Le acque dell’abisso non possono
spegnere l’amore né i fiumi sommergerlo.
spegnere l’amore né i fiumi sommergerlo.
Se un uomo desse tutte le ricchezze
In cambio dell’amore non ne avrebbe
Che disprezzo.
-Cantico dei cantici-
Spegni i miei occhi: io ti vedrò lo stesso,
sigilla le mie orecchie: io potrò udirti,
e senza piedi camminare verso di te
e senza bocca tornare a invocarti.
Spezza le mie braccia e io ti stringerò
con il mio cuore che si è fatto mano,
arresta i battiti del cuore, sarà il cervello
a pulsare e se lo getti in fiamme
io ti porterò nel flusso del mio sangue.
– Rainer Maria Rilke –
Posare per l’ennesima volta lo sguardo sul Cantico dei Cantici biblico e su una poesia di Rainer Maria Rilke, si gode della assoluta bellezza. Definire il concetto o l’idea di bellezza non è facile, le disquisizioni filosofiche sul BELLO, hanno avuto una eco non indifferente nei diversi secoli, ma in questa epoca un po’ meno. La bellezza è diventata una quaestio che trova responso nella fisicità, il dottor Antonio Patti, noto ematologo scomparso da qualche settimana, e uomo di lettere, ha dato una esaustiva risposta del bello sia da un punto di vista estetico che intellettivo: “La bellezza nella sua evidenza ha la capacità di attrarre per la Grazia della gestualità, ella seduce, e profetizza attraverso la finezza dello spirito, non è il fisico a fare la bellezza, ma è quel fascinosum che ci eleva ad altre percezioni”
L’autore del Cantico dei Cantici si esprime con la forza dell’amore, del continuo contrasto prima di giungere al suo effettivo riconoscimento dell’ uno verso l’altro. Ma ciò che sconvolge è la potenza dell’Eterno che scende nel mondo della esperienza e quindi possiamo dire che sperimentare il bello significa esperire qualcosa che non vediamo ma esiste. È stata creata una lesione che ha distorto l’idea di bellezza e amore. Si dice che esiste un inizio e una fine, ciò è possibile, ma accade quando la percezione non è contrassegnata dalla forza dell’ autenticità
Dobbiamo interrogarci, all’inizio di ogni relazione, se ciò che percepiamo può portarci in vetta dell’amore, una persona che riesce a raggiungere il sublime di ciò che sente ha capito dove sta andando. In questi anni il vocabolo rientra nell’anfibologia, ciò è un dato di fatto che lascia sgomenti i pochi romantici , che spesso sono alla mercé di pregiudizi che li evidenziano come esseri che non sono al passo coi tempi.
Il romantico non si lascia piegare da queste affermazioni o meglio fraseologismi che non hanno il vigore dello spirito, Il Cantico dei Cantici è quella parte di sé che si scorge e attraverso l’altro, oggi questi palcoscenici con sfondi new age anno deturpato il significato del desiderio di appartenenza, come se q
fosse la voglia di possessione vorace ma l’amore è libertà , non intesa come soddisfacimento degli istinti sessuali, il vero amore trascende gli appetiti momentanei e arriva a qualcosa di più grande.
Essere liberi significa guardarsi negli occhi e raccontarsi senza pudore le debolezze, le proprie forze, creando così una dinamica che coinvolge telepaticamente gli innamorati. Rainer Maria Rilke nella sua poesia comunica sia la capacita permeabile dell’amore, ma anche la capacità di trovare la maniera di esprimerlo
Nei suoi versi si intuisce immediatamente che l’espressione dell’amore non ha rivali se non quelle illazioni momentanee delle cose terrene, di ciò che tramonta con la nostra vita rimane appunto l’amore esclamò Franco Franchi.
Con le parole di Rilke non possiamo non percepire quel sussulto che avvolge, rapisce il poeta, ed egli stesso ci dice che in assenza anche delle parti del corpo, dei sensi, l’amore ci dà la capacità di vedere, sentire, di abbracciare, di ascoltare chi si ama. Sono lontani i due autori ma hanno degli elementi comuni e inconfutabili ovvero l’eternità del sentimento. Perciò è impossibile la fine di un amore, quando l’umanità capirà tutto questo allora ne comprenderà il vero significato, per ora si è rimasti in pochi anzi in pochissimi, che sono sparsi per il mondo.
L amore è qualcosa che inizia nel singolo individuo quando è colpito da questa scheggia infiammata il cui fuoco non ha mai fine.
Si ricordi anche San Giovanni della Croce che sostiene l’importanza di fare il viaggio dentro sé stessi per la conoscenza della luce, sperimentare l’amore è un’esperienza Mistica e non può circoscriversi
in nessuna definizione perché c’è sempre qualcosa che sfugge, chi ha conosciuto l’amore non può più tornare indietro, è come chi conosce la luce e vede la strada da percorrere e poi improvvisamente il buio col rischio di perdersi. Pertanto dobbiamo dire alla nostra anima che cosa in realtà abbiamo trovato, San Giovanni della Croce sa che questa possiede tutto,
è il tutto è in essa. Il nostro limite ci “permette” di fare questo viaggio attraverso lo spirito per non ritornare allo stato embrionale, non possiamo fare ritorno alla non conoscenza, quando già ci troviamo al centro di essa, dove facciamo l’esperienza del tutto, siamo nel luogo della trascendenza che è amore.
Nel momento in cui il singolo raggiunge tale stato d’essere e tenta di trovare la definizione per fornire un concetto, allora è come se recidesse questo legame, così da provocare dolore insopportabile quanto la potenza amorevole che ha vissuto. Volere riportare al livello ordinario l’amore è forzare dentro uno schema ciò che appartiene al sentimento della beatitudine.