Nel freddo tramonto di un gennaio infinito e all’alba di un febbraio sconosciuto, la città di Milano ha deciso di lasciarsi cullare dalla calda sensualità degli Slowdive. Dopo una godibilissima apertura dei Pale Blue Eyes, la cui menzione è doverosa, la storica band capitanata da Rachel Goswell e Neil Halstead ha riempito il club Alcatraz con un concerto fatto di suoni, colori ed emozioni, creando uno scambio magico e naturale con un pubblico dolcemente caloroso. Tanti applausi, tanti abbracci, tanti sorrisi. I complimenti sinceri di Goswell ai fans e la pacata timidezza di Halstead hanno conferito vicinanza tra i due lati del palco. Nel cuore rimangono performance ineccepibili come quelle di Alison, When The Sun Hits, della cinematografica Catch The Breeze e di una delicatissima Dagger, suonata e cantata in punta di piedi, quasi a non voler spezzare il silenzioso stupore dei presenti.
Alla cristallina esecuzione musicale si è inoltre abbracciato l’impatto visivo e sensoriale dei bellissimi artwork, dando così vita a quella che è risultata essere non solo una celebrazione degli Slowdive, complesso fondamentale nella storia della musica pop rock e troppo spesso dimenticato fra le pieghe di una decade tanto vulcanica quanto complessa come gli anni ‘90, ma di tutta la musica noise e dream. E se è vero, ed è vero, che “lo shoegaze è il punk degli introversi” (cit.), allora possiamo dire che nessuno sa incarnare meglio l’essenza spirituale di questa rivoluzione silente rispetto alla band di Reading. Il 2 febbraio gli Slowdive si esibiranno all’Estragon di Bologna per la seconda e ultima data italiana del loro tour invernale, regalandoci ancora un’occasione per godere del loro genio nella speranza di ritrovarli presto a calcare i palchi nostrani e a colorare la notte di nuove sfumature.
Foto di Elisa Rebughini