Una frase di Sandro Pertini mi ha sempre colpito “al perfetto regime totalitario preferirò sempre una imperfetta democrazia”. La frase è cristallina ed in se completa. Enuncia un concetto assoluto e del tutto condivisibile. Il Presidente Sandro Pertini (partigiano e padre della Patria) enunciava questa frase con gli occhi ad un passato orribile e con la speranza ad una realtà ed un futuro migliori. Oggi, se è vero che il regime totalitario e, quindi, la dittatura di ogni e qualsiasi ideologia va respinta e combattuta, non è del tutto chiaro quale sorte possa avere una democrazia “apparente” che è fagocitata dagli interessi e la cupidigia di alcuni in danno di diritti ed interessi di altri. Se per democrazia si intende la nota tripartizione dei poteri e la Carta Costituzionale questo è un dato acquisito. Ma la democrazia non è un traguardo raggiunto, ma un livello di civiltà che ondeggia come dell’acqua in una bacinella.
Io ritengo che gli attacchi alla democrazia oggi non vengano dal fascismo o dal comunismo o da una idea totalitaria. Questo livello lo abbiamo superato. La violenza fisica per imporre delle idee non può passare. L’attacco alla democrazia è più subdolo e passa dall’impoverimento delle classi medie e dall’imbonitura delle stesse. Una sorta di impoverimento del portafoglio e delle partecipazione civile. Oggi il dispotismo non attacca come fosse un carro armato, ma imbonisce la massa, sostanzialmente, facendole credere che le cose possono andare avanti senza di loro. Cerca, il potere dispotico, di disorientare la massa ed in particolare l’intellighenzia e, quindi, avere le mani libere per ogni gioco politico ed economico. Pochi ricchi al potere e molti poveri “schiavi” ed in mezzo una classe incapace a far fronte a quello che è una tranquillità economica e, quindi, una tranquillità sociale. La vera dittatura ha bisogno di ordine, di pace sociale, di mancanza di scontri sociali e di cittadini convinti di essere “liberi”.
Di qui, la necessità di trovare valvole di sfogo: il calcio, le vacanze, il divertimento sempre e comunque, il non essere impegnati; non pensare. Questo comporta un ragionamento di base: non vi preoccupate ci pensiamo noi. E no! Non ci pensate voi e la chiave è la cultura, la critica, l’informazione più ampia possibile ed una buona dose di coraggio. La giungla contemporanea è questa. E chi parla di fascismo e comunismo come spauracchi di una possibile deriva totalitaria è parte integrante proprio di questo “circo” che è un ciclope accecato dalla frenesia. Per imperare bisogna dividere (dicevano i romani), oggi, si deve anche disorientare. Creare un nemico è disorientare. La deriva totalitaria oggi passa più dallo smartphone che dal manganello. Solleticare il pericolo del manganello è per eludere e disorientare e non evidenziare il pericolo che deriva dalla omologazione dei comportamenti e dal sapere.
Il potere cambia pelle in continuazione, ma ha un unico fine: il controllo delle masse; il controllo dell’economia e l’arricchimento dei sempre più ricchi. Oggi si devono scindere le catene della ignoranza e della sudditanza. Si è veramente liberi solo se si può contare su di una tranquillità economica e su di un livello di salute accettabile. Guarda caso sia l’una sia l’altra messi in pericolo: il COVID 19 ha messo a dura prova tutto ciò. Ha fatto da anteprima per uno spettacolo che potrebbe replicarsi con conseguenze orribili. Aprendo così le porte ad una dittatura “strisciante” ed accettata. Il vero pericolo è che la dittatura si mimetizza e non si frappone e si distingue.