Il dolore ci chiede, molto spesso, di riflettere e di trovare delle risposte che tardano ad arrivare o che non arriveranno mai. Accadono eventi che ci dimostrano quanto tutto sia relativo e come nulla sia certo. Ognuno di noi è chiamato ad ossevare il proprio comportamento perché, cosi come ha scritto Lucio Anneo Seneca, il tempo non è poco, ma ne sprechiamo tanto. Un pensiero moderno e attuale, quello di Seneca, che ci dimostra quanto sia importante apprezzare le piccole cose, imparare ad amare tutto e metterci all’ascolto dell’altro, senza sprecare un solo attimo della nostra esistenza.
Licata, la sua città natale, ha dato l’ultimo saluto al Professore Calogero Carità.
Lillo è morto, qualche sera fa, proprio davanti ai miei occhi. Ero seduto in prima fila nell’atrio del Museo Archeologico in cui lui tanto credeva, il Museo della Badia di Licata, e stava presentando il libro dal titolo: “Una finestra su Via Sant’Andrea e dintorni” (Itinerari della Memoria) del giovane Francesco Gaetano Glicerio. Un volume sulla storia di Via Sant’ Andrea, una delle vie del quartiere Marina che uniscono il Corso Vittorio Emanuele con il quartiere Marina. Lillo si è emozionato, quando ha parlato dei suoi genitori e in particolare della sua mamma. Dopo questo momento intenso, si è conclusa improvvisamente la sua straordinaria vita.
Mi legano a lui 43 anni di amicizia. Ci sono stati anche momenti in cui non siamo andati d’accordo, in cui abbiamo litigato, e momenti in cui abbiamo dimostrato la nostra lealtà, la nostra stima e il nostro affetto. Bastava un abbraccio per cancellare tutto. Abbiamo realizzato tantissimi progetti insieme tra cui un giornale che si chiama “La Vedetta”. Io e suo fratello Angelo abbiamo proposto al professore Carità di fondare questo mensile. Lui lo ha diretto per 35 anni. Tantissimi i sacrifici e tantissime le rinunce per mandarlo ogni mese in edicola. Lui da Verona riusciva a dirigere e sostenere questo giornale con grande vigore e forza, come tutta la sua attività letteraria. Amava la storia ed è diventato un grande storico, capace di analizzare i fatti sociali, politici ed economici della città di Licata e della società del nostro tempo. Sapeva ricostruire con dovizia di particolari anche gli episodi di un passato ormai lontano.
Ha svolto il suo lavoro con passione, prima come Professore e poi come Preside. Ha diretto due importantissimi istituti veronesi con lealtà, professionalità e rigore etico. A partire dal 1970 si è interessato di storiografia, archeologia e arte, pubblicando numerosi libri e contributi. È stato Ispettore onorario ai Beni Culturali si è occupato della tutela del patrimonio culturale della città di Licata e si è battuto per ottenere l’istituzione del Museo Civico Archeologico e ha chiesto alla Regione numerosi interventi di restauro di opere d’arte e monumenti.
Ha donato al Fondo Antico della Biblioteca Comunale “Luigi Vitali” di Licata il suo archivio privato. Un patrimonio che include 50 anni di attività di ricerca e di studio nell’ambito dei Beni Culturali della città di Licata e dell’intera Sicilia. Esperto di Bibliografia e Biblioteconomia ha lottato per la riapertura della Biblioteca Comunale di Licata, provvedendo al riordino e alla sistemazione del catalogo dei manoscritti e delle edizioni rare e di pregio.
Ha collaborato con diversi quotidiani della Sicilia, numerosi periodici e riviste di divulgazione nazionale. Per il suo immenso impegno di studioso e di ricercatore, è stato premiato per la Cultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1972, nel 1975, nel 1978 e nel 1983. Nel 1999 ha ritirato, ad Agrigento, il “Premio Telamone” e nel 2006 il “Premio Sikelè”. Ha amato tantissimo sua moglie Nazzarena, i suoi figli Enrico e Riccardo e i suoi nipotini. Quando è diventato nonno mi ha confessato che diventare nonni è un’esperienza sicuramente da fare e queste sono state le sue ultime dolci parole.
Durante l’anno della pandemia era diventato Presidente del Rotary Club di Verona e mi invitò a presentare un mio libro. In quell’occasione, più che in altre, riuscì a trasmettermi tutto il suo bene e la sua stima. Lillo per me era un fratello maggiore che mi ha dato tantissimi consigli e che mi ha insegnato tanto. Mi ha trasmesso che le proprie origini non possono essere dimenticate e che è necessario combattere per i propri ideali e i propri valori, anche rischiando di farsi del male. Lillo era testardo, ma era una uomo che riusciva a donare, anche con il suo sorriso ironico, moltissimo amore agli altri.
Io lo saluto e sono convinto che tutto quello che lui ha fatto nella vita ha lasciato un segno. Quanto ha scritto, le sue testimonianze e le sue parole vivranno per sempre. La città di Licata gli deve tanto. Io e molti altri gli dobbiamo tanto. Credo che lui possa essere un grande esempio per tanti giovani che magari partono da Licata e che poi riescono a realizzarsi anche in un’altra città, raggiungendo grandi risultati e credendo nei loro sogni.
Il 17 novembre 2017, Papa Francesco ha espresso il suo pensiero sulla morte, nella Meditazione Mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, e le sue parole devono essere un monito per tutti: “C’è la normalità, la vita è normale e noi siamo abituati a questa normalità: mi alzo alle sei, mi alzo alle sette, faccio questo, faccio questo lavoro, vado a trovare questo domani, domenica è festa, faccio questo. E così siamo abituati a vivere una normalità di vita e pensiamo che questo sarà sempre così. Verrà un giorno in cui il Signore dirà a ognuno di noi: “vieni” […] La chiamata ci sarà e sarà una sorpresa: non l’ultima sorpresa di Dio, dopo di questa ce ne sarà un’altra – la sorpresa dell’eternità – ma sarà la sorpresa di Dio per ognuno di noi”. Dobbiamo fare nostre queste parole, fermiamoci e impegniamoci a fare del bene, come ha fatto Lillo.
Ciao Lillo, buon viaggio e grazie per quanto sei riuscito a donarmi.