“Holy Spider”, un film utile per capire un popolo molto diverso dal nostro

Articolo di Gordiano Lupi

Holy Spider è un film diretto dall’iraniano Ali Abbasi – residente a Copenaghen dal 2002 – che sceneggia insieme a Afshin Kamran Bahrami la vera storia del serial killer di prostitute Saeed Hanaei (Bajestani) narrando i tragici eventi avvenuti nel 2001 nella città santa di Mashhad, luogo di pellegrinaggio scita. In breve la trama. Saeed Hanaei, anonimo padre di famiglia, operaio, sposato con due figli, ha una doppia vita, perché di notte adesca prostitute, le porta in casa e le strangola, spesso con il loro stesso velo. Il killer – detto Holy Spider, Ragno Sacro – si ritiene investito di un sacro compito come liberatore di una città santa e deve combattere più che contro la polizia (indifferente) contro la tenacia di Rahimi (Ebrahimi), una giornalista arrivata da Teheran per indagare, aiutata dal reporter locale Sharifi (Ashtiani). Ali Abbasi lascia l’Iran un anno dopo gli eventi che ispirano il film, quando si rende conto che per buona parte della società iraniana – quella più integralista – il killer non è un folle omicida ma un eroe della fede perché libera un luogo santo dall’immondizia. Il regista gira ad Amman, in Giordania, perché in patria non ottiene nei tempi dovuti le autorizzazioni, che per un motivo o per un altro vengono sempre negate. Zahra Amir Ebrahimi – regista e sceneggiatrice, oltre che attivista politica, nota per Tatami – Una donna in lotta per la libertà e Leggere Lolita a Teheran – interpreta la giornalista detective, un ruolo che le vale a Cannes il premio come miglior attrice. Il film è interessante perché mette il pubblico europeo di fronte alla rivelazione che la prostituzione esiste anche in un paese musulmano – cosa per niente scontata -, dove viene praticata tra mille difficoltà e nella generale riprovazione. Il regista mette il dito sulla piaga, senza accusare nessuno, solo narrando i fatti, di un killer apprezzato dalla maggioranza della popolazione, sostenuto dai fedeli, anche se condannato a morte in sede giudiziaria, perché ritenuto un martire della religione. Holy Spider è una co-produzione danese, tedesca, francese e svedese, gode di una fotografia luminosa di Nadim Carlsen, che cangia in toni scuri e pallidi nei cupi notturni, di un montaggio compassato ma ricco di tensione di Safiyari e Neergaard-Holm che confeziona 117 minuti di pellicola tutti necessari. Colonna sonora angosciante di Martin Dirkov che sottolinea a dovere il crescendo di tensione e i momenti più efferati; effetti speciali curati nei minimi particolari con alcune sequenze di omicidi molto credibili, degne del miglior cinema horror. Un film utile per capire la mentalità di un popolo molto diversa dalla nostra e per approfondire la tematica della condizione femminile nei paesi musulmani. E poi siamo di fronte a del buon cinema, girato a regola d’arte, con i movimenti di macchina sempre azzeccati, che seguono un’ottima sceneggiatura.

Regia: Ali Abbasi. Soggetto e Sceneggiatura: Ali Abbasi, Afshin Kamran Bahrami. Fotografia: Nadim Carlsen. Montaggio: Hayedeh Safiyari, Olivia Neergaard-Holm. Musiche: Martin Dirkov. Scenografia: Lina Nordqvist. Costumi: Hanadi Khurma. Trucco: Farah Jadaane. Produttori: Sol Bondy, Jacob Jarek, Ali Abbasi. Produttori Esecutivi: Ditte Milsted, Christoph Lange. Case di Produzione: Profile Pictures, One Two Films, Nordisk Film, Wild Bunch, Film i Väst, Why not Productions, ZDF, Arte France Cinéma. Distribuzione (Italia): Academy Two. Lingua Originale: Persiano. Paesi di Produzione: Danimarca, Germania, Svezia, Francia. Anno: 2022. Genere: Thriller. Interpreti: Mehdi Bajestani (Saeed Hanaei), Zahra Amir Ebrahimi (Rahimi), Arash Ashtiani (Sharifi), Forouzan Jamshidnejad (Fatima Hanaei), Alice Rahimi (Somayeh), Sara Fazilat (Zinat), Sina Parvaneh (Rostami), Nima Akbarpour (giudice), Mesbah Taleb (Ali Hanaei), Firouz Ageli (Haji).

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