Alessandro Bosi romanza una storia vera legata al rapimento di Dori Ghezzi e Fabrizio De André dal punto di vista del basista, quel veterinario che commette l’errore di versare sul conto corrente il denaro che gli spetta, facendosi scoprire, quindi diventando collaboratore di giustizia. Una storia ambientata tra la Sardegna e l’Isola d’Elba, oltre a un paese di fantasia della Maremma, che ci riporta nell’Italia degli anni Ottanta, tra terrorismo e banditi sardi. Prefazione di Pino Cacucci che avverte: qui dentro c’è carne viva. Ed è vero. Non è la solita generosità del prefatore. La vacca è morta – il lettore lo scopre presto – è una sorta di parola d’ordine che i banditi si scambiano durante i loro colloqui. Il romanzo – che ha il respiro del racconto lungo – è una riflessione sul male, accompagnata dall’arte grafica di Stefano Delli Veneri (Mujeres, Pan del Alma) che realizza illustrazioni in bianco e nero per dare respiro alla narrazione. Interessante la struttura narrativa, che se fosse un film godrebbe di un montaggio non consequenziale, visto che si compone di una parte in presa diretta accompagnata dai ricordi dei protagonisti (che fungono da raccordo storico) e da annotazioni di cronaca. Alessandro Bosi (Portoferraio, 1970) è un elbano innamorato del mare, che è diventato il suo lavoro, anche se vive nelle campagne di Capoliveri, non distante dalla stupenda spiaggia dell’Innamorata. Ama le isole, quando si sposta dalla sua terra è sempre per raggiungere altre isole, per questo la storia si svolge tra Elba e Sardegna. La prossima avventura scritta da Bosi – intitolata Ruggine (Il Foglio Letterario Edizioni) – è completamente elbana, scritta per narrare il cambiamento di un luogo seguendo il percorso di una lunga storia d’amore. Il lettore di questo nuovo e compiuto lavoro scoprirà Capoliveri e tutto il suo passato, dagli anni Cinquanta a oggi, i soprannomi che si affibbiano in paese, la vita che cambia nel corso degli anni, l’epoca digitale che prende il posto di un mondo rurale. Vi lascio l’estratto di copertina.
Tutto inizia nel 1955, a Capoliveri, paese di minatori, dove la vita è dura come il ferro che si estrae nella cava del Ginevro, sul monte Calamita. La seconda guerra mondiale ha lasciato pesanti strascichi tra la popolazione e su tutto il territorio. Vivere è difficile! Le famiglie tirano avanti faticosamente, combattendo la miseria, la fame e le malattie. Costantino, detto Ruggine per i suoi capelli rossi e le lentiggini, pescatore per necessità e per passione e minatore mancato, orfano di padre e di famiglia povera e Laura, bellissima figlia del ricco dottore e sindaco del paese, si innamorano, dando il via, tra mille difficoltà ad una profonda e poderosa storia d’amore, che nonostante tutto andrà avanti nel tempo, fino all’inizio del nuovo secolo, e verrà ricordata fino ai tempi odierni. I due giovani amanti vedranno cambiare il mondo che li circonda ma non il loro sentimento reciproco, che li unirà anche quando saranno distanti migliaia di chilometri…
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