Il titolo originale del film è Le bon roi Dagobert, ispirato a una filastrocca infantile molto popolare in Francia. La storia in breve sintesi. Robert – detto Bébert – (Morat) si vede assegnare dal maestro il compito di scrivere cento battute su re Dagoberto, ma ne ha abbastanza di ricostruzioni a fumetti e di prodotti televisivi, quindi decide di reinventare la vita del famoso re e del suo ministro Saint Eloi. Il film ha un antefatto ambientato in tempi moderni che vede Fernandel nei panni di Mr. Pelletan, padre di Bébert, in aiuto del figlio per svolgere il compito scolastico. Nella parte medievale Fernadel è re Dagoberto, in guerra contro Charibert (Moreno), che vorrebbe regnare al posto del principe ereditario Sigisbert. Il giovanissimo Bibi Morat recita anche lui un doppio ruolo, nella parte moderna è Bébert, il figlio di Pelletan, mentre è il rampollo del re nel racconto di fantasia. Per il ragazzo i personaggi della storia prendono le sembianze delle persone che compongono la sua vita, tra questi la madre che veste i panni di Gomatrude, la prima regina (Mercadier). Il buffo alchimista orbo Chilperic (Dufilho) cerca di uccidere Dagoberto, ma non ci riesce, anche la spia Clotilde (Roberts), fallisce nella missione. Charibert e l’alchimista rapiscono Sigisbert, ma Clotilde lo aiuta a fuggire, quindi i cospiratori vengono imprigionati. Dagoberto torna dalle sue quattro regine sano e salvo, non solo, aggiunge una quinta conquista: la bella Clotilde. Gino Cervi è il solo attore italiano in una pellicola francese, fortemente voluto dalla produzione e dal regista, perché diventato popolare in coppia con Fernandel dopo la saga Don Camillo. Il ruolo di Cervi prende corpo nella parte antica, quando si cala nei panni del ministro di corte del re merovingio Dagoberto, il vescovo cattolico Saint Eloi, amico d’infanzia del monarca. Il rapporto tra i due attori non è conflittuale come nella serie Don Camillo, in questo lavoro sono sodali e uniti come lo erano stati in Noi gangster, così come il tono del film è comico, ai limiti del farsesco. La pellicola è girata in un vivido bianco e nero, le immagini sono accompagnata da una colonna sonora ritmata e dal tono avventuroso, composta da Franҫois Langel e Tommy Desserre, diretta da Michel Ganot. Il film è in gran parte teatrale, molte sequenze sono girate in interni ben ricostruiti ma abbastanza essenziali, tra campi e controcampi girati con perizia tecnica. I tempi comici di Fernandel sono eccellenti, come sempre, anche se Cervi pare sotto utilizzato nei panni del ministro cattolico. Il regista usa molto il primo piano e la dissolvenza classica, senza particolari evoluzioni stilistiche, lasciando liberi gli attori di esprimere una comicità genuina. Molto bravo Dario Moreno nella parte del fratello traditore, impegnato in triangolazioni comiche insieme alla coppia Fernandel – Cervi. Jacques Dufilho – noto in Italia per la saga de Il colonnello Buttiglione e per alcune pellicole comiche anni Settanta – se la cava da par suo come divertente alchimista guercio che indossa una benda nera. Pascale Roberts aggiunge un elemento sexy alla pellicola in un ruolo da spia che tenta di circuire re Dagoberto, molto sensibile al fascino femminile. Gli esterni sono girati nei dintorni del castello Orsini – Odescalchi di Bracciano, in Italia, tra truppe armate e cavalli, per dare un tocco veritiero a una pellicola che punta sul dialogo tra personaggi. Gli esterni sono girati in studio, alla periferia di Parigi, vicino alla fabbrica della Renault. Il regista non si cura del rispetto per la storia, il suo solo scopo è divertire il pubblico con travate farsesche e umorismo slapstick. Le roi Dagobert si è visto poco in Francia e non passa spesso sulle reti televisive, mentre la versione italiana è tuttora difficilmente reperibile.
Pierre Chevalier (Orbec, 1915 – Vaugrigneuse, 2005), diplomato in lettere classiche e specializzato all’Istituto di Studi Cinematografici, assistente regista dopo la Seconda Guerra Mondiale di molti autori importanti, tra questi Henri Verneuil e René Clément. Il suo primo film da regista è del 1954 – il poliziesco Les impures – , inoltre tra gli anni Cinquanta e Sessanta dirige quattro film con Fernard Raynaud, oltre a Le Bon Roi Dagobert, con Fernandel e Cervi, di cui abbiamo parlato. Chevalier deve la sua popolarità commerciale a diversi film erotici diretti negli anni Settanta per la Eurociné, tra l’altro impiegando in alcuni ruoli abbastanza spinti Alice Arno, attrice feticcio di Jess Franco. Uno dei suoi erotici più noti è la produzione italo – fancese Convoi de femmes (1974) proprio con la suddetta Alice Arno.
Regia: Pierre Chevalier. Soggetto, Sceneggiatura, Dialoghi: Gérard Carlier, Raymond Castans, Jean Manse, Pierre Chevalier, Albert Valentin. Fotografia: Robert Lefebvre. Montaggio: Jean-Michel Gautier. Scenografia: René Renoux. Musica: Franҫois Langel, Tommy Desserre. Direzione Musiche: Michel Ganot. Case di Produzione: Cineurop Productions, Filmerc. Genere. Commedia. Durata: 95’. Interpreti: Fernandel (Mr. Pelletan – Dagoberto), Gino Cervi (Saint Eloi – doppiato in francese da Henri Vibert), Bibi Morat (Robert Pelletan e il principe ereditario Sigisbert) Pascale Roberts (Mata – Clotilde, la spia), Marthe Mercadier (Madame Pelletan e Gomatrude, la prima regina), Jacques Dufilho (Chilpéric, l’alchimista), Dario Moreno (Charibert, il fratello di Dagoberto), Michele Galabru (Pépin), Pierre Doris (Césaric la Crapule, cuoco), Darry Cowl (Richardic), Georges Lycan (spia), Jean Tissier, Rogers, Max Amyl, Henri Virlojeux, Fernand Rivers Cadet, André Tomasi, Guy-Henry, Gaston Woignez, Dominique Zardi, Pierre Gualdi, Maria-Rosa Rodriguez, Anne-Marie Carriere, Robert Olivieri.