Ip Man è maestro d’arti marziali che ha vissuto a pieno la Cina del novecento. Tra lotte per la supremazia delle scuole e un’invasione il mentore del Kug Fu racconta la sua vita come ultimo depositario di una tradizione secolare. Grandmaster l’ultimo film di Wong Kar Wai è un racconto epico che attraversa la storia di un paese millenario e lo porta nel ventesimo secolo facendone conoscere tradizioni e valori. Il regista lavora con una perfezione formale che incanta, il risultato è un connubio di filosofia e storia. Attraverso le vicende di Ip Man si apprendono i maggiori avvenimenti storici del ventesimo secolo e come l’arte marziale sia diventata una scuola di pensiero in grado di uscire dai semplici combattimenti.
Dal primo novecento le scuole di nord e sud hanno portato avanti tecniche di lotta che facevano del ragionamento la principale arma. La violenza rimane una soluzione finale, spesso osteggiata dai maestri che si sono avvicendati a capo delle diverse fazioni. Grandmaster vive di splendidi affreschi dove le emozioni condannano o elevano protagonisti e comprimari. La lavorazione del film non ha avuto vita facile ma nonostante questo il risultato è un’ottima testimonianza storica condotta con la proverbiale poesia del regista.
Immagini che accompagnano le vicende di Ip Man creando una sorta di epica moderna conclusa non a caso nel 1950 quando il maestro apre la prima scuola. Una sceneggiatura d’altri tempi racconta la tradizione facendola apprezzare soprattutto nelle sue numerose contraddizioni. Un film particolare, che non ha avuto l’attenzione dalla critica, forse la troppa vicinanza a una cultura lontana agli occidentali. Il regista propone le sue tematiche di riferimento ma questa volta sceglie la storia di un paese come sfondo portando il suo cinema a confini diversi e forse spiazzando il pubblico meno affezionato.