Claudio Giovannesi continua a confermare le doti di autore ispirato e tecnicamente preparato con l’interessante Hey Joe che segue il pasoliniano Alì ha gli occhi azzurri, Fiore e La paranza dei bambini. Giovannesi scrive un film quando sente la necessità di dire qualcosa, infatti sono passati ben cinque anni tra Hey Joe e il suo ultimo lavoro. In questo film il regista racconta la storia del ritorno a Napoli di Dean (Franco), un veterano del New Jersey che in tempo di guerra ha avuto una relazione con una ragazza (morta giovane), alla ricerca del figlio perduto, un uomo di 26 anni che non conosce, cresciuto da un camorrista, ormai introdotto nella piccola criminalità partenopea. Dean partecipa al battesimo del nipotino, aiuta il figlio in alcune imprese, si trova in conflitto con il patrigno, infine vive un nuovo amore, questa volta con una prostituta napoletana che lo porta a compiere una scelta importante. Il pregio maggiore del film – girato tra Napoli, Taranto e Pizzo Calabro – è la ricostruzione degli ambienti sia della Seconda Guerra Mondiale che degli anni Settanta, quando imperava il contrabbando di sigarette. Dovuto l’omaggio al maestro Bergman, come ogni volta che si parla di ritorno nei luoghi della giovinezza, in una stupenda sequenza il veterano statunitense si affaccia alla finestra di una povera casa e si rivede tra le braccia della ragazza. Ottimo l’alternarsi di presente e passato, perfetto l’uso del flashback, interessante la continua ripresa in soggettiva con il suono realistico in presa diretta. Fotografia anticata – curata dal grande Ciprì – che riproduce in maniera esatta le atmosfere del passato. Montaggio compassato (ma non troppo) di Trepiccione, che non fa sentire la lunghezza dei 117’. In fondo il film è anche un camorra movie, una storia noir ambientata nei bassi di Napoli, oltre a essere un romanzo di formazione e un drammatico tuffo nella giovinezza del protagonista. James Franco è un interprete ispirato nella parte di un ex soldato statunitense, veterano di troppe guerre, con problemi di alcol, un divorzio sulle spalle, che si va a cacciare in un’assurda storia di ritorno. Un personaggio vero, non migliore del figlio camorrista, che si rende credibile sequenza dopo sequenza agli occhi del pubblico. Francesco Di Napoli è diligente nei panni del figlio ritrovato, così come Giulia Ercolini si cala a dovere nella parte della prostituta Bambi, che fa la vita per necessità. Aniello Arena conosce a menadito il ruolo che interpreta, perché è un ex camorrista che ha imparato a recitare nel carcere di Volterra ed è diventato bravissimo. Adesso in regime di semilibertà, lavora molto nel cinema, ricordiamo la sua presenza in Dogman, Ultras, La paranza dei bambini. Il limite oggettivo è che viene impiegato sempre nello stesso ruolo. Un film che racconta molto del nostro passato, così come punta il dito sulle contraddizioni di una città meridionale negli anni Settanta. Da vedere, senza mezzi termini, cinema italiano fresco e vitale.
Regia: Claudio Giovannesi. Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Giovannesi, Maurizio Braucci. Fotografia: Daniele Ciprì. Montaggio: Giuseppe Trepiccione. Musiche: Andrea Moscianese. Scenografia: Daniele Frabetti. Costumi: Olivia Bellini. Produttori: Carlo Degli Esposti, Federico Santangelo, Nicola Serra. Produttore Esecutivo: Michela Rossi. Genere: Drammatico. Durata: 117’. Interpreti: James Franco (Dean Barry), Francesco Di Napoli (Enzo), Giulia Ercolini (Bambi / Angela), Aniello Arena (Vittorio), Gabriel Riley Hill Antunes (Dean a 19 anni), Giada Savi (Lucia Stendardo), Francesca Montuorzi (Nunzia), Donovan W. White (Josh).