Jung, esploratore della mente umana, ha lasciato la chiave per una ermeneutica dei simboli insiti nella sfera pensante, lo psichiatra non scisse il sacro dal quotidiano, ma ne evidenziò la correlazione che si manifesta attraverso il linguaggio della Psiche stessa e delle capacità di rendere tangibile il legame con le parti che, pur non essendo visibili, sono costantemente espresse. Pertanto il simbolo si trasforma ma non perde la sua matrice, trasformazione vuol dire entrare nel moto della dinamica della scoperta, se conosco il simbolo trasformo la visione e la credenza di cui non si possedeva consapevolezza, tutti i giorni si adempie alla trasmutazione di ciò che si ritiene senza valore, un atto come un altro che si ripete senza la percezione del valore. La società crede a tutto ciò che gli torna utile, dalle filosofie della metempsicosi mischiate alla logica di causa ed effetto, rinnegando il millenario studio della tradizione ebraica e della “letteratura” veterotestamentaria. L’ermeneutica, la antica esegesi, partendo dal pretesto generale, avvia l’uomo alla interpretazione della vita, non così come appare, ma di tutto ciò che , come scrisse il sommo Poeta, “s’asconde sotto ’l velame de li versi strani”. Nei testi sacri si nascondono, per lasciarsi trovare, quegli archetipi che governano l’uomo. Gli uomini di Verità sono pochi, è da loro che gli studiosi dovrebbero trarre i grandi insegnamenti. In queste pagine è possibile leggere il significato dei Magi, e dei doni che portarono davanti il nascituro Yeshua, (Gesù).
Ovviamente il contenuto deriva da Luca Gavazzi, uno degli studiosi di Kabballah e cultura ebraica, forse tra i migliori, i suoi studi, non solo sono frutto di ricerche , ma di sperimentazione e dimostrazione pratica della mistica stessa. L’ analisi di questi contenuti possono essere estendibili anche alla psicologia analitica, anzi sono complementari, perché si rivela quella armonia inscindibile che sancisce il cammino dell’uomo con l’evoluzione della sua stessa anima.
Perché la lettera Ghimel? Come raggiungono i Magi Betlemme se non per mezzo dei cammelli?
Cosa c’è dietro il cammello? Un uomo che si mette in cammino, in questo caso i magi erano tre cosi come i pellegrinaggi per andare al tempio di Gerusalemme durante le feste comandate : Pesach, Shavuot, e Sukkòth, i tre magi vanno verso il tempio per portare i tre doni , vanno verso L’albero della vita per testimoniare il loro lavoro interiore per ricongiungersi con la parte superiore.
La Ghimel rappresenta il Cammello, non solo graficamente, ma anche nel significato, infatti in ebraico cammello si dice Gamal (Ghimel-Mem-Lamed.), la Ghimel quindi è il cammino verso la luce, verso la conoscenza. Sicuramente non è facile, e non tutti sono disposti a cercare, ma le risposte ci sono, e ci incoraggiano a non disperare, e a non disperdere le energie per il mondo della materia, il legame tra cielo (celato) e terra, (ciò che è materiale, asciutto), esiste, ma se le palpebre tendono ad abbassarsi, e allora non troveremo mai le soluzioni che già abbiamo nelle pagine della nostra anima. Se la spiritualità la si vive in modo non autentico, facendo fatica ad accoglierne la sua intrinseca bellezza, si gira attorno a tutto ciò che Qoèlet chiamava “fumo”, “assenza”. Se un tempo era difficile, oggi più che mai, condizionati da una tastiera e dalle interazoni dei social, non si riesce a rompere il muro dell’alienazione. Ma il percorso è obbligato, quindi nessun uomo ne è esente
Dobbiamo raggiungere l’oro, ma dobbiamo passare per la mirra, infatti l’oro è il simbolo della triade superiore delle tre sefirot superiori: keter, Binà e hokhmah, il piano la manifestazione dei livelli superiori di coscienza si raggiunge attraverso la meditazione la preghiera lo studio della torah quindi diciamo che l’uomo deve in un certo senso passare anche per L’amarezza, il sacrificio. Mirra che in ebraico vuol dire amarezza, è la prova a cui veniamo sottoposti tutti nella vita e che dobbiamo prendere in considerazione come momenti salienti per la nostra crescita interiore per la nostra evoluzione spirituale. La mirra quindi è resina acre, forte e quindi amara, viceversa l’incenso è il nodo che ci collega con le parti superiori, se noi accendiamo una un bastoncino d’incenso, vediamo il fumo salire, quindi si eleva, e allora proprio l’incenso ricompone e ricongiungere la parte materiale con quella spirituale, facendo da intermediario unisce le due parti dell’uomo. L’ Epifania è la manifestazione dell’uomo compiuto, ma al tempo stesso è l’esternazione degli elementi necessari che devono essere utilizzati per arrivare alla ultima meta, che è la Luce (Oro, OHR), se non si riesce a compiere il viaggio in una sola vita, probabilmente ne occorreranno altre, saranno necessarie altre incarnazioni, tale argomento sarà affrontato successivamente.