Le occasioni dell’amore è un film girato nel sud della Bretagna, in bassa stagione, nella cornice di un mare freddo e di una zona provinciale, tra Arzon e la penisola di Quiberon, per gli interni nella Spa dell’Hotel Miramar La Cigale, dove si pratica la talassoterapia. Un piccolo film come storia, ma grande cinema come realizzazione, tra fantastici scenari marini, riprese con il drone in apertura e in chiusura, primi piani, soggettive, campi e controcampi, dialoghi poetici e pennellate liriche come inquadrature. Mathieu (Canet) è un famoso attore cinematografico che ha abbandonato l’idea di fare teatro per paura, adesso è in crisi, si reca in una località marina della Bretagna (fuori stagione) per cercare di rimettersi moralmente in sesto. Qui ritrova il primo amore, la pianista Alice (Rohrwacher), che ha abbandonato quindici anni prima per essere libero di coltivare il sogno del successo. Alice si è sposata, ha una figlia e ha messo da parte l’idea di diventare un’artista, si è seppellita in provincia, impartisce lezioni di piano e vive la sonnolenta realtà della Bretagna. Quando i due si ritrovano la fiamma di un amore che covava sotto la cenere del rimpianto riaffiora, appena il tempo per vivere una lenta eutanasia tra scogliere e piccoli ristoranti di provincia. Basta una settimana per rigenerare un sentimento, solo per dargli il tempo di estinguersi nel modo migliore, quindi tornare ognuno alla propria vita. Come ho detto altre volte, non è quello che si racconta ma come lo si racconta a fare la differenza, perché in questo film la regia di Brizé è perfetta, dai movimenti di macchina alla direzione dei dialoghi, mai eccessivi e molto realistici. Guillaume Canet e Alba Rohrwacher sono bravissimi a interpretare una coppia che si ritrova dopo quindici anni senza rimproverarsi più di tanto quel che non è stato, evitando di incolpare l’altro per i propri fallimenti. Nella vita esistono i perdenti e Alice incarna il tipo di persona con grande sensibilità artistica che non emerge per mancanza di personalità. Mathieu non è migliore di lei, perché non osa andare oltre la sua bolla di popolarità, quando si trova a fare i conti con il teatro si arrende. Una storia crepuscolare, un amore che si riaccende solo per morire, girata con poesia in luoghi evocativi che ricordano il cinema di Bergman, anche per lo stile introspettivo. Tra le sequenze che si ricordano l’intervista di Alice a un’ospite di un ospizio che racconta il passato coniugale e la sua omosessualità repressa. Molto bravi i due imitatori Johnny Rasse e Jean Boucault che rappresentano con il verso di un uccello i vari commensali della cena che si svolge all’interno dell’ospizio. Fotografia marina nitida e suggestiva di Antoine Heberlé, montaggio compassato di Anne Klotz (115 minuti, anche se il finale può sembrare dilatato, necessari), colonna sonora romantica di Vincent Delerm. Presentato alla Mostra di Venezia 2023, in corsa per il Leone d’Oro, avrebbe meritato maggior successo. Brizé insegna ai registi dilettanti (soprattutto italiani) come sia possibile fare ancora cinema sentimentale, senza cadere nella tentazione del melodramma e della telenovela. Questo è cinema, bellezza!
Regia: Stéphane Brizé. Soggetto e Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Marie Drucker. Fotografia: Antoine Heberlé. Montaggio: Anne Klotz. Musiche: Vincent Delerm. Scenografia: Mathieu Menut. Costumi: Caroline Spieth. Trucco: Cristophe Oliveira. Produttore: Sidonie Dumas. Produttore Esecutivo: Marc Vadé. Case di Produzione: Gaumont, France 3 Cinema. Paese di Produzione: Francia, 2023. Lingua Originale: Francese. Distribuzione (Italia): I Wonder Pictures. Genere: Sentimentale. Durata: 115’. Titolo Originale: Hors-saison. Interpreti: Guillaume Canet (Mathieu), Alba Rohrwacher (Alice), Marie Drucker (moglie di Mathieu), Sharif Andoura (Xavier), Emmy Boissard Paumelle (Emmy), Lucette Beudin (Lucette), Gilberte Bellus (Gilberte), Hugo Dillon (insegnante di ginnastica), Johnny Rasse (imitatore), Jean Boucault (imitatore).