Uno dei migliori film della serie di Nico Giraldi, con un Tomas Milian ispirato e un Bombolo in gran forma, ma pure la trama gialla non è da disprezzare. Tomas Milian fa addirittura due parti, la solita di Nico e quella di Ciu Cin Ciao, il cuoco cinese che viene assunto dopo che il padrone del ristorante è partito per un viaggio misterioso. Torna nel cast Enzo Cannavale, che lavora al ristorante cinese insieme a Bombolo-Venticello ormai sulla retta via, pure se ogni tanto si lascia andare a qualche furtarello, persino di francobolli che colleziona con passione. Nico ha un figlio abbastanza grande, Olimpia Di Nardo come moglie e sta costruendo una casa abusiva. Ha una gamba ingessata per un incidente che lo tiene più fermo del solito e ha fatto voto di non dire più parolacce dopo che il figlio si è sentito male. Al ristorante cinese si consuma uno strano delitto, un avventore muore, ma Venticello e Ciu Cin Ciao decidono di non dire niente e di trasportare il cadavere dove risiede per conservare il buon nome del ristorante. “Pubblicità di morto ammazzato, locale sputtanato” dice Milian nei panni del cuoco cinese. Nico indaga e scopre la verità, pure perché Bombolo non ha saputo resistere alla tentazione di rubare al morto il portafoglio e un raro francobollo per la sua collezione. Schiaffoni e pianti secondo copione, alla fine si scopre che aveva organizzato tutto il padrone del ristorante per un regolamento di conti tra spie. A Morandini il film è piaciuto perché si ride parecchio, per Mereghetti invece le idee latitano e il film è pessimo (ma lo avrà visto?). Noi stiamo con Morandini e vi consigliamo di recuperare questo gioiello di comicità surreale, soprattutto per gustarvi i siparietti tra Bombolo e Tomas Milian nella parte di Ciu Cin Ciao. Merita citare le parti più trash e divertenti della pellicola. Si comincia con il padrone del ristorante che parte e i camerieri sfilano davanti a lui sventolando bandierine cinesi in segno di saluto. Cannavale e Bombolo sono in primo piano e il locale resta nelle loro mani. Quando arriva Tomas Milian nella parte di Ciu Cin Ciao le risate sono assicurate. L’attore cubano è truccato con caschetto a spazzola, ciuffo ritto, fiocchino e camicia bianca, completano il tutto una veste lunga di colore grigio. Si comincia con il cinese alla polizia che risponde alla domanda: “Lavoro nero?” con un emblematico: “No, lavolo giallo”. Seguono una serie di ammiccamenti con un’orrenda segretaria. Il cinese si sistema al ristorante, dorme in camera con Bombolo, parla con la tipica “erre” cinese che diventa “elle” e dice sempre “ah”. A tal proposito una battuta rivolta a Bombolo va citata: “Io ho ploblema dentale. Tu hai ploblema mentale”. Ma pure le battute di Milian nei panni di Nico mentre si costruisce la casa abusiva sono quelle dei tempi d’oro: “Tu lo sai che potresti fa’? Un bel cesso di ceramica, così diventi un cesso di lusso”. Subito dopo a proposito della musica dice che da ragazzo è stato al conservatorio. “Come no? Ho sonato, ho sonato … ma nun m’hanno aperto!”. Intanto il cuoco cinese prepara minuscole porzioni di riso, formiche e caviale, sarebbe il suo piatto speciale, il cosiddetto riso ripieno. Solo che ci vuole una giornata intera per fare una porzione e alla fine Bombolo stremato si alza e fa: “Me chiamo Franco e me ne vado perché so’ stanco”. Bombolo e Cannavale sono di una comicità irresistibile, formano un duo comico insuperabile che si completa con le battutacce di Tomas Milian. Quando trovano il morto al tavolo del ristorante le battute cinesi sotto forma di proverbio si sprecano e sono tutte rivolte a Bombolo. “Se a un molto tu lubale, tu sei un lulido maiale”, “Io mongoloide di Mongolia, tu mongoloide di malattia”. Molto piacevole la parte in cui Venticello e il cuoco cinese tentano di sbarazzarsi del morto. Si susseguono situazioni paradossali dove il cadavere viene prima fatto passare per ubriaco davanti alla polizia, infine messo nella bauliera dell’automobile e trasportato a casa sua. Ciu Cin Ciao mette sempre di mezzo Venticello con il gioco delle dita della mano e vince scommesse a ripetizione per far lavorare soltanto il compagno. In casa del morto Venticello ruba il francobollo che lo incastra e che mette Nico sulla strada giusta dopo averlo menato secondo copione. Di nuovo battute al ristorante cinese. “Qui condiamo tutto con soia”. “Li mortacci soia!”, ribatte Nico. Poi c’è un cameriere che si chiama Fangù, ed è tutto dire. Si sprecano gli accorgimenti per non far comparire insieme i due Tomas Milian, ma in questo film la parte del leone la fa il Milian cinese perché un Nico Giraldi che non dice parolacce perde metà della sua forza. A un certo punto del film c’è pure uno spettacolare inseguimento da poliziesco vero e Tomas Milian corre dietro a un fotografo che ricatta le coppie. L’inseguimento è farsesco, termina in una fabbrica di esplosivi e con il fotografo congelato nella cella frigorifera. Ma non è lui l’assassino. Divertente anche la parte con il Tomas Milian cinese che fa l’agopuntura al giudice sofferente di un terribile mal di testa riducendolo come una sorta di puntaspilli. Bombolo fa in tempo a prendersi un’altra dose di ceffoni da Tomas Milian perché ha fregato il portapillole d’oro del morto che è la chiave del mistero, dato che l’uomo è stato avvelenato con pillole di arsenico. C’è anche una scena di cinema nel cinema con Milian nei panni di Nico che va a vedere un vero poliziesco insieme a Bombolo per indagare. Alla fine si scopre che l’assassino è il padrone del locale, che era partito il giorno dopo aver organizzato tutto. “’Sto fijo di sette mandarini andati a male”, dice Bombolo. Il film termina con il cinese messo fuori gioco in una sequenza decisiva che sta a metà strada tra la farsa e il vero poliziesco. “Era solo una lurida storia di spie”, dice il padrone cinese. La pellicola si conclude alla grande con Nico che costruisce la casetta abusiva aiutato da tutti i colleghi poliziotti e persino il giudice lo difende dal vigile munito di mandato perché il tetto è stato ultimato e la casa non può essere demolita. “Col mandato sai che ce devi fa? Te ce pulisci er culo!” ride Nico. Poi cade, si rompe l’altra gamba e grida: “A padre eterno, ma non potevi fa’ finta de nun ave’ sentito?”. Nico è incorreggibile, non può fare a meno di essere volgare. Ma voto o non voto è così che il suo pubblico lo ama. Il personaggio del cinese sarebbe una sorta di citazione di Sakura, interpretato da Milian nel fondamentale western comico Il bianco, il giallo e il nero (1975) di Sergio Corbucci. Invece il personaggio di Nico Giraldi che non dice parolacce – con la scusa del voto fatto per la malattia del figlio – viene inserito come risposta ironica a certa critica che non amava la volgarità delle battute. Nel 1981 Tomas Milian ottiene il Premio Antonio De Curtis, ambito riconoscimento per la commedia italiana, che lo consacra attore di culto nel nuovo quadro comico popolare. Il problema per Milian era che il personaggio di Monnezza – Giraldi, un borgataro trucido che parla in romanesco, doppiato dal grande Ferruccio Amendola, lo stava soffocando e limitando nell’espressività artistica. Un successo epocale, ricordo ancora le sale piene, non certo di cinefili, ma di ragazzini sguaiati e beceri molto più di Nico. Da rivedere!
Delitto al ristorante cinese (1981) – Regia: Bruno. Soggetto e Sceneggiatura: Mario Amendola, Bruno Corbucci. Produttore: Mario e Vittorio Cecchi Gori. Fotografia: Giovanni Ciarlo. Montaggio: Daniele Alabiso. Costumi: Alessandra Cardini. Musiche: Detto Mariano. Casa di Produzione: Capital film. Distribuzione: Cineriz. Durata: 97’. Genere: Commedia poliziesca. Interpreti: Tomas Milian (Nico Giraldi / Ciu Cin Ciao), Olimpia Di Nardo (Angela, moglie di Nico), Bombolo (Venticello / Bombolo), Enzo Cannavale (Vincenzo Quagliarulo), Giacomo Furia (giudice Arducci), Alessio Mereo (Rocky, figlio di Nico), Marcello Martana (commissario Trentini), John Chen Chun Chu (Chan Zeng), Massimo Vanni (Gargiulo), Sergio Di Pinto (Oscaretto), Sacha Darwin (amante di Papetti), Sophia Lombardo (dattilografa dogana), Sandra Mantegna (moglie del giudice), Sergio Tardioli (vigile urbano in bicicletta), Aldo Ralli (impiegato dogana), Anna Cardini (Silvana, maschera del cinema), Alfredo Rizzo (marito cornuto), Franco Beltrame (Giovanni Papetti), Peter Boom (agente della Ciavp), Ennio Antonelli (pescivendolo), Mimmo Poli (Gasparotto).