Un soggetto tratto dall’omonima commedia teatrale, sceneggiato per il cinema con grande competenza tecnica per narrare il dramma dei padri separati, la paura del matrimonio, la vita complessa di un uomo ridotto sul lastrico da una moglie e dalla sentenza di un giudice. La trama si racconta in poche battute. Mauro (Montedoro), Paolo (Angeletti), Massimo (Augusto Fornari) e Roberto (Antonio Fornari, anche regista) sono quattro amici, tutti separati. L’ultimo a separarsi è Massimo, che procede a una consensuale capestro davanti al giudice Sylvie (Inaudi). Massimo deve lasciare la casa di famiglia e versare un cospicuo assegno mensile alla moglie, inoltre non può vedere la figlia se non con il parere favorevole della consorte. Massimo si trasferisce in un monolocale, assistito dagli amici che temono possa suicidarsi (infatti ci prova), quindi sembra accadere l’irreparabile quando si rende conto che la sua vicina di casa è proprio Sylvie, il giudice che ritiene responsabile degli sfavorevoli accordi di separazione. In tutto questo si inserisce la vicenda della madre di Sylvie (Rossini), che si è sposata quattro volte e sta per sposarsi una quinta, ma con il primo marito, il padre della ragazza (Rigillo). Da citare un cammeo recitato dal campione di rugby Martin Castrogiovanni. Una commedia per niente pretenziosa, garbata anche quando sconfina nella farsa, che sa essere credibile anche nei momenti più surreali e che non va mai fuori di tono, mantenendosi sempre dentro le righe. Una commedia italiana che fa ridere e pensare, affrontando un argomento serio come la separazione e il matrimonio preso alla leggera, girata con grande perizia tecnica, uso del piano sequenza persino negli interni e dissolvenze artistiche mai inutili. La fotografia di Zampagni è abbastanza simile alla media delle commedie italiane, uniforme, tendente al giallo ocra, ma alcune panoramiche di Roma incantano e valgono da sole il prezzo del biglietto. La sceneggiatura di Augusto e Antonio Fornari – con la collaborazione di Vincenzo Sinopoli – è la cosa migliore del film, che non tradisce la sua origine teatrale, ma si presta bene alla conversione cinematografica. Il montaggio di Alessandro Cerquetti è rapido ed essenziale, gli 83’ di commedia sono sufficienti a sviscerare la trama, risultano intensi e convulsi, in un crescendo di comicità, senza punti morti. Finché giudice non vi separi è una commedia italiana intelligente e divertente. Cercatela, non ve ne pentirete! Peccato che i registi non abbiano fatto molto altro nel cinema italiano. Forse sono troppo bravi…
Regia: Antonio Fornari, Andrea Maia. Soggetto: Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli. e Sceneggiatura: Antonio Fornari, Augusto Fornari, Vincenzo Sinopoli. Fotografia: Simone Zampagni. Montaggio: Alessandro Cerquetti. Musiche: Giorgio H. Federici. Produttori: Gianluca Curti, Bruno Altissimi. Genere: Commedia. Durata: 83’. Distribuzione (Italia): Minerva Pictures. Interpreti: Francesca Inaudi (Sylvie Montanelli), Augusto Fornari (Massimo), Antonio Fornari (Roberto), Luca Angeletti (Paolo), Simone Montedoro (Mauro), Mariano Rigillo (Vittorio Montanelli, padre di Sylvie), Anna Teresa Rossini (Stefania, madre di Sylvie).