Da mesi, anzi da anni, ripetiamo che l’atteggiamento nei confronti dei combustibili fossili è cambiato. A dimostrarlo non è solo la decisione di realizzare le Conferenze delle Parti per la riduzione delle emissioni di CO2 in paesi grandi produttori di petrolio (due anni fa in Egitto, lo scorso anno negli Emirati Arabi Uniti e quest’anno in Azerbaijan dove giusto per mettere subito le carte in tavola il capo del presidente ha detto che il petrolio è un “dono di Dio” e che, quindi, nessuno deve pensare di eliminarlo). Ora a tutto questo e molto altro ancora si sono aggiunti i dati pubblicati nel 15esimo rapporto Banking on climate chaos (Bocc), redatto da Rainforest action network, Indigenous environmental network, Banktrack, Center for energy ecology and development, Oil change international, Reclaim finance, Sierra club e Urgewald. Banking on Climate Chaos 2024 – Banking on Climate Chaos
Come ogni anno, il rapporto analizza gli investimenti delle 60 maggiori banche del mondo a oltre 4.200 aziende produttrici di combustibili fossili. I risultati sono sorprendenti. Negli ultimi nove anni (dal 2015), le banche avrebbero elargito prestiti e finanziamenti per la ragguardevole somma di 6.900 miliardi dollari di cui quasi la metà – 3,3 mila miliardi di dollari – destinati a progetti di espansione dei combustibili fossili.
Solo nel 2023 le banche avrebbero concesso aiuti a queste azine de per la ragguardevole cifra di 705 miliardi di dollari (di cui 347 miliardi in progetti di espansione). Un po’ meno dell’anno precedente ma pur sempre una somma ragguardevole. Specie se si pensa alle promesse verdi fatte davanti alle telecamere o negli spot televisivi.
Tra le banche che hanno finanziato le aziende petrolifere ( o l’indotto) al primo posto c’è J.P. Morgan Chase. Degni di nota alcuni dati riportati nel rapporto. Ad esempio, secondo i ricercatori, J.P.Morgan avrebbe finanziato anche Gazprom (Gasprom PJSC per essere precisi).
Nell’elenco anche alcune aziende italiane: ENI avrebbe ricevuto miliardi di dollari di finanziamenti da numerose banche (tra cui Morgan & Stanley e Bank of America). Dall’altro lato della barricata, anche alcune banche italiane (ammesso che possano considerarsi tali): Unicredit avrebbe concesso aiuti per oltre 67 miliardi di dollari (di cui quasi un decimo solo nel 2023). E Intesa San Paolo per 47 miliardi di dollari (di cui quasi sei miliardi solo lo scorso anno).
Ma in generale pare non esistere nessun grande gruppo finanziario che non abbia concesso miliardi di dollari di aiuti alle società del petrolio. Incluse banche giapponesi, indiane e cinesi.
Un quadro desolante ma molto istruttivo: Serve a far capire, a chi non lo avesse ancora fatto, che molte delle promesse verdi hanno il peso di meri spot pubblicitari. Poi a telecamere spente, è ancora il petrolio che comanda.
Pensateci quando vi diranno che dovete comprare l’ultimo modello di auto full electric per ridurre le emissioni di CO2…