Dopo settimane di polemiche in prima pagina, qualcuno (chi?) ha deciso che di orsi in Italia, anzi in Trentino-Alto Adige non si deve parlare più. Eppure, di cose da dire ce ne sono. Eccome.
La prima è che non ci sarebbe stato alcun reale motivo di abbattere l’orso M90. L’orso, un magnifico esemplare adulto, aveva fatto parlare di sé per alcuni comportamenti troppo “invasivi” (ma senza alcun attacco diretto a persone o animali domestici). Per questo motivo, a settembre 2023 era stato catturato nei boschi di Dimaro e dotato di radiocollare. Un mese dopo, M90 era tornato a far parlare di sé. Non per aver attaccato una persona, proprio il contrario: era stato travolto da un’automobile sulla statale della valle di Sole a Mezzana. Incolume l’automobilista, l’animale era fuggito nel bosco. Pochi giorni dopo era stato avvistato mentre seguiva una coppia di giovani che camminava lungo una strada forestale a Mezzana. Ancora una volta nessun attacco (se davvero l’orso avesse voluto fare del male, la vicenda sarebbe andata diversamente). I due escursionisti se la cavano con un grosso spavento. Nient’altro.
Ma tanto basta per convincere la provincia di Trento decide che M90 è un esemplare “problematico”. Viene informata Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale) che rilascia un documento nel quale, però, si parla anche di rimozione: abbattimento o cattura allo scopo di spostamento e/o radiomarcatura. FOIA_ACCESSO_CIVICO_AGLI_ATTI_M90.pdf (mcusercontent.com) La Provincia di Trento non se lo lascia dire due volte e decide di abbattere l’orso. Il 6 febbraio M90 viene rintracciato grazie al radiocollare che avrebbe dovuto proteggerlo e consentire all’uomo di aiutarlo. Viene ucciso con un colpo di fucile calibro 300.
Gli ambientalisti non ci stanno: la LEAL Lega Antivivisezionista chiede un immediato accesso agli atti per ottenere il necessario parere dell’Ispra e dice che questo “va a suffragare quanto Leal stessa aveva affermato da subito ovvero che l’abbattimento dell’esemplare M90 sia stato adottato senza valide ragioni di sicurezza pubblica”. Per questo, il presidente di Leal, Marco Prampolini annuncia che “tramite il proprio ufficio legale ha depositato atto di denuncia querela per l’uccisione di M90, a seguito della quale pende un procedimento penale in fase di indagini. La relazione Ispra in nostro possesso dimostra una volta di più come la Provincia di Trento nella figura di Fugatti proceda in autonomia e senza contraddittorio con l’avallo di Ispra. E tra l’altro non è un caso che la decisione di uccidere M90 sia stata presa in rapida successione al decreto per evitare ricorsi da parte delle associazioni”. M90 ABBATTUTO SENZA VALIDE RAGIONI DI SICUREZZA PUBBLICA. LEAL DEPOSITA DENUNCIA E SOLLECITA LA PROCEDURA D’INFRAZIONE ALLA UE | LEAL Lega Antivivisezionista
Ma non è finita qui. Il bello è ancora da venire. Il 4 marzo, a meno di un mese dall’abbattimento di M90, il Consiglio provinciale di Trento approva un disegno di legge varato dalla Giunta che prevede l’abbattimento di ben 8 orsi l’anno nel 2024 e nel 2025. Non si tratta di orsi pericolosi. È una misura “per contenere il trend di crescita della popolazione”. Ma non basta. Ad essere abbattuti non saranno solo orsi adulti: tra gli 8 orsi non potranno esserci più di 2 femmine e 2 maschi adulti. Questo significa che è stato autorizzato anche l’abbattimento di alcuni cuccioli. Ma ancora non basta. Dal 2026, il numero degli orsi abbattuti potrebbe aumentare: verrà ridefinito insieme all’Ispra, sulla base dei dati demografici aggiornati.
Secondo l’assessore Failoni “si tratta di un cambio di passo importante” che mette un freno “all’impennata della popolazione di plantigradi, a garanzia della sicurezza delle persone, con l’effetto di migliorare anche le condizioni di lavoro degli agricoltori e di quanti lavorano nell’ambiente forestale”. Nessuno però, ha detto quante sono state, in Italia e, in particolare in Trentino, le persone attaccate da cuccioli di orso. Non ce ne sono. E nessuno ha saputo dire perché non si dovrebbe fare la stessa cosa con i cuccioli di altre razze che, da adulti, potrebbero diventare pericolosi per l’uomo.
Per non parlare del fatto che la decisione presa potrebbe violare un numero indicibile di leggi. Ma soprattutto del fatto che si tratta di una politica che non ha senso. Secondo il WWF, la decisione della Provincia autonoma di Trento non si tratta di una decisione basata su motivazioni reali o dati concreti, “è demagogica e si basa su assunti che la maggioranza degli studi scientifici e delle esperienze internazionali smentiscono: gli abbattimenti non sono la strada corretta per mitigare il conflitto e favorire la coesistenza. Ancora una volta l’ente invece sceglie la strada della facile scorciatoia per affrontare nel modo peggiore il tema della convivenza tra uomo e grandi carnivori”. A mancare, secondo gli ambientalisti, sarebbe un adeguato lavoro di informazione e sensibilizzazione nei confronti delle popolazioni residenti e soprattutto concrete azioni nel campo della prevenzione dell’insorgenza di comportamenti problematici negli orsi.
Affermazioni confermate da un dato di fatto che nemmeno i politici più bramosi di ammazzare cuccioli di orso sono stati capaci di contestare. Quella presa dalla provincia autonoma di Trento sarebbe un caso molto raro in Europa. In tutti i Paesi dove vivono plantigradi, la convivenza con l’uomo solitamente è pacifica. NeiBalcani, i prelievi sono rarissimi e limitati a soggetti problematici. Ancora più rari gli abbattimenti. Lo stesso in Finlandia e nella penisola scandinava. Anche in Romania, dove qualcuno ha cercato di fare quello che la Provincia di Trento spera di imitare, questi sistemi si sono rivelati fallimentari: anche dopo gli abbattimenti, gli incidenti e gli incontri (a volte pericolosi) sono rimasti comuni. E anche qui il dibattito politico sulle soluzioni da adottare è durissimo.
Ma la cosa più ridicola è un’altra. Mentre in Trentino si pensa ad abbattere perfino i cuccioli di orso, poco lontano, sul Gran Sasso, si sta facendo di tutto per avere più orsi: “Se in Trentino gli orsi sono troppi e alcuni amministratori puntano all’abbattimento, il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga annuncia di voler ricorrere alla “riproduzione assistita” per aumentare il numero di orsi marsicani”, hanno detto gli esperti dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali).
Due facce della stessa medaglia. Eppure in Italia proprio alla gestione degli orsi è dedicato il Pacobace (il Piano di Conservazione dell’Orso bruno sule Alpi centro orientali). Per abbattere gli orsi in Trentino si dovrebbero applicare le “deroghe previste dalla Direttiva Habitat. Sulle Alpi le linee guida per questi prelievi sono in un apposito paragrafo e riassunti in una tabella all’interno”. Peccato che, come ha spiegato il biologo Mauro Belardi, “questa tabella, contrariamente a quanto viene costantemente affermato in questi giorni, non è uno strumento tecnico, bensì un enunciato votato (e ogni tanto modificato) politicamente, che ha però certamente una base tecnica”. Se da un lato, si potrebbe pensare che l’abbattimento di un orso è giustificato dalla probabilità che possa ripetere atteggiamenti o comportamenti pericolosi o problematici, dall’altro, “nella tabella attuale vi è una grande confusione sul piano tecnico, poiché vengono accomunati nella possibile rimozione orsi aggressivi, orsi confidenti e persino orsi dannosi”.
Resta da capire in quale di queste categorie l’amministrazione di Trento vorrebbe far ricadere i quattro cuccioli di orso da uccidere ogni anno. E perché la maggior parte dei media nazionali ha deciso di voltare la faccia dall’altra parte e non parlare di tutto questo.