Bonaventura da Bagnoregio, teologo-filosofo del XIII secolo, costituisce il punto fondamentale dell’antiaristotelismo, cioè aver saputo contrastare le scuole aristoteliche medievali che in quel periodo divennero una sorta di fenomeno radicale che si inserì indiscutibilmente all’interno delle “scuole”. Non tanto la filosofia di Aristotele quanto l’esegesi, fu motivo di scontro verso coloro che ostacolavano gli ordini mendicanti. La bellezza di Bonaventura, è, malgrado la sua elevata sapienza, di aver vissuto con umiltà e soprattutto costante ricerca di Dio. I brani che seguono sono estratti dall’opera del filosofo, tra cui spicca L’Itinerarium Mentis in Deum, opera, a mio avviso, di grande portanza teologica, considerabile anche come manuale pratico della via che conduce alla beatitudine.
Benedetto XVI, ha spesso discusso di Bonaventura, il 3 marzo 2010, durante una udienza generale parlò proprio del suo rapporto con il santo:
“Vi confido che, nel proporvi questo argomento, avverto una certa nostalgia, perché ripenso alle ricerche che, da giovane studioso, ho condotto proprio su questo autore, a me particolarmente caro. La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione.”
probabilmente è stato il teologo da lui preferito. Quello che si riscontra nelle opere del Santo Serafico, è la somiglianza a quelle dottrine che dal XIX in poi, dall’oriente , hanno trovato terreno nel mondo occidentale, a volte pare che l’erba del vicino sia più verde, anche la nostra cultura vanta di Maestri che non hanno nulla di meno degli illuminati dei paesi dell’est asiatico, credo che si possano anche paragonare per l’intensità delle loro indagini sul divino.
Continua Benedetto XVI :
«Un anonimo notaio pontificio compose un elogio di Bonaventura, che ci offre un ritratto conclusivo di questo grande santo ed eccellente teologo: “Uomo buono, affabile, pio e misericordioso, colmo di virtù, amato da Dio e dagli uomini… Dio infatti gli aveva donato una tale grazia, che tutti coloro che lo vedevano erano pervasi da un amore che il cuore non poteva celare”.
Brani
A)“Sull’esempio del beatissimo padre Francesco, anch’io, povero peccatore, chiamato a succedere per quanto indegno a lui come settimo ministro generale dopo la sua morte, cercavo questa pace. Ora avvenne per volontà divina che, nell’anno trentratreesimo e nei giorni vicini alla data del suo transito, mi fu concesso di ritirarmi sul monte della Verna come luogo tranquillo, spintovi dall’amore della ricerca della pace. E mentre vi dimoravo, e andavo progettando qualche elevazione spirituale a Dio, mi ricordai del famoso miracolo ivi accaduto allo stesso beato Francesco, cioè della visione del Serafino alato in forma di Crocefisso. Mentre riflettevo a tutto questo mi sembrò che quella visione mostrasse apertamente lo stato di estasi contemplativa del medesimo padre e la via per arrivarvi.”
B) Lo sguardo di colui che indaga con la ragione vede che alcune cose semplicemente esistono; altre esistono e vivono; altre esistono, vivono e intendono. Inoltre, le prime sono minori, le seconde medie, le terze migliori. Vede poi che alcune sono soltanto corporali, altre corporali in parte e in parte spirituali; da qui ricava che alcune sono puramente spirituali e perciò migliori e più nobili delle altre due. Tuttavia osserva che alcune sono mutevoli e corruttibili, come le cose terrestri; altre mutevoli e incorruttibili come le celesti; per cui intuisce che vi sono delle realtà immutabili e incorruttibili, come le sopra-celesti. Da queste cose visibili la ragione si eleva alla considerazione della potenza, sapienza e bontà di Dio, essere vivente, intelligente, puro spirito, incorruttibile, immutabile.
[…]mi fu concesso di ritirarmi sul monte della Verna come luogo tranquillo, spintovi dall’amore della ricerca della pace.[…] Da queste cose visibili la ragione si eleva alla considerazione della potenza, sapienza e bontà di Dio, essere vivente, intelligente, puro spirito, incorruttibile, immutabile.”
Ci sono delle frasi all’interno di questi brani che ho evidenziato in grassetto, che siano una sorta di quadro del pensiero di Bonaventura:
Luogo-Tranquillo- Spinta- Amore- Ricerca- Pace
Cose Visibili- Elevazione della Ragione- Potenza, Sapienza e Bontà
di Dio.
La ricerca di luoghi tranquilli, dove poter percepire la forza dell’amore e della pace, non la è mortificazione dei sensi, è proprio da questi che l’uomo si eleva intuendo qualcosa di oltre. La porta per entrare nello stato di beatitudine sono i sensi, ma una volta conosciuta l’intuizione si sprigiona nell’uomo la Grazia di Dio. E’ necessaria la lettura dell’ Itinerario Mentis in Deum, il teologo non ci insegna il distacco ma la via per comprendere il limite dei sensi e la
a-temporalità dell’anima. Probabilmente la filosofia medievale è una disciplina elitaria, l’idea che ci sia un alone oscuro attorno a quel periodo è il comune denominatore limitante, perché è nel medioevo che sorgono i massimi sistemi filosofico-teologici, che potrebbero, se studiati accuratamente, essere motivo di quella analisi e ricerca per scoprire il potenziale insito nell’uomo. Per poter giungere alla conoscenza di Dio, dice Bonaventura, l’uomo ha diversi modi. Ma per la conoscenza perfetta serve l’amore, senza la quale è impossibile procedere verso il Sommo Bene.
«L’insieme delle cose costituisce una scala che arriva sino a Dio» e «la contemplazione di tutte le creature ci porta al Dio eterno».
L’unione con Dio avviene se: “si interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera, non lo studio della lettera; lo sposo, non il maestro; Dio, non l’uomo; la caligine, non la chiarezza; non la luce, ma il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio con le forti unzioni e gli ardentissimi affetti”.
Fonti: Bonaventura, Itinerarium Mentis in Deum.
Benedetto XVI, catechesi su San Bonaventura