Le persone diventano prodotto e l’autore ha evidenziato quanta importanza la reciprocità, termine ormai sottovalutato e quasi dimenticato. Un consumo di relazioni tracciato, in modo eloquente, dal sociologo Zygmunt Bauman che ha parlato di comunità guardaroba. Le persone diventano come gli oggetti, quando non ci servono più le sostituiamo.
“Voi date poca cosa dando ciò che possedete. È quando donate voi stessi che donate veramente” con queste parole Khalil Gibran, poeta, pittore e aforista libanese, descrive la bellezza del dono. I segreti del “dono”, e dell’importanza del donare, sono stati raccontati dal prof. Mariano Indelicato attraverso il suo ultimo libro “Dal dono ai legami generazionali. Clinica dell’anima familiare”. Pagine meravigliose, intense, forti ed soprattutto incisive.
Scrivere la prefazione di questo volume mi ha reso particolarmente felice, perché Indelicato è un uomo che riesce a trasmettere valori positivi e messaggi autentici.
Mariano Indelicato, attraverso questo suo lavoro, è stato capace di compiere un viaggio sul dono come generatore di legami, comprendendo quanto sia importante il “triangolo sacro: donare, ricevere, ricambiare”. Analizzare questo triangolo in tutte le sue parti conduce il lettore per mano alla conoscenza dell’importanza di valori fondamentali come: la fiducia, la speranza e la giustizia. Parole che appartengono allo sviluppo umano e culturale dalle origini ai giorni nostri.
Il testo nella prima parte percorre un iter ben preciso che esamina gli aspetti storici del dono non solo in termini psicologici ma anche sociologici, politici, filosofici, antropologici. Una ricerca continua delle proprie radici e delle vicende generazionali che hanno condotto l’autore ad interpretare, nella seconda parte del libro, anche il binomio ethos e pathos.
Indelicato spiega che sono davvero tante le occasioni in cui ci troviamo nella condizione di donare con piacere, traendone soddisfazione. Allo stesso modo sono tanti i momenti in cui aspettiamo con ansia di ricevere qualcosa e quando non arriva avvertiamo un forte senso di delusione.
L’importanza del dono come simbolo, per creare legami interpersonali e sociali, ha rappresentato per millenni il fulcro dell’essere umano e del suo riuscire a creare una comunità.
La mia attenzione, da sociologo della comunicazione, si è soffermata sul paragrafo che l’autore ha dedicato proprio ai legami sociali visto che la società capitalistica, aggiungerei consumistica, è riuscita a metterli in discussione.
Le app di smartphone e tablet rappresentano ora il percorso all’interno del quale i giovani sperimentano, costruiscono, rappresentano la propria identità. Come sostengono Howard Gardner e Katie Davis: “la tecnologia dei media digitali ha dato vita a una pletora di nuovi strumenti e nuovi contesti in cui i giovani possono esprimere ed esplorare la propria identità – social, network, siti di messaggi istantanei e di condivisione di video, blog, vlog, mondi virtuali. Un numero crescente di ragazzi accede a questi contesti attraverso un’applicazione sul proprio smartphone o tablet. L’interfaccia delle app diventa quindi parte integrante della modalità con cui scelgono di esprimere se stessi online”.
I ragazzi quando creano il proprio profilo social si sentono parte di una comunità. La rappresentazione di sé passa attraverso ciò che pubblicano, ciò che gli amici condividono e il modo in cui gli altri rispondono ai loro stimoli. E così la gestione del profilo non è solo un atto individuale ma diventa un processo sociale. Comunichiamo, e attraverso ciò che comunichiamo cerchiamo di costruire una relazione che si concretizza attraverso la connessione, l’accettazione, che è anche ricerca di gratificazione che avviene attraverso il commento. Dinamiche che tendono a sostituire la vita reale con la sua rappresentazione virtuale.
Tutto oggi converge verso immersione dello spettatore nello spettacolo, “living theatre”, “happening”. Lo spettacolo diviene conviviale, interattivo. Guardiamo gli altri come se controllassimo continuamente un catalogo che suscita la nostra continua curiosità.
Le persone diventano prodotto e il prof. Indelicato ha evidenziato quanta importanza abbia il dono nei legami in termini di “reciprocità”, termine ormai sottovalutato e quasi dimenticato.
Un consumo di relazioni tracciato, in modo eloquente, dal sociologo Zygmunt Bauman che ha parlato di comunità guardaroba. Le persone diventano come gli oggetti, quando non ci servono più le sostituiamo.
Una società in cui non trova più posto la monogamia, ma il poliamore o le meta-relazioni. L’identità valoriale del dono è venuta meno a causa della “fluidità” dei rapporti e delle relazioni. Basti pensare che è esiste il Discreet Dictionary 2023, un glossario completo sugli incontri non-monogami, realizzato per quelle persone pronte a provare relazioni particolari. Il numero di persone interessate ad intraprendere questo tipo di rapporti è sempre maggiore e il desiderio di conoscere queste meta-relazioni è sempre maggiore.
Una nuova visione della sfera sentimentale e amorosa che si muove nell’era del Metaverso e dell’Intelligenza artificiale.
È finito il tempo in cui “un bacio era un apostrofo rosa fra le parole t’amo”, perché è nato il simulatore di baci. Un device che risulta parecchio strano e particolare. Possiede un boccaglio in silicone mobile, unito ad alcuni sensori, che generano la pressione, il movimento e il calore delle labbra del partner. Riesce anche a trasmettere i suoni ed è quasi realistico. Basta inserire il telefono nel vano collocato nella parte superiore del congegno e poi baciare le labbra del dispositivo. Una volta conclusa l’operazione si può caricare e salvare il bacio su un’applicazione e poi inviarlo al proprio partner.
Siamo sicuri che i device possano sostituire quelle che sono le nostre emozioni o la bellezza di un bacio vero? Io penso di no e a dimostrarlo sono anche le ricerche scientifiche. Donare un bacio alla persona amata ha un senso ed un significato profondo che non può essere riconducibile ad un dispositivo.
Tutto sembra cambiato anche il linguaggio che viene utilizzato all’interno della coppia è sensibilmente peggiorato. Una società che punta all’individualismo, dove è difficile donare parole positive che facciano stare bene chi ci sta accanto.
Un processo di spettacolarizzazione che ha travolto i principali ambiti della società. Oggi, abbiamo bisogno di persone come il prof. Indelicato che ci aiutano a riflettere su come solidificare la nostra identità.
Ma non solo. Dobbiamo fare tesoro del messaggio che vuole trasmetterci il prof. Indelicato: “Non dobbiamo preoccuparci di quello che riceveremo, ma di quello che diamo e che siamo in grado di offrire al nostro partner e in generale anche al prossimo”.
“Il potere è fare le cose per gli altri” questa frase è scritta nella piccola sacrestia di un prete cristiano caldeo a Bagdad ed è quella che mi ha sempre accompagnato nelle mie esperienze personali e professionali, soprattutto in un’era che si contraddistingue per comportamenti estremi, per la cattiveria e l’egoismo.
Ricordiamoci che doniamo davvero solo quando doniamo noi stessi e che da soli non siamo niente.
Le presentazioni a Linguaglossa (CT) e Licata (AG)
Il 14 luglio il prof. Indelicato presenterà il suo libro a Linguaglossa (Ct), alle ore 18.30, in piazza Annunziata. A moderare l’incontro ci sarà Angelo Oliveri, Baccelliere in Teologia. A discutere con l’autore ci sarà il prof. Francesco Pira, Associato di Sociologia – Delegato del Rettore alla Comunicazione e Direttore del Master in Esperto in Comunicazione Digitale – Università di Messina, Don Orazio Barbarino, Arciprete di Linguaglossa, e la dott.ssa Gemma Incorpora, Pediatra, ricercatrice di Clinica Pediatrica dell’Università di Catania.
Il 22 luglio la presentazione del libro si terrà a Licata (Ag), alle ore 18.30, presso il Museo Archeologico della Badia. I saluti istituzionali saranno quelli di: Angelo Balsamo, Sindaco di Licata, di Salvatore D’Addeo, Assessore ai Beni Culturali del Comune di Licata e della dott.ssa Paola Pisciotta, Presidente Regionale Aido. A moderare l’incontro sarà la dott.ssa Vera Cantavenera, Psicologa clinica. Ad introdurre l’incontro il prof. Francesco Pira, Associato di Sociologia – Delegato del Rettore alla Comunicazione e Direttore del Master in Esperto in Comunicazione Digitale – Università di Messina. A discutere con l’autore ci saranno la prof.ssa Merelinda Staita, Docente di Lettere, e la dott.ssa Valentina Gueli Alletti, Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione.