Nei giorni scorsi, il presidente degli USA Biden ha autorizzato l’invio di bombe a grappolo all’Ucraina. “È stata una decisione molto difficile ma necessaria, l’Ucraina è a corto di munizioni e ne ha bisogno”, ha dichiarato Biden. Difficile credergli. Qui non si tratta di inviare poche casse di “munizioni” ad un paese invaso. Si tratta di inviare armi di distruzione di massa messe al bando dalle Nazioni Unite!
Ad oggi, sono 123 gli Stati che hanno ratificato la Convenzione (111 Stati Parte e 12 firmatari) per la messa al bando di queste armi. Tra questi ci sono tutti i paesi europei. Da Malta al Regno Unito, dal Portogallo alla Lituania, passando per l’Italia. 1. CCM Universalization Status by Region.pdf (clusterconvention.org)
Nonostante l’accordo che le proibisce, però, esistono alcuni paesi, Stati Uniti d’America, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e pochi altri, che non hanno mai ratificato questa convenzione. Tutti paesi in guerra. Tutti paesi grandi produttori e utilizzatori di armi di distruzione di massa. Tutti paesi che continuano a utilizzare ordigni disumani perché li considerano “efficaci”. Poco importa se si tratta di armi di distruzione di massa progettate per colpire persone, veicoli, ma anche per distruggere piste di atterraggio, linee elettriche o per liberare sostanze chimiche, biologiche, incendiarie (alcune possono avere anche effetti combinati: in questo settore i progressi tecnologici sono velocissimi).
L’ambasciatore russo all’ONU, Vasily Nebenzya, ha parlato di “pericolosa escalation”.
Difficile dargli torto: si tratta di armi fatte per distruggere tutto e tutti.
É questo il motivo per cui le Nazioni Unite e moltissimi paesi hanno ratificato la messa al bando di queste armi: sono armi pericolose per i civili. Una volta sganciate dal velivolo, le bomblets vengono disperse. Ad una certa quota rilasciano il “grappolo”, i singoli ordigni, che diventano una pioggia di bombe che può coprire un’area estesa e poco controllabile. Un’area dove possono trovarsi obiettivi militari, ma anche altro: uomini donne e bambini innocenti.
Ma non basta. Molte di queste bombe non esplodono al contatto con il suolo. Restano inesplose, al pari delle mine anti-uomo. E possono costituire un pericolo anche a distanza di anni dopo che sono state sganciate. Anche per questo motivo, su questo tipo di bombe è stato posto un veto.
Un divieto all’uso, alla produzione, al commercio e alla distribuzione che Biden, il presidente del paese dei “paladini della democrazia”, non ha mai rispettato. Poco importa delle conseguenze di queste bombe. Importa solo non perdere l’ennesima guerra. Già perché di tutte le guerre combattute nell’ultimo mezzo secolo, gli USA non ne hanno vinto nemmeno una (fatta eccezione, forse, per il Kuwait). Corea, Vietnam, Cambogia, Iraq, Siria, Sudan e, ultimo, ma non ultimo l’Afganistan, sono stati tutti dei fallimenti. Sia in termini di uomini che di credibilità politica. Forse è per questo, dopo il fallimento e la fuga dall’Afganistan, che gli USA sono alla spasmodica ricerca di una guerra da vincere. Ma queste guerre non hanno mai risolto nulla (si pensi al ritorno del governo dei talebani in Afganistan). Hanno solo permesso ad uno sparuto numero di industrie di armi degli USA (e, in misura minore, in altri paesi) di prosperare. Secondo i dati del SIPRI, le prime sei aziende produttrici di armi e armamenti al mondo sono tutte made in the USA. Negli Stati Uniti D’America il giro d’affari in armi e armamenti è una cifra irripetibile a 11zeri, pari al 3,5 del PIL nazionale. SIPRI Milex
Poco importa dei diritti umani. Poco importa degli accordi internazionali. Sono molti i paesi in guerra che si sono sempre rifiutati di firmare tutti gli accordi per la messa al bando o la non proliferazione di armi di distruzione pericolose per la popolazione.
Come il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari: la prima versione risale addirittura al 1968. O la Convenzione sulle armi chimiche e batteriologiche Chemical Weapons Convention | OPCW : è stato firmato da ben 193 paesi delle Nazioni Unite, (manca, tra gli altri, Israele). O il Protocollo per la messa al bando delle armi nucleari (si badi bene non “non proliferazione”, ma “messa al bando”!): ratificato da oltre 120 paesi delle Nazioni Unite, non è stato firmato da paesi in guerra e, ovviamente, da tutti quelli che dispongono di armi nucleari, in primis USA, India, Cina, Russia, Israele. E altri.
Dal Protocollo di Ginevra del 1928 ad oggi, sono ben 28 gli accordi adottati dalle Nazioni Unite che riguardano i conflitti armati e le regole per gestirli. Di questi, gli USA ne hanno firmati una ventina. E ratificati molti meno. UNODA Treaties
In compenso, gli USA sono il paese dove si producono più armi e armamenti. E di gran lunga.
Poco importa se il numero di decessi per armi da fuoco negli USA è tra i più alti del mondo.
O se, oltre oceano, in Ucraina (paese dove Biden e suo figlio – quello più volte accusato di fare uso di stupefacenti – fanno affari da molti anni, da quando Biden sr. era vice-presidente degli USA) qualche decina di bambini salterà in aria per una bomba a grappolo sparata da un aereo ad alta quota.
E poco importa se, in quel paese, ricostruire dopo la fine della guerra avrà un costo stratosferico anche a causa delle bombe a grappolo non esplose che avranno reso ampie zone dei veri e propri campi minati.
A chi vende (e regala) queste armi di distruzione di massa importa solo aver continuato a fare “dollari” con la guerra.