skynex fa parte di  un nuovo sistema di armi top secret progettate in Svizzera e prodotte in Italia per conto della Germania per essere inviate a Kiev passando dalla Polonia.

A produrre questo sistema di difesa aereo sarebbero i tedeschi di Rheinmetall Air Defense AG. la stessa azienda che produce i Leopard 1 e 2. Ma il progetto sarebbe stato fatto in Svizzera sede dell’azienda Oerlikon ora rilevata da Rheinmetall. Skynex sarà però prodotto in Italia, all’interno di uno stabilimento romano della cosiddetta “Tiburtina Valley”.

Il “sistema” Skynex è in realtà un sistema di contraerea modulare e automatizzato composto da quattro quattro cannoni Revolver Gun Mk3 che sparano rapidissime raffiche di proiettili da 35 millimetri sulla base dei dati elaborati da un modulo di comando CN-1 basato sul sistema Oerlikon Skymaster, di un radar di acquisizione tattico tridimensionale X-TAR3D e un camion di trasporto HX. Il tutto è installato in torrette automatizzate, con raggio d’azione di circa 4 chilometri e che si possono piazzare su postazioni fisse o semoventi. Armi con una potenza distruttiva spaventosa: si parla di un raggio di fuoco di circa mille proiettili al minuto!

Fino ad oggi questa tecnologia all’avanguardia era stata usata solamente in Qatar, ufficialmente per proteggere gli stadi dei mondiali di Calcio contro il rischio di droni (???). Recentemente, però, anche altri paesi si sono detti interessati all’acquisto (tra questi Thailandia ed Egitto, entrambi paesi in guerra). Ma pare che le autorità svizzere abbiano negato la licenza per l’export. Ora però pare si sia deciso di “regalare” queste armi all’Ucraina.

Un paese da sempre pacifista (la Svizzera) che fa affari vendendo armi e armamenti. Due paesi (Italia e Germania) che dicono di volere la pace in Ucraina ma sono pronti spendere miliardi di euro per inviare armi a armamenti in questo paese. E la Commissione Europea che ha deciso di autorizzare l’uso dei fondi del PNRR in origine pensati per la ricostruzione dopo il COVID-19 per armi di distruzione. E poi c’è il Vaticano.

Tornano in mente le parole di Antonio Guterres quando ha parlato della pace tra Russia e Ucraina come di una prova di Sisifo” per raggiungere una pace che nessuno vuole. E nessuno la vuole perché fare la guerra è un giro d’affari che fa comodo a molti.

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