Il multiculturalismo della poesia dannunziana

Articolo di Marco Fumagalli

Nella Pioggia nel pineto ogni componente rimanda al senso dell’udito, in quanto anche le immagini olfattive, visive e tattili non delineano degli elementi precisi, ma concorrono a creare la melodia della Natura.

La descrizione dannunziana del temporale è impressionistica, e ricorda direttamente la tecnica pittorica degli impressionisti francesi, come Monet, il quale, alla stregua di D’Annunzio, dipinge la pioggia come un fenomeno atmosferico che rasserena l’animo e consente di vivere un connubio con la Natura circostante. I rovesci, nelle tele di Monet, risultano fortemente realistici e prendono il sopravvento sul resto della composizione paesaggistica.

Nel componimento di D’Annunzio è presente anche una figura femminile, Ermione, alla quale il poeta si rivolge direttamente e che diffonde la sua femminilità in tutto il paesaggio sonoro. I termini utilizzati descrivono la pioggia che bagna il viso, le mani e le vesti di una donna di bell’aspetto.

La passione amorosa che il poeta prova per Ermione ha radici profonde nella tradizione letteraria. L’amore inteso non solo come passione romantica, bensì come forza capace di superare i limiti imposti dalla Natura si trova già in Apuleio. Nella Favola di Amore e Psiche del poeta latino la protagonista compie un percorso di crescita attraverso il viaggio dell’anima verso la comprensione di sé e l’unione con il Divino, rappresentato dalla figura di Amore.

L’elemento soprannaturale è ben presente anche nella Pioggia nel Pineto, attraverso la descrizione dei mirti sacri a Venere, ed è presente anche un riferimento al mondo favolistico. È in questo contesto che il poeta fa esplicito riferimento a Ermione.

Il pathos alto e vigoroso mostrato in questi versi ha radici molto antiche nella tradizione letteraria, a partire dalla poesia greca. A tal riguardo è doveroso ricordare Meleagro di Gadara, che nei suoi epigrammi racconta la complessità del dio Amore, che brucia l’anima degli uomini. Anche nei versi di Meleagro è riscontrabile il riferimento alla Natura.

In D’Annunzio, tuttavia, il legame con la Natura porta i protagonisti del componimento a fondersi in essa. Immerso nello “spirto silvestre”, nella più intima anima del bosco, essi vivono la vita stessa delle piante.

Il volto di Ermione, ebro in quanto trasfigurato nella nuova vita vegetale come in una specie di estasi, è molle sotto la pioggia, come una foglia; Ermione diventa una “creatura terrestre” al culmine del processo di fusione con la Natura.

Il panismo dannunziano che emerge nei versi appena descritti rimanda direttamente al mito del superuomo. La fusione con la Natura reca all’individuo una forza superiore che lo allontana dalla massa. Il poeta maturò questa visione ispirandosi alla teoria del superuomo (o oltreuomo) di Nietzsche, un nuovo tipo umano che riassume in sé il primitivo spirito dionisiaco che si pone al di là del bene e del male, e la cui morale si basa sulla fedeltà alla terra e sul ripudio di qualunque consolazione metafisica.

Proseguendo nella lettura, emerge un’altra peculiarità della poetica dannunziana: la sensibilità estetica. Il poeta si prodiga per rendere la poesia ricca di immagini che catturino l’essenza della bellezza attraverso le parole. Paradigmatico di questa poetica è l’aggettivo “aeree”, che non solo sottolinea il fatto che le cicale cantano dall’alto degli alberi, ma di quel canto evoca un’indefinita distanza.

L’utilizzo di un linguaggio ricco di vivide immagini inserisce D’Annunzio nel panorama letterario internazionale del suo tempo. Come lui, anche lo statunitense Ezra Pound divenne famoso per l’utilizzo di un linguaggio poetico innovativo. Entrambi i letterati, infatti, erano parte dell’ambiente culturale modernista, che tentava di rompere con le tradizioni letterarie precedenti e di esplorare nuove forme di espressione poetica.

Per l’uomo contemporaneo, afflitto da un difficile rapporto con la Natura, risulta estremamente affascinante questo esperimento poetico dannunziano, che incanta il lettore grazie al mistero che emana.

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