La “società della prestazione”, come la definisce il sociologo Ulrich Beck, enfatizza l’efficienza e il successo, mettendo sotto pressione gli individui per produrre più risultati nel minor tempo possibile. Tutto questo deve farci riflettere sulla necessità di rivedere le nostre priorità. Occorre riconoscere il valore del tempo, non solo in termini economici, ma anche emotivi e relazionali, per recuperare il benessere individuale.
“Il tempo è la cosa più preziosa che un uomo possa spendere”, con queste parole Teofrasto, filosofo greco, ha descritto la sua idea del tempo.
Gli italiani, come tanti altri cittadini europei, sembrano vivere in un costante stato di “fame di tempo”. Secondo recenti ricerche, buona parte degli italiani ritiene di avere sempre meno tempo per sé stessi, per la famiglia o per gli hobby.
Dal punto di vista sociologico, la percezione del tempo è fortemente influenzata dai cambiamenti sociali e culturali. La società moderna, con il suo costante ritmo frenetico e la continua connessione, ha fatto in modo che il tempo non fosse più una risorsa “spesa”, ma una risorsa da ottimizzare e risparmiare.
La “società della prestazione”, come la definisce il sociologo Ulrich Beck, enfatizza l’efficienza e il successo, mettendo sotto pressione gli individui per produrre più risultati nel minor tempo possibile. Tutto questo deve farci riflettere sulla necessità di rivedere le nostre priorità. Occorre riconoscere il valore del tempo, non solo in termini economici, ma anche emotivi e relazionali, per recuperare il benessere individuale.
Mi ha colpito l’articolo scritto dal ricercatore Enzo Risso, pubblicato su Il Domani, in cui emerge il bisogno degli italiani di avere più tempo a disposizione.
Sì perché, in un tempo che corre veloce, tanti italiani ritengono che la mancanza di tempo sia diventato un problema da fronteggiare.
“Il 56 per cento degli italiani (il 60 tra le donne) afferma che la mancanza di tempo lo stressa. Il 52 per cento denuncia di avere una vita troppo affrettata e il 14 per cento sostiene che uno degli aspetti che caratterizza la vita di oggi è la mancanza di tempo per sé stessi. Il 61 per cento delle persone occupate sostiene di avere poco tempo libero e il 41 per cento dichiara che per essere più felici bisognerebbe avere più tempo libero per sé. Per il 46 per cento degli italiani gestire il proprio tempo è uno dei principali simboli che designano una persona di successo e per il 24 per cento dei consumatori uno dei driver di acquisto è la capacità dei prodotti di far risparmiare tempo”.
Ma non è tutto. Risso mette in evidenza un fenomeno, di cui si sta discutendo molto negli ultimi anni, che prende il nome di “cronopenia”: “la sensazione di carenza cronica di tempo, percepita come una forma di povertà o privazione”. Inoltre, aggiunge Risso, questo “fenomeno riflette la percezione diffusa di essere costantemente in affanno, di non avere mai abbastanza tempo per tutto ciò che si vorrebbe o dovrebbe fare. All’origine di tale processo ci sono, come sempre nella società di oggi, diversi fattori. Incide certamente il livello avanzato di digitalizzazione e la connessione costante (la tecnologia ha reso sfumati i confini tra lavoro e vita privata), e ha il suo peso l’affermarsi della cultura della produttività in tutti i campi, con la sua enfasi sull’ottimizzare ogni momento”.
Certamente, sulla “cronopenia” influiscono anche altri elementi importanti: dalla pressione lavorativa, agli impegni familiari, fino alla costante connessione digitale che ci porta a rispondere a messaggi e email anche durante il tempo libero.
Insomma, dall’analisi di Enzo Risso, emerge una società ‘iperconsumistica’ che consuma anche il tempo. Purtroppo, le differenze e le disuguaglianze si manifestano anche in relazione al controllo del tempo.
Da sociologo della comunicazione, mi sono occupato del tempo nelle mie ricerche in relazione alle nuove tecnologie.
Le tecnologie moderne, da un lato, ci garantiscono di farci risparmiare tempo, ma dall’altro, sono anche accusate di essere una delle principali cause del nostro stress temporale. Se da un lato possiamo fare acquisti online, pagare bollette, e persino lavorare da remoto con il nostro smartphone, dall’altro, le continue notifiche, la necessità di essere sempre raggiungibili e la mole di informazioni da processare ci portano spesso a sentirci sopraffatti. In effetti, i dispositivi digitali, lontano dal liberare il nostro tempo, lo dilatano, lasciandoci coinvolti in una rete di comunicazioni e attività che non finiscono mai.
Nonostante ciò, le nuove tecnologie possono essere un alleato nella gestione del tempo, se usate correttamente. Applicazioni e strumenti digitali permettono di organizzare meglio le proprie giornate, delegare compiti e semplificare le attività quotidiane. Ma la vera sfida resta nell’uso consapevole e bilanciato di queste risorse, evitando il rischio di un sovraccarico informativo che, paradossalmente, contribuisce a ridurre il nostro tempo disponibile.
Dopo la pandemia, tante persone hanno iniziato a scegliere professioni che permettono di risparmiare tempo. Lavori flessibili, da remoto o part-time, offrono maggiore libertà nella gestione della propria giornata, riducendo le ore trascorse nel traffico o in ufficio. Alcuni studi sociologici hanno dimostrato che la flessibilità lavorativa contribuisce a un miglior equilibrio tra vita privata e professionale, aumentando la produttività e riducendo lo stress. Grazie all’aumento di servizi che offrono comodità e velocità, è possibile delegare attività quotidiane, guadagnando tempo da dedicare a ciò che davvero conta. Oggi, l’intelligenza artificiale sta cambiando profondamente il nostro rapporto con il tempo, influenzando sia la nostra gestione quotidiana che la percezione della disponibilità temporale.
“Il tempo è ciò che siamo, e ciò che siamo è il nostro tempo” ha scritto, lo scrittore e poeta, Hermann Hesse e non possiamo dargli torto.
La percezione della mancanza di tempo non è solo un fenomeno individuale, ma riflette le sfide di una società che, pur avendo a disposizione incredibili tecnologie, fatica a bilanciare le esigenze quotidiane con il bisogno di fermarsi e ragionare. Vivere nella frenesia dei ritmi moderni ci costringe spesso a trascurare ciò che veramente ci arricchisce: il tempo per noi stessi, per i nostri cari e per i nostri sogni. Solo ripensando a come utilizziamo questa risorsa potremo sperare di ritrovare un po’ di pace in una società in rapida evoluzione e in cui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo centrale.