Il lettore viene coinvolto emotivamente nella narrazione e deve rendersi conto di quanto è accaduto al compianto Presidente, fratello del Capo dello Stato.. Purtroppo, gli uomini tendono a dimenticare la storia e i suoi insegnamenti. La mafia – cosi come sosteneva il giudice Giovanni Falcone – è l’organizzazione più agile, duttile e pragmatica che si possa immaginare rispetto alle istituzioni e alla società nel suo insieme.
Ho incontrato Giovanni Tesè a Naro, un paese pieno di storia e di tradizioni nella nostra provincia, Agrigento. Lo conosco da un bel po’ di anni. C’è sempre stata stima reciproca, affetto sincero, interesse per le cose che studiamo e scriviamo. Forse non ce lo siamo detti sempre o ripetuto. Però basta un abbraccio vero e sincero, quando capita d’incotnrarci, in giro per la Sicilia, per rinnovare questo nostro Patto d’Affetto e di Amicizia.
Naro è la sua città d’origine. A Naro Giovanni è profeta in Patria. In tanti gli vogliono bene, lo rispettano per quello che è e per come è nella vita- Ci siamo visti a Naro in un luogo magico, il Castello Chiaramontano. L’invito è arrivato ad entrambi dal sindaco, onorevole Maria Grazia Brandara, politico di grande esperienza, e dalla giovane e brava Assessore alla Pubblica Istruzione, la psicologa dottoressa Valentina Gueli Alletti. Hanno premiato le eccellenze scolastiche. Giovanni in quell’occasione ha mostrato la sua generosità. Ha donato a tutti gli studenti premiati il suo ultimo lavoro: il libro “Piersanti Mattarella, un politico cristiano” (La Medusa Editrice). Destinatario di questo dono anche il sottoscritto. Giovanni nel suo stile inconfondibile mi ha allegato un biglietto, scritto con la stilografica, in cui testualmente mi consegna la sua opera :”la offro alla tua benevola attenzione”. Sapeva che l’avrei letto dopo poche ore e che magari mi veniva voglia di scrivere qualcosa.
Il volume contiene la Prefazione del Professore Giuseppe Notarstefano (altro mio amico Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e docente di statistica economica alla Lumsa) e dalla Postafazione di Padre Gianni Notari, S.J (Teologo e Sociologo e Direttore dell’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe”.
Giovanni Tesè, come ho già anticipato, è nato a Naro, in provincia di Agrigento, dove vive. Si è laureato con il massimo dei voti, in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo dove ha conseguito anche la laurea in Scienze Politiche. Negli anni universitari è stato tra i fondatori del movimento “Cattolici per il rinnovamento dell’Università”. È stato Consigliere d’Amministrazione dell’Opera Universitaria di Palermo. Si è sempre impegnato in politica e nel sociale. Ha ricoperto numerosi incarichi politici e pubblici. Ha esercitato le funzioni di Giudice Conciliatore. Docente di discipline giuridiche ed economiche, ha insegnato negli Istituti superiori. Molti dei suoi contributi giuridici e culturali sono stati pubblicati su periodici, libri e riviste. Attivo è il suo ruolo nell’Azione Cattolica. Fa parte della Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI). Esercita la professione di avvocato ed è iscritto all’Albo Speciale degli Avvocati ammessi al patrocinio innanzi alla Corte Suprema di Cassazione ed altre Giurisdizioni Superiori.
Considero Giovanni un amico e provo per lui un’enorme stima. La sua professionalità e le sue speciali doti letterarie mi hanno conquistato. L’uscita di questo suo volume mi ha reso felice, perché so che le sue parole apriranno al confronto e alla riflessione.
In un mondo travolto da tanto “cattivismo” ed egoismo le sue pagine scuotono le coscienze e aprono la mente a nuove consapevolezze.
Il lettore viene coinvolto emotivamente nella narrazione e deve rendersi conto di quanto è accaduto a Piersanti Mattarella. Purtroppo, gli uomini tendono a dimenticare la storia e i suoi insegnamenti. La mafia – cosi come sosteneva il giudice Giovanni Falcone – è l’organizzazione più agile, duttile e pragmatica che si possa immaginare rispetto alle istituzioni e alla società nel suo insieme. Proprio contro la mafia si schierò Piersanti Mattarella.
Piersanti Mattarella è stato un uomo politico e ha ricoperto la carica di Presidente della Regione Siciliana dal 20 marzo 1978 al 6 gennaio 1980. Secondogenito di Bernardo Mattarella, politico della Democrazia Cristiana, e Maria Buccellato. Fratello maggiore di Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica.
Ricoprì diversi incarichi, aderì alla Democrazia Cristiana ed ebbe Aldo Moro come punto di riferimento nella politica nazionale. Fin dal momento della sua elezione a Presidente della Regione Siciliana fu costretto ad affrontare numerosi problemi e criticità, come il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e l’omicidio Peppino Impastato, entrambi assassinati il 9 maggio del 1978. Portò avanti un’azione riformatrice con la consapevolezza che la sua lotta alla mafia gli sarebbe costata cara.
L’analisi del volume parte già dal suo titolo in cui viene evidenziato “politico cristiano”, perché Piersanti Mattarella, grande siciliano, ha aderito con convinzione alla Fede cristiana ed è stato fedele alla Chiesa.
Le motivazioni che hanno spinto l’autore a scrivere questo libro sono davvero tante e la prima, la più importante, è quella di lanciare un messaggio di speranza ai siciliani e alle nuove generazioni.
La copertina del libro è come un piccolo manifesto che ha lo scopo di comunicare all’osservatore che, in quel testo, c’è una storia importante per lui.
L’autore ha chiesto al grafico di predisporre un particolare espediente cromatico che rappresenti il mare, il cielo e i colori dell’alba e dell’aurora.
Giovanni Tesè vuole offrire ai suoi lettori una nuova chiave di lettura della personalità di Piersanti Mattarella. L’eredità morale che ci ha lasciato quest’uomo è quella di credere che tutto può cambiare e che è possibile immaginare un mondo migliore. Nutriva il desiderio di poter redimere la Sicilia e ha cercato con tutte le sue forse di superare le difficoltà. Sceglieva ogni giorno di sacrificarsi per il bene comune ed era consapevole del suo martirio. La Sicilia è una terra che non ha superato il complesso di essere Sud del Sud. Un territorio che alterna la voglia di riscattarsi e di costruire, al servilismo più sfrenato e alla capacità di demolire.
Il 2 ottobre del 1974 Papa Montini, Paolo IV, pronunciò in sede del Pontificio Consiglio queste parole: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni. Le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità”.
Quale testimonianza più grande del proprio sangue? Piersanti Mattarella si è affidato al Vangelo e alla Fede, sapendo di dover morire.
L’autore, Giovanni Tesè, è stato compagno di scuola di Rosario Livatino. Un magistrato che aveva 37 anni quando venne ucciso mentre si recava in tribunale ad Agrigento con l’automobile personale e senza scorta. Rosario Livatino, Piersanti Mattarella e Padre Pino Puglisi sono accomunati dalla testimonianza cristiana.
L’autore scrive: “Padre Pino Puglisi, Rosario Livatino e Piersanti Mattarella, seppur in ambiti diversi, nella Chiesa, nella magistratura e nella politica ci hanno testimoniato che l’unica strada da perseguire è quella fondata sulla giustizia, sul bene comune, sull’armonia sociale, sulla fraternità, sulla solidarietà, sulla fede e sulla speranza cristiana, sulla carità e sull’amore con il coraggio che solo la fede e il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo possono dare”. L’agire di questi tre uomini era orientato alla ricerca della lealtà e dell’onestà.
Padre Pino Puglisi è stato beatificato nel 2013 ed è stato definito da Papa Francesco come un “Sacerdote esemplare dedito specialmente alla pastorale giovanile. Ha educato i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto”.
Rosario Livatino è stato beatificato nel 2021 e Papa Francesco lo ha definito: “Martire della Giustizia e della Fede”. Nella conferenza dal titolo Fede e Diritto tenuta il 30 aprile 1986, nel salone delle suore vocazioniste definì la fede come istanza vivificatrice dell’attività “laica” di applicazione delle norme, distinguendo quelli che sono i doveri del magistrato credente e del magistrato non credente. Una disamina chiara e perfetta che tutti dovrebbero conoscere.
La Chiesa ha avviato e concluso il processo di beatificazione per Rosario Livatino e Padre Pino Puglisi. Adesso – suggerisce l’autore – la Chiesa dovrebbe porre attenzione alla personalità di Piersanti Mattarella che “può essere considerato un politico autentico da prendere come punto di riferimento e come fiaccola viva e imperitura. Seppe pensare, parlare e agire con coerenza. Concepì e visse concretamente l’impegno politico come un servizio, come alta e autentica forma di carità. Scelse di porsi al servizio della persona umana con verità e senso pieno della giustizia. Fu un politico vero, giusto, credente, coerente, credibile; difficile per un politico, ma doveroso e imprescindibile per un politico cristiano”.
Livatino, Puglisi e Mattarella hanno vissuto un contesto storico diverso, ma tutti e tre incarnano la Fede cristiana e tutti e tre pongono all’opinione pubblica delle domande che ancora oggi non trovano risposta.
Da sociologo della comunicazione, attraverso i miei studi, mi sono reso conto della trasformazione della comunicazione politica e mafiosa, rispetto agli anni in cui hanno vissuto Livatino, Puglisi e Mattarella.
Nell’era della Globalizzazione, delle piattaforme e dell’Intelligenza Artificiale tutto è cambiato. La politica, come sostiene il sociologo Henry Jenkins, sembra sfruttare la disintermediazione per una costruzione del potere fondato sull’annullamento del processo di costruzione della conoscenza, dove non trova spazio la cultura partecipativa e viene lasciato spazio alla polarizzazione e ad una opinione pubblica fondata sulla misinformation e sulle fake news.
In tal senso il privato viene utilizzato dal politico in chiave propagandistica per costruire un’aurea di autenticità e immediatezza con il proprio pubblico, fidelizzandolo, all’interno di un discorso che sfrutta la disintermediazione, per creare uno “pseudo” filo diretto con l’utente, ma che in realtà utilizza la trasversalità, la crossmedialità e il meccanismo delle casse di risonanza per conquistare spazio e persistenza in tutti i flussi mediatici.
Si sono sviluppati nuovi aspetti che sfruttano due elementi contrapposti ma concatenati: forza e debolezza. Il processo d’indebolimento progressivo del sistema dei partiti politici ha favorito lo sviluppo di un’area di subpolitico dove prevale il mondo vitale del soggetto a discapito di una visione utopica verso il futuro.
Questo indebolimento favorisce il linguaggio populista che mira a confondere le persone e tenta di ottenere il loro consenso. Nella società digitale avviene la perdita di credibilità delle istituzioni e della loro autorevolezza. Proprio per questo motivo gli individui sono destabilizzati e cercano nuove sicurezze.
A perdere importanza anche la verità, perché nell’era della disintermediazione l’opinione pubblica punta alla conoscenza attraverso le comunità social. Il passaggio dalla politica mediatizzata alla social politica crea discussioni e dibattiti per ottenere consensi e potere. Nuove strutture di inganno che rispecchiano il mondo liquido, definito e spiegato da Zygmunt Bauman, e nascono gruppi e organizzazioni che tendono ad isolarsi e a vivere la realtà secondo la loro visione.
Papa Francesco ha espresso il suo pensiero sulla politica in un incontro con gli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti in Italia e Albania, nel 2013, con queste parole: “Coinvolgere nella politica è un obbligo, per un cristiano. Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani: non possiamo. Dobbiamo immischiarci nella politica, perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. E i laici cristiani devono lavorare in politica. ‘La politica è troppo sporca’, ma io mi domando Perché è sporca? Perché i cristiani non si sono immischiati con lo spirito evangelico? È facile dire: ‘La colpa è di quello’, ma io, cosa faccio? Lavorare per il bene comune è un dovere di un cristiano! E tante volte la strada per lavorare è la politica”. Un’idea condivisa da Piersanti Mattarella e dai tanti politici cristiani.
A cambiare non è stata solo la comunicazione politica, ma anche la comunicazione della mafia.
Le mafie hanno impostato il loro sistema sui nuovi modelli relazionali, con quel loro fare camaleontico, nel fluire della società liquida. I sistemi mafiosi utilizzano in maniera appropriata le nuove tecnologie come risorse per la gestione dei propri flussi finanziari e per lo sviluppo delle attività criminose, muovendosi con disinvoltura sui social e WhatsApp. Un’era ipertecnologica che prevede una narrazione mediatica complessa dove, sempre più spesso, la realtà viene distorta e anche enfatizzata. A spopolare è il criminale social che non teme di apparire e di ottenere consensi online.
Il professore Mario Morcellini ha descritto il nostro tempo: “Quando in un paese mancano i sistemi immunitari dal punto di vista sociale e culturale si capisce troppo tardi che siamo indifesi da possibili aggressioni dall’esterno”.
Insomma, i modi di comunicare sono cambiati e continueranno a cambiare, ma l’aspetto più grave rimane l’egoismo della società che compromette e snatura i comportamenti politici.
L’autore di questo libro dimostra di conoscere il passato e il presente ed è riuscito a far emergere ciò che incoraggiava Piersanti a prendere alcune decisioni che sembravano solo di tipo politico.
Tesè grazie ai diversi riferimenti inseriti nel testo, alla descrizione degli anni Ottanta in Sicilia, con precisione e dettagli minuziosi, aiuta il lettore a percorre le tappe della lotta alla mafia. Un’analisi attenta che comprende diversi passaggi chiave come l’attività del “Gruppo Politica” e del famoso slogan delle “carte in regola” che dimostrano quanto sia fondamentale il ricordo.
Un libro come questo emoziona e assume un significato immenso e profondo con una narrazione chiara e diretta. Le parole di Tesè arrivano dal suo cuore e dalla sua anima e questo il lettore lo sente e lo percepisce.
Tesè ci consegna un documento che immortala sulla carta alcuni dei momenti più tristi e difficili della storia contemporanea siciliana e noi dobbiamo essergli grati.
Mi congratulo con Giovanni per questo contributo prezioso e unico. Quanto è accaduto ad un politico come Piersanti Mattarella ci ricorda l’importanza dei valori e ci suggerisce cosa fare o non fare in futuro. Tanto è stato fatto per la lotta alle mafie e tanto resta ancora da fare. In ogni ora, in ogni giorno della nostra vita. E un libro rimane una testimonianza, per sempre.