Tatami, un soggetto ai minimi termini sceneggiato a dovere attorno al conflitto tra due donne e al mondo del Judo. Tatami è il tappeto sul quale si combattono gli incontri, ma è anche il luogo dove la protagonista si gioca il rispetto per se stessa e il diritto alla libertà. Due registi tecnicamente molto bravi, uno israeliano (Guy Nattiv) e l’altra iraniana (Zar Amir Ebrahimi) – cittadina francese, altrimenti non avrebbe potuto firmare un simile film – girano una pellicola che è un thriller sociale ambientato nel mondo dello sport. Stile sopraffino, che parte con piani sequenza e soggettive, prosegue con primissimi piani e concitate riprese con la macchina a mano, termina in modo circolare con un piano sequenza che riporta a un nuovo inizio. Combattimenti ricostruiti alla perfezione, due attrici straordinarie (Arienne Mandi e Zar Amir Ebrahimi, la coregista) nei panni di atleta e allenatrice, che danno il meglio per mettere in scena il complesso rapporto tra cittadino e dittatura liberticida. Importante che una simbolica alleanza tra un israeliano e un’iraniana racconti una storia dolorosa di ricatti e intimidazioni, condannando la mancanza di rispetto da parte di un regime nei confronti dei suoi atleti e in particolare delle donne. Una donna in lotta per la libertà è il sottotitolo italiano, perfetto per indicare la situazione in cui si viene a trovare la judoka Leila Hosseini. La scelta è difficile, le sue azioni potrebbero compromette la sicurezza dei familiari quando la federazione iraniana ordina alla sua allenatrice di farla ritirare dalla competizione mondiale di Tblisi, per evitare di incontrare un’atleta israeliana, paese che il governo non riconosce. Il film vive sul contrasto tra le due donne, che in uno struggente finale si ricompone; mette in scena l’ansia dell’atleta che combatte con il pensiero rivolto ai suoi cari, deconcentrata e sfibrata dagli atti intimidatori subiti. La sceneggiatura – opera del regista Guy Nattiv e di Elhan Erfani – non perde un colpo e risolve tutte le trame aperte, sviscerando le angosce e le preoccupazioni delle parti in campo. Straordinario un monologo di Zar Amir Ebrahimi (l’allenatrice Ghanbari) nella parte finale, recitato con partecipazione e commozione da consumata attrice di teatro. Fotografia in un plumbeo bianco e nero, formato quadrato, montaggio che non consente cadute di attenzione, nonostante i 105’ di pellicola. Girato a Tbilisi, capitale della Georgia (paese produttore insieme agli Usa), presentato alla Mostra di Venezia, l’Italia ha il merito di essere il primo paese a distribuire (in poche copie) un simile gioiello. Tutti gli attori iraniani che hanno preso parte al film vivono, ovviamente, in esilio e ciascuno di loro ha messo in scena parte della propria storia. Un film da non perdere che – per fortuna – abbiamo visto grazie al Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica.
Regia: Guy Nattiv, Zer Amir Ebrahimi. Soggetto e Sceneggiatura: Guy Nattiv, Elham Erfani. Fotografia: Todd Martin. Montaggio: Yuval Orr. Scenografia: Sofia Kharebashvili, Tamar Guliashvili. Costumi: Sopo Iosebidze. Produttori: Adi Ezroni, Mandy Tagger Brockey, Guy Nattiv, Ori Allon, Jaime Ray Newman. Case di Produzione: New Native Pictures, Keshet Studios, WestEnd Films, White Lodge Productions, Maven Screen Media, Tale Runners, Sarke Studios. Distribuzione (Italia): Bim Distribuzione. Titolo Originale: Tatami. Lingua Originale: Persiano, Inglese. Paesi di Produzione: Georgia, Stati Uniti d’America. Anno: 2023. Durata: 105’. Genere: Drammatico. Interpreti: Arienne Mandi (Leila Hosseini), Zar Amir Ebrahimi (Maryam Ghanbari), Jaime Ray Newman (Stacey Travisi), Nadine Marshall (Jean Claire Abriel), Lirr Katz (Shani Lavi), Ash Goldeh (Nader Hosseini), Sina Parvaneh (Azizi), Valeriu Andriuță (Vlad), Mehdi Bajestani (Amar Hossein), Farima Habashizadeha (Justina), Elham Erfani (assistente coach).