Niente male questo film francese su Godard, che non si propone di raccontare l’intera parabola cinematografica di Jean-Luc Godard, quanto di narrare la storia d’amore tra il regista e la giovane attrice Anne Wiazemsky. Il film racconta un matrimonio durato 12 anni, dal punto di vista di Anne, come ben delineato nel romanzo autobiografico Le redoutable, per lei che divenne l’attrice feticcio di Godard dopo La cinese, in un periodo di conversione alle idee marxiste declinate al cinema. Anne Wiazemsky diventa attrice anche di Ferreri (Il seme dell’uomo), Pasolini (Teorema, Porcile) e Carmelo Bene (Capricci), come a voler incarnare con la sua presenza l’idea della Rivoluzione applicata al cinema. Hazanavicius è regista noto per l’interessante quanto originale The Artist (2011), film muto girato in bianco e nero ambientato a Hollywood, sul passaggio al cinema sonoro, che a suo tempo valse premi e considerazione internazionale. Il mio Godard è un altro pregevole lavoro artistico, girato come se fosse un film di Godard, con molte inquadrature da nouvelle vague, forse capito meno, ma interessante per come mette in primo piano la verità storica, senza fare sconti a nessuno, soprattutto al regista. Presentato in concorso a Cannes – il festival è citato in forma critica da Godard nel film – non ottiene alcun premio, ma rappresenta uno spaccato sincero della convivenza matrimoniale tra Anne Wiazemsky (17 anni più giovane) e Jean-Luc Godard, coppia in un primo tempo felice, ma che poco a poco si allontana per scelte esistenziali e professionali fatte dal cineasta. Viene approfondita la crisi di Godard dopo l’accoglienza negativa da parte della critica de La cinese, sulla quale aveva investito il suo futuro, esito infausto che lo spinge ad allontanarsi dal cinema per occuparsi del Sessantotto parigino, partecipandovi attivamente. Godard diventa sempre più marxista integralista, non accoglie suggerimenti, vuol fare solo un cinema impegnato, disprezzando chiunque non la pensi come lui. Va da sé che il regista si allontana dagli amici, la coppia finisce per isolarsi, il matrimonio scivola verso una china autodistruttiva, tra incomprensioni, scenate di gelosia e litigi, fino a un tentativo di suicidio. Vediamo Stacy Martin nei panni di Anne Wiazemsky interpretare un ruolo importante ma molto disinibito ne Il seme dell’uomo di Marco Ferreri, oltre ad apprezzarla in alcuni plastici nudi, fotografati in un elegante bianco e nero. Molto bene anche il Godard rappresentato dal bravo Louis Garrel, attore intenso e credibile. Un film da vedere, senza mezzi termini, che trovate su Rai Play. Passato (senza pubblicità) su Rai 5.
Regia: Michel Hazanavicius. Soggetto: Anne Wiazemsky (autobiografia). Sceneggiatura: Michel Hazanavicius. Fotografia: Guillaume Schiffman. Montaggio: Anne-Sophie Bion. Scenografia: Christian Marti. Costumi: Sabrina Riccardi. Produttori: Florence Gastaud, Michel Hazanavicius, Riad Sattouf. Produttore Esecutivo. Daniel Delume. Case di Produzione: La Classe Américaine, Les Compagnons du Cinéma. Titolo Originale: Le redoutable. Lingua Originale: Francese, Inglese. Paese di Produzione: Francia, 2017. Durata: 107’. Genere: Commedia, Biografico, Sentimentale. Interpreti: Luis Garrel (Jean-Luc Godard), Stacy Martin (Anne Wiazemsky), Bérénice Bejo (Rosier), Micha Lescot (Bambam), Grégory Gadebois (Cournot), Felix Kysyl (Jean-Pierre Gorin), Louise Legendre, Jean-Pierre Mocky, Tanya Lopert, Lola Ingrid Le Roch, Eric Marcel, Arthur Orcier, Marc Fraize, Romain Goupil, Guido Caprino, Emmanuele Aita, Matteo Martari.