Il 3 luglio Julian Assange ha celebrato in carcere il suo 52esimo compleanno. Il 13esimo compleanno senza libertà e lontano dai propri cari: nel 2012, il fondatore di Wikileaks si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire alla richiesta di estradizione della Svezia dove era accusato di violenze sessuali. Una denuncia posticcia e alla quale non ha mai creduto nessuno. Secondo alcuni, una scusa per trovare il modo di screditarne l’immagine e poi estradarlo negli USA dove, da decenni, Assange è malvisto per le dichiarazioni, peraltro mai negate (visto che sono ampiamente documentate) pubblicate sul suo sito.
Per sette anni, la sua casa è stata una piccola stanza nell’ambasciata a Londra, dove aveva trovato riparo dopo la richiesta di estradizione inoltrata dalla Svezia per rispondere a una controversa denuncia per abusi sessuali, poi archiviata.
Che la denuncia fosse un mero pretesto non è bastato ad evitare che, nel 2019, Assange venisse arrestato dai servizi britannici.
Negli USA, Assange è accusato negli Usa di violazione dell’Espionage Act per aver contribuito a svelare, dal 2010, documenti segreti del Pentagono relativi a crimini di guerra in Afghanistan e Iraq. Si badi bene: non per aver dichiarato il falso ma per reso pubblico, per aver fatto sapere a tutti cosa di c’era di sporco nella “missione di pace” made in USA. In altre parole per aver fatto quello che qualunque giornalista avrebbe fatto. Ora, Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere. Il 4 gennaio 2021, un giudice britannica ha respinto la richiesta di estradizione negli Stati Uniti. Pochi mesi dopo, però, a seguito delle pesanti pressioni esercitate del team legale americano, l’Alta Corte di Londra ha ribaltato la sentenza di primo grado e, nel 2022, la Westminster Magistrates’ Court ha emesso l’ordine formale di estradizione.
La permanenza prima in esilio nell’ambasciata dell’Ecuador e poi in carcere nel Regno Unito, stanno distruggendo Julian Assange fisicamente. La sua famiglia ha lanciato un allarme nel quale si parla del deterioramento della sua salute, della sua incarcerazione nella prigione di Belmarsh e della continua minaccia legata ai procedimenti giudiziari da parte del governo degli Stati Uniti. Una situazione che sta causando gravi danni alla salute di un giornalista colpevole solo di aver detto la verità.
Rose Kulak, attivista di Amnesty International Australia, ha detto: “Se perde il suo appello contro l’estradizione dal Regno Unito agli Stati Uniti, Julian Assange affronta l’estradizione negli Stati Uniti dove rischia di essere sottoposto a condizioni carcerarie che costituiscono maltrattamenti, a seguito di un processo che invierà un messaggio ai giornalisti di tutto il mondo che potrebbero essere i prossimi. Chiaro il riferimento a centri di detenzione come Guantanamo. Spesso queste carceri si trovano fuori dai confini americani (ma sotto il loro pieno ed esclusivo controllo). Posti che gli USA, “paladini dei diritti umani” in Medio Oriente, continuano a tenere aperti nonostante le promesse dei Presidenti che si sono succeduti alla Casa Bianca. Obama, durante la propria campagna elettorale, promise di chiudere Guantanamo, ma non vi riuscì. Le tante denunce di violazioni di diritti umani riguardanti prigionieri torturati in questi centri non fanno notizia. I panni sporchi (spesso, macchiati di sangue) degli USA devono restare segreti.
In fin dei conti è questa la sola colpa di Julian Assange: aver usato il proprio sito web per far conoscere a tutti crimini che altrimenti sarebbero rimasti nascosti.
Nei giorni scorsi, Amnesty International ha lanciato un accorato appello affinché “gli Stati Uniti facciano cadere le accuse contro di lui e garantiscano il suo rilascio”. Questo deve essere l’ultimo compleanno senza libertà di Julian Assange – Amnesty International Italia
“La continua persecuzione di Julian Assange ha un effetto notevole sui diritti dei giornalisti e degli informatori di denunciare la corruzione, il crimine e gli abusi di potere, che minacciano la trasparenza, la responsabilità e la forza della nostra governance”.
Forse, è proprio questo il motivo di tanto accanimento contro Assange: avere un “effetto raggelante” sulla libertà dei media. Fare in modo che qualsiasi giornalista ci pensi due volte prima di rivelare fatti certi ma che alcuni governi non vogliono far sapere. Anche quando si tratta di crimini gravi: negli ultimi anni, gli scandali che hanno visto in prima linea le forze armate americane sono tantissimi. Ma di tutto questo c’è chi preferirebbe non si parlasse mai.
Pensando al trattamento riservato ad Assange, esposto a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, qualsiasi giornalista ci penserà due volte prima di accendere il proprio computer e di inviare un nuovo “caso spotlite” al proprio direttore.
La prova? Ieri era il compleanno di Julian Assange. Ma solo in pochi ne hanno parlato….