Ruggero II d’Altavilla detto il Normanno: statista intelligente che ha gettato le basi di quello che rappresenta la prima idea di nazione in Italia: il Regno di Sicilia

Articolo di Armando Giardinetto

Tutti sanno che sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli, in Piazza del Plebiscito, ci sono diverse statue che rappresentano alcune teste coronate sulla storia di Napoli. La prima rappresentazione è senza alcun dubbio quella di Ruggero II d’Altavilla che fu incoronato re di Sicilia in prossimità del Santo Natale del 1130. Dai posteri soprannominato il Normanno, Ruggero nacque a Mileto nel lontano 22 dicembre 1095 e sin da piccolo visse nei palazzi nobiliari di Palermo, studiando il greco, l’arabo e il latino. Grazie alle sue numerosissime vittorie militari nell’Italia meridionale, grazie alla sua furbizia, alle sue efficaci strategie militari e anche alla fortuna, che spesso è stata certamente sua amica sul campo di battaglia e in determinati momenti della sua vita, egli sarebbe passato alla storia come il fondatore del Regno di Sicilia, ma gli eventi che lo portarono sul trono furono molto particolari dal momento che Ruggero non era il primo erede in linea di successione.

Nel 1101 muore settantenne il Gran Conte Ruggero I, suo padre, ma suo fratello Simone, legittimo successore, è troppo piccolo per governare la Grande Contea di Sicilia, pertanto il potere sarà accentrato nelle mani di sua madre, la Gran Contessa vedova Adelasia del Vasto. Tuttavia il destino volle che anche suo fratello, nel 1105, morisse prematuramente, fu così che, raggiunta la maggiore età, nel 1112 Ruggero divenne Gran Conte di Sicilia, dimostrando immediatamente un temperamento invidiabile. La sua determinazione e il suo carattere erano già stati preannunciati dai suoi comportamenti sin dalla tenera età, di fatti, secondo i racconti del suo biografo, l’abate Alessandro di Telese, l’infante Ruggero appariva forte, ambizioso, a volte anche perfido e predominante e pare addirittura che, giocando alla guerra con il fratello Simone, egli lo sottomettesse e lo soggiogasse. Questa sua indole uscì completamente fuori quando, ormai valoroso condottiero, si trovò a fronteggiare i nemici perché potesse realizzare il sogno di sempre: espandere i possedimenti della Contea. Nel 1121, dopo varie peripezie nella guerra contro il cugino Guglielmo II, divenne Conte di Calabria e Puglia; nel 1127 conquistò Amalfi, Gaeta, Napoli e Taranto; nel 1128, dopo una guerra contro Roberto II di Capua, venne riconosciuto duca di Puglia, Calabria e Sicilia; nel 1129, invece, venne riconosciuto duca di Napoli, Bari e Capua; nel 1130, il giorno di Natale, approfittando della situazione di grande confusione che si viveva nella Chiesa Cattolica, a Palermo, con il benestare del vescovo, si fece acclamare dal popolo come re di Sicilia: Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae.

La storia ci ha tramandato il giorno dell’incoronazione, pare che questo sia stato talmente bello che tutti ne rimasero affascinati: le sale della reggia – tutt’ora esistente a Palermo – furono ricoperte da preziosissimi drappi abbinati al pregevole pavimento. Da queste stanze, in grande pompa, il re uscì in processione seguendo la schiera dei baroni e dei cavalieri tutti elegantemente vestiti.

Il corteo si portò verso il duomo, in cui Ruggero venne consacrato dagli arcivescovi di Benevento, Salerno e Palermo, mentre il principe di Capua gli porse la corona. Finita la funzione religiosa, gli ospiti si recarono nuovamente a palazzo per il suntuoso banchetto in cui l’oro, l’argento, la porpora e la seta preziosa la fecero da padrone. Più avanti, nel 1135, Ruggero, ancora una volta grazie a vari eventi fortunati, riuscì a sottomettere molti ribelli, arrivando al 1139 quando vinse nel campo di battaglia a Galluccio – nell’odierna provincia di Caserta – in seno alla guerra contro papa Innocenzo II che non voleva riconoscerlo come re.

Divenuto molto potente, Ruggero fece in modo che si promulgasse, nell’anno 1140, la nuova costituzione del Regno di Sicilia; scelse come capitale del suo reame la città di Palermo che venne caratterizzata da numerose strutture reali; fece redigere dall’Ufficio Regio dei Baroni il Catalogo dei Baroni, un grande elenco dei feudatari e dei feudi del Regno; volle accanto a sé funzionari di culture diverse; volle a corte un potente esercito saraceno; volle per il suo regno la tolleranza religiosa e l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge; volle una flotta fortissima e caratterizzata da ammiragli internazionali; volle una corte che fosse ricca di elementi arabi costosissimi; volle a palazzo tessitori e tintori greci.

La storia di questo re non è fatta solo di cruente guerre e sanguinose battaglie, ma anche di grandi amori: nel 1118 sposa la principessa Elvira di Castiglia che, incoronata regina di Sicilia insieme a lui, gli diede sei figli, ma dopo quasi vent’anni di matrimonio la regina morì e Ruggero si lasciò cadere in una forte depressione tanto che si risposò solo dopo quattordici anni di vedovanza, alleggerendo di molto le ansie dei funzionari di corte che, essendo morti tutti i principi ereditari, temevano per la successione alla Corona. Ruggero, allora, prese a sposarsi altre due volte: con Silvia di Borgogna che morì di parto dopo aver dato un erede al trono morto anch’egli in tenera età; con Beatrice di Rethel che gli diede l’unica figlia che nacque due mesi dopo la sua morte e alla quale fu dato il nome di Costanza e sarebbe diventata madre dello Stupor Mundi. Fu così che, dopo 24 lunghi anni di regno, a seguito di una malattia, Ruggero II il Normanno morì. Correva l’anno 1154, il re aveva all’incirca 60 anni.

Oggi, se ci si reca a Vienna, presso la camera del Tesoro del palazzo di Hofburg, si può certamente ammirare un oggetto eccezionale, di fattura preziosissima, appartenuto al re: il mantello reale dell’incoronazione. Esso venne fatto fare dal re stesso nel 1133 e venne commissionato alla “Fiorente officina reale” per indossarlo nelle cerimonie importanti. Il manufatto raffigura un bellissimo ricamo dorato e porpora su tessuto rosso in cui si possono ammirare due leoni (simbolo degli Altavilla) che uccidono due cammelli (simbolo dell’invasore), mentre al centro si staglia una meravigliosa palma divisoria. Ai lati si possono ammirare perle e borchie che fanno tutt’uno con altri ricami questa volta dal richiamo cosmologico. Da quel momento il manto venne indossato per l’incoronazione dei re della dinastia Sveva: “Questa fu fatta nell’officina reale per la buona fortuna e l’onore supremo e la perfezione e la forza e il meglio e la capacità e la prosperità e la custodia e la difesa e la protezione e la buona fortuna e la salvezza e la vittoria e l’abilità. Nella capitale della Sicilia nell’anno 528 (dell’Egira)” si legge in Traduzione da Johns, I Titoli Arabi.

Oggi l’immagine più conosciuta di Ruggero II la troviamo a Palermo, nella cattedrale di Santa Maria dell’Ammiraglio, dove si trova un mosaico in cui si vede Ruggero in piedi al cospetto di un gigante Cristo che lo incorona. Nel mosaico predomina l’oro e gli abiti indossati sono pregiatissimi richiami all’arte bizantina. Ruggero II d’Altavilla, già Gran Conte di Sicilia e duca di Puglia, è stato un immenso statista e legislatore; è stato il capostipite di una celeberrima dinastia reale, quella Normanna, ed è stato il promotore di quello che sarebbe diventata la prima idea di nazione per quanto concerne il discorso dell’Italia meridionale con il Regno di Sicilia. All’Europa diede, altresì, il primo esempio di regno ben organizzato che si basava su una serie di leggi studiate. Di Ruggero II non si potrà mai parlare per pochi minuti perché una vita come la sua, piena di eventi che si incrociano, di date storiche che si mischiano a vicende politiche che a loro volta si accavallano e di avvenimenti che hanno fatto l’essenza dell’Italia di oggi, merita di tanto tanto tempo.

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