Base lunare di Vega. Hydargos riferisce a Gandall le sue ultime scoperte
“Abbiamo un aeroporto ideale dove far scendere l’astronave”, dice.
Hydargos mostra al superiore la base in una rapida panoramica dei velivoli disposti sulla pista. Gandall pare sorpreso dai mezzi aerei usati dagli umani.
“Hydargos, sono apparecchi dei terrestri?”, chiede.
“Sì, signore. Tra qualche giorno sarà pieno di gente. Le spie hanno riferito che ci sarà molto pubblico”.
Gandall sorride: “E tu vuoi prendere il pubblico come ostaggio. Vero?”
“È proprio la mia idea”.
“Goldrake uscirà fuori e finirà sicuramente per salvarli”.
“Lo bloccheremo con una manovra a sorpresa quando verrà a liberare gli ostaggi”.
“Perfetto. Mi sembra un piano destinato al successo”.
Gli uomini di Vega agiranno prima possibile secondo quanto programmato. Adesso spetta a Goldrake difendere la Terra, come sempre …
La luna illumina il cielo della notte. Actarus osserva lo spettacolo celeste dal Centro Ricerche Spaziali diretto dal dottor Procton che l’ha accolto come un padre quando è fuggito da Fleed per rifugiarsi sulla Terra. È la stessa luna che ospita la base di Vega.
Actarus si rivolge allo scienziato chiamandolo padre.
“La luna è di nuovo rossa” mormora. “Io sono sulla Terra. Per questo Vega vuole attaccarla e distruggerla. Non lo tollero!”.
“Actarus, tu non hai colpa di niente” risponde il dottor Procton “Anche se tu lasciassi la Terra, Vega l’attaccherebbe ugualmente”.
“Lo so”, dice il ragazzo. E i suoi pensieri vanno alla distruzione sofferta dal suo pianeta, ai morti, alla carneficina prodotta da Vega in un cielo rosso sangue. Actarus è sconfortato, ricordare lutti passati gli fa male al cuore.
“Actarus, finché esisterà un tiranno come Vega la Terra sarà in pericolo. Bisogna eliminarlo. Non deve ripetersi la tragedia avvenuta sulla stella Fleed”.
Lo sguardo intenso di Actarus si perde nel vuoto. Fa capire che lui è pronto a combattere, per la salvezza di un mondo che l’ha accolto come un figlio.
Las scena si sposta alla fattoria, dove Alcor vede un aeroplano fare evoluzioni in cielo e abbassarsi verso terra per cercare di spaventarlo. Il velivolo lo sfiora.
“Idiota!” Grida Alcor infuriato “Mi ricorderò di te. Stanne certo”.
Banta è alla guida di un carro e incita il cavallo a galoppare. A bordo ci sono Venusia e il fratellino Mizar, che tenta di sbocconcellare un panino, ma a causa dei numerosi sussulti dovuti al terreno pietroso non ci riesce.
“Aspetta a mangiare quando ci fermiamo”, consiglia Venusia.
La guida di Banta è davvero spericolata, produce effetti comici all’interno del carro, con Mizar e Venusia che cadono e non riescono a trovare stabilità. Intanto, alla base aeroportuale, sta per cominciare la gara di volo. Ed è proprio lì che Banta, Venusia e Mizar sono diretti, perché Alcor è uno dei concorrenti.
“Dov’è quello sbruffone di Alcor!” Grida Banta irritato.
“Eccolo lì”, risponde Venusia mentre indica Alcor che sta per entrare nella cabina di guida del suo aereo con il casco in mano.
“Per me è nervoso, non si è nemmeno voltato”, dice Mizar.
“Può avere tutti i nervi che vuole. Glieli farò passare io”, dice Banta, sempre poco disponibile con il prossimo, soprattutto con Alcor.
“Ehi, se hai i nervi calmati!” dice mentre si avvicina ad Alcor.
“Ma che cosa vuoi da me? Sei venuto per farti dare un pugno sul naso?”, fa Alcor.
“Smettila! O il pugno sul naso te lo do subito io! Hai capito?”
Per fortuna arriva Venusia e placa i due contendenti.
“Non vorrai fare a pugni proprio adesso”, dice.
“Noi siamo venuti qui per divertirci”, aggiunge Mizar.
“Ma io scherzavo. Tanti auguri signor pilota!”, conclude Banta conciliante.
“Ti ringrazio, ma stai sicuro che io vincerò”, risponde Alcor.
Rigel, intanto, sonnecchia alla guida di un cavallo, si trova proprio davanti al Centro Ricerche Spaziali.
“Attenzione Rigel!” grida il dottor Procton.
Rigel si sveglia di soprassalto e cade da cavallo.
“Posso vederti tramite la telecamera. Scusa per lo scherzo”.
“È stato proprio uno scherzo stupido. Ringrazia il cielo che non ho la Colt con me”, risponde Rigel contrariato.
All’interno della base il dottor Procton rassicura Rigel che i suoi uomini si occuperanno del suo cavallo. Ma lo scienziato deve parlare con Rigel. Per questo gli ha chiesto di venire al Centro. Acatarus, intanto, pare preoccupato per quel che vede sul monitor. Qualcosa non va per il verso giusto.
Rigel continua a protestare: “Che razza di scherzo! Per fortuna sono un tipo tranquillo e non me la prendo mai”.
“Scusami tanto Rigel se ti ho disturbato, ma avevo urgenza di vederti”, dice il dottor Procton.
“I miei sono andati a vedere Alcor che si prepara per la gara di volo e anch’io volevo andare a vederlo, comunque ho qualche minuto …”, risponde Rigel con la solita supponenza.
Il dottor Procton sorride, ma adesso ha urgenza di parlare con Actarus. Rigel non aveva ancora visto il ragazzo, quando lo scorge pare contento di salutarlo e si chiede che cosa stia guardando con gli occhi fissi sul monitor.
“Posso dare un’occhiata? Ci sono dischi volanti?”, dice Rigel gettandosi come un falco sul monitor per soddisfare la curiosità, che poi è la solita insana passione nei confronti degli spaziali.
“Che cosa sono quei punti che si muovono?”, chiede Rigel.
Actarus è preoccupato: “Padre, hai notato quei disturbi sullo schermo? Sono sicuro che non siano le macchie nere del sole”.
“Insoliti disturbi?”, chiede meravigliato Procton.
“Temo che stiano cercando di neutralizzare il nostro sistema difensivo”, dice Actarus.
“Senza dubbio è un piano di Vega”, conclude preoccupato Procton.
Rigel, invece, è contentissimo perché dal monitor può vedere gli amici spaziali. Vede un disco volante ed esulta: “Evviva! Evviva! Un disco volante! Finalmente arrivano gli spaziali!”.
Actarus è preoccupato, pensa che sia il caso di avvertire Alcor che sta partecipando alla gara, ma Rigel non è della stessa opinione, crede che si debba lasciarlo in pace perché sta facendo una cosa importante. Il buffo ometto crede di essere capace di parlare con il disco volante e comincia a mettere in pratica dei comici tentativi di comunicare, tra incomprensibili suoni gutturali e sciocche parole d’ordine. Actarus non se ne cura e avvisa subito Alcor di non partecipare alla gara.
“Stai scherzando? La gara comincia proprio ora. Che cosa sta succedendo?”, risponde Alcor, testardo come sempre.
“Ci sono novità importanti. Per favore, rinuncia alla gara”, gli dice Actarus.
L’altoparlante intanto convoca il suo mezzo per la partenza.
“Il segnale di partenza è già stato dato. Verrò subito dopo la gara”.
I tentativi di fermare Alcor sono inutili. Il ragazzo è deciso a gareggiare. Non cederà il passo per nessun motivo, perché si è preparato troppo e ha atteso a lungo questo momento. Per questo motivo si alza in volo e comincia una gara di evoluzioni acrobatiche, mentre Banta, Venusia e Mizar fanno un tifo incessante per lui, persino il primo che non sembrava così ben disposto, adesso ha cambiato idea. Alcor comincia a far vedere esempi di alta acrobazia e i suoi tifosi sono spaventati per le pericolose piroette che mette in scena, sorvolando il loro carro e facendo cadere tutti in terra. Banta si agita, grida soddisfatto che il loro campione è riuscito nell’impresa, per un eccesso di contentezza buca il tetto del carro e ci finisce dentro picchiando un gran colpo con il sedere. Alcor continua con le evoluzioni a farfalla esaltando i suoi amici che sembrano anche un po’ impauriti.
Al Centro Ricerche Spaziali, Rigel è sempre più esaltato per il disco volante che vorrebbe vedere da vicino: “Stupendo! Stupendo! Ha tanti dischetti di scorta”. All’improvviso il disco scompare dal monitor e Rigel si preoccupa: “Non li avrai spaventati con le tue diavolerie? Gli spaziali sono venuti qui perché li ho chiamati io. Sono miei graditi ospiti e tu non devi creare pericoli”, dice rivolto al dottor Procton.
Purtroppo, come previsto da Actarus, il contatto radio con l’aeroporto risulta interrotto. Per questo sul monitor non si vede più niente. Soltanto Rigel non comprende, ma è chiaro a tutti che si tratta di un attacco di Vega.
Alcor si sta ancora esibendo quando vede in cielo alcuni dischi da ricognizione di Vega, prova a chiamare il Centro Ricerche Spaziali e la torre di controllo, ma il collegamento risulta interrotto. L’aeroplano di Alcor viene preso di mira dagli invasori ed è subito colpito da un raggio che lo fa andare a fuoco. La paura si impadronisce degli spettatori e degli uomini presenti in aeroporto, mentre il velivolo precipita a terra lasciando alle spalle una scia di fumo nero. Il terrore si diffonde sui volti dei presenti, persino Banta corre incontro all’aereo che cade, scongiurando Alcor di aprire il paracadute e di lanciarsi per salvare la vita. L’aereo è avvolto dalle fiamme, Banta supera lo sbarramento dei vigili del fuoco e apre la carlinga per estrarre il pilota mentre getti d’acqua cercano di spegnere l’incendio.
“Banta, tu sei un vero amico. Se venuto ad aiutarmi, vero?”, dice Alcor che è sopravvissuto alla caduta del mezzo.
“Veramente ero venuto per ricomporre le tue spoglie”, risponde Banta per sdrammatizzare. Di fatto estrae Alcor dalla cabina e lo mette in salvo per la felicità di Mizar e Venusia che esultano quando vedono il loro amico incolume.
Non c’è neppure il tempo di gioire perché i dischi da ricognizione continuano a colpire prima di procedere con l’atterraggio in mezzo a un pubblico sbigottito. Tutta la pista aeroportuale è invasa da piccoli dischi volanti, dai quali escono extraterrestri armati e incappucciati. Alla base, intanto, pare che le interferenze siano scomparse e il dottor Procton riesce a vedere quel che sta accadendo.
“Sono dei ricognitori”, dice.
“Un’astronave si sta dirigendo verso l’aeroporto!”, avvisa l’addetto al monitor.
“Comincio a capire il piano degli spaziali. Quella gente è in pericolo”, dice Actarus.
Rigel è disperato. Non comprende ciò che sta succedendo all’aeroporto.
“La base è stata occupata da esseri spaziali dall’aspetto demoniaco”, dice il dottor Procton.
“Spaziali dall’aspetto demoniaco? Impossibile”, risponde Rigel che crede gli extraterrestri amichevoli e inoffensivi.
“Rigel non esistono solo spaziali amichevoli. Purtroppo ci sono anche esseri malvagi e crudeli. Bisogna rendersi conto della realtà”, dice Procton.
“Allora tutta la gente è in pericolo. Venusia e Mizar sono là …”
“Ci sono anche Banta, Alcor e altri amici”.
Rigel si rivolge ad Actarus, implorando: “Non puoi far niente per loro? Salva i miei figli, ti scongiuro!”. Poi, in un impeto d’ira, decide di andare lui stesso, ma persino il tentativo di salire a cavallo finisce male, visto che cade a terra per ben due volte.
Actarus decide di occuparsi della faccenda, anche se il dottor Procton consiglia di non farlo perché non servirà a niente. Il suo scopo è attirare gli spaziali dietro il suo mezzo volante per far allontanare gli amici che sono in ostaggio all’aeroporto. La base segreta che ospita Goldrake è pronta ad aprirsi per liberare il disco, dopo la rapida trasformazione acrobatica di Actarus. Goldrake esce dalla montagna.
Hydargos conferisce con Vega e decide di mettere in atto l’invasione secondo i piani prestabiliti, ma si rende conto che Goldrake sta procedendo verso l’aeroporto.
“Lanciate il mostro volante!”, intima Hydargos. Gli obiettivi di Vega non sono soltanto il possesso dell’aeroporto ma una sistematica invasione della Terra.
Alcor, Banta, Mizar e Venusia sono prigionieri degli spaziali, quando vedono Goldrake volare in cielo e calare verso di loro per salvarli.
“Lame trancianti!”, grida Actarus. L’ordine viene eseguito, abbattendo due dischi avversari. “Pioggia di fuoco!” “Missili galattici!” “Disintegratore!”. Altri dischi spaziali vengono distrutti. Ma da Vega giunge la minaccia: “Goldrake, guarda sotto. Verranno tutti uccisi, se tu avanzerai!”. Actarus vede dall’alto i suoi amici prigionieri.
“Goldrake, non puoi far niente ora. Sei un vigliacco!”, dice Hydargos.
Goldrake è atterrato, studia il da farsi, per non mettere in pericolo i suoi amici. Decide di arrendersi perché non accada niente di male.
“E ora che farai? Hai ancora intenzione di sfidarci?”.
“Hai vinto, Hydargos. Ma prima di concederti ciò che vuoi, devi lasciarli liberi”, risponde Actarus.
“Accetto la tua richiesta. Dom Dom, portalo da Vega!”.
Il mostro spaziale Dom Dom incatena Goldrake, ma Hydargos ride sardonico perché non ha nessuna intenzione di rispettare il patto: “Actarus, puoi accompagnare Goldrake nel tuo viaggio all’inferno. Loro verranno tutti uccisi”.
“Mi hai ingannato!”, grida Actarus.
Alcor riesce a liberarsi con una mossa imprevedibile, proprio mentre Goldrake viene portato via in catene, evita i raggi degli spaziali, atterra un paio di avversari e manda Banta a liberare i prigionieri. Non solo, s’impadronisce di un disco, si mette alla guida per difendere la base dagli spaziali e atterra alcuni dischi avversari. Goldrake non può restare inattivo, aziona i comandi interni, si libera dalla presa, quindi scatena il robot tra evoluzioni celesti. Comincia la lotta tra Goldrake e il mostro Dom Dom in un furioso corpo a corpo che vede evitare i raggi scagliati dallo spaziale con capriole acrobatiche. “Maglio perforante!”, grida Goldrake, lanciando la sua arma terribile contro il mostro, che si trasforma in disco per sfuggire. “Antigravità”, urla per sollevare il nemico da terra. E poi: “Doppio colpo di maglio!”, per atterrarlo. Infine: Alabarda atomica!”, per sferrare il KO definitivo. Il mostro va a sfracellarsi sulla parete rocciosa e resta come simbolo di una sconfitta spaziale, mentre il robot di Goldrake si ricompone con la navicella e fa ritorno alla base segreta.
Hydargos accusa una nuova sconfitta: “Abbiamo perso i dischi ricognitori e il mostro spaziale. Siamo costretti a ritiraci sulla luna. Preparatevi alla partenza!”
“Abbiamo ancora un ricognitore operativo a terra!” dice una voce spaziale.
“Va bene, fatelo saltare in aria insieme al pilota”.
Il ricognitore a terra, in realtà, è quello conquistato da Alcor, con cui ha abbattuto diversi nemici. Alcor sta parlando con Banta che lo prega di fargli guidare il ricognitore almeno per una volta, ma lui nega. Appena in tempo, perché il disco si sta autodistruggendo e i due amici riescono a stento a gettarsi nel prato per evitare di essere coinvolti nell’esplosione.
Actarus fa rientro al Centro Ricerche Spaziali dove l’accoglie il dottor Procton, mentre Rigel è accanto a lui e sta dormendo.
“Non preoccuparti, sono tutti salvi”, dice
Rigel si sveglia di soprassalto: “Cosa? Venusia è in salvo? Actarus, mi hai deluso profondamente. Ti ho supplicato di andare a salvarla, ma non l’hai fatto. Se non ci fossi stato io … Ma guarda un po’, non mi ricordo neanche come ho fatto!”.
Actarus e il dottor Procton possono solo sorridere …
Rigel corre incontro ai suoi cari, abbraccia Venusia e Mizar, non curandosi di Alcor e Banta. Alcor fa appena in tempo a dire: “Non è stato solo merito mio …”. Rigel si disinteressa delle sue parole, ormai si è convinto essere stato il salvatore.
Tutto è bene quel che finisce bene, comunque, tra abbracci e risate.
“Commovente, vero?” dice Actarus.
“Sì, ma Rigel è proprio una macchietta”, conclude il dottor Procton.
Procton si affaccia sulla terrazza del Centro e guarda il cielo infinito.
“Actarus, finché in te arderà questo amore per l’umanità e il mondo potrà assistere a queste scenate di gloria c’è speranza che la Terra si salvi dal male che le viene dallo spazio”, dice. Actarus non può che assentire mentre osserva tramontare il sole dietro le colline.