La luce di una lampada da tavolo ed il chiarore di una zona illuminata che lascia intravedere le mani che reggono un libro ed un lapis per gli appunti. Attorno la assoluta pace della notte. Il silenzio serbato agli animi inquieti che pone pace a costoro. È immenso il piacere di isolarsi nel silenzio e nella lettura. Una lettura solitaria e profonda, un senso di gioia e di pace che rispecchia il bisogno di tempo per noi. Tempo per noi necessario come l’aria. Molti la chiamano solitudine, io la chiamo tempo ritrovato. Avere bisogno degli altri è una dannazione che non ho. Bisogna solo avere tempo per noi per poi stare bene con gli altri. La notte isola e concilia, rileva e dilata il tempo, dilata la vita. Invecchiando godiamo di più di questi momenti che da giovani dedichiamo allo svago o al sonno. È la pace della senilità e della maturità.
La notte mi piace stare con me stesso perché di giorno non riesco a ritrovarmi. Noi pensiamo che sia essenziale allungare la vita per avere tempo mentre è esatto il contrario: la vita deve essere dilatata. La vita deve essere ampliata ed allargata per comprendere il tempo per noi ed il tempo per ritrovarsi. Allargare la vita è un concetto che nella filosofia è conosciuto ed apprezzato e che fa il suo cenno per il grande pubblico con Luciano De Crescenzo che parla proprio di questo: “Il tempo non esiste! La vita va allargata, non allungata” (dal film 32 dicembre). La vita si allarga se si è in grado di apprezzare e comprendere le emozioni, i pensieri, le sensazioni e le esperienze nel più totalizzante dei modi. La notte aiuta ed aiuta a ritrovare quello spazio che noi ci autolimitiamo con gli impegni e con gli “scorni” (Eugenio Montale) che ogni giorno mettiamo tra noi e la vita che vorremmo vivere. La vita va vissuta nella sua pienezza e nella sua irriverenza e, talvolta, crudeltà, ma va vissuta con il vento sulla fronte e la schiena dritta. Solo così potremmo dire di avere vissuto e ritrovato il tempo che ci è concesso.
