Un debutto davvero confortante quello di Edgardo Pistone che per lo stile dimostrato sembra un veterano della macchina da presa. La storia, ambientata nei quartieri popolari di Napoli (Rione Traiano), mette in primo piano la crescita di un adolescente come Attilio (Adamo) che trascorre la fine dell’estate con gli amici tuffandosi dagli scogli di Posillipo e rubando borse ai turisti, ingannando il tempo in un bar di periferia dove comincia frequentazioni pericolose. La vita di Atttilio cambia quando si mette a lavorare per un vecchio delinquente come Martinelli (Pelliccia) e deve proteggere Anastasia, una prostituta ucraina della quale finisce per innamorarsi. La trama è complicata da una famiglia assente, un padre che esce dal carcere e deve far fronte ai debiti con un camorrista e una zia di Ischia che offre un rifugio sicuro. Tutti i nodi vanno al pettine nelle fasi conclusive di una storia scritta e sceneggiata senza sbavature dal regista con la collaborazione di Ivan Ferone. Un film che ti fa star bene, non capita spesso nel quadro asfittico del nuovo cinema italiano, che ti accoglie e ti rende partecipe della vita dei protagonisti, girato con maestria tra poetiche dissolvenze, intensi primi piani e suggestivi piani sequenza. La scelta della fotografia in bianco e nero – livida e sporca – curata da Rosario Cammarota è molto azzeccata per raccontare una vicenda che si svolge nei bassifondi del quartiere Traiano. La macchina a mano segue concitata le vicende dei personaggi, la camera fissa riprende le situazioni statiche come se gli attori recitassero in un palcoscenico nelle sequenze che vedono la ragazza attendere i clienti insieme ad Attilio, in mezzo a un prato disadorno. Pasolini fa capolino da ogni ripresa, tra mare e miseria, panni tesi alle finestre, fughe a Posillipo, campetti di periferia, casolari in abbandono e quartieri degradati. Pistone racconta la fine di un’adolescenza e la scoperta dell’amore, in mezzo a tanta solitudine esistenziale segnata da una famiglia inesistente e dalla mancanza di punti di riferimento. Per Attilio l’età adulta comincia con la pesante eredità lasciata da un padre irresponsabile che lo fagocita nelle spire di un problema da risolvere troppo più grande di lui. Pistone parla dell’amicizia, di una Napoli disastrata dalla piccola criminalità diffusa, della desolazione periferica dove scorrono misere vite destinate a perdersi per le strade di un rione in mano ai malfattori. Il montaggio di Giorgio Franchini fa parte della regia per quanto è connaturata la sovrapposizione di immagini tra dissolvenze e ricordi, tempo presente e azione, oltre al fatto che nei 100 minuti di pellicola si dicono le cose basilari per apprezzare la storia. La colonna sonora è suadente, un mix di pezzi napoletani e di musica popolare anni Settanta che lascia il passo a brani neomelodici che escono dalle autoradio. I due protagonisti – Marco Adamo e Anastasia Kaletchuck – sono molto giovani, per loro un ottimo debutto cinematografico, guidati da un regista esordiente che pare un esperto mestierante. La sceneggiatura è ricca di dialoghi secchi e asciutti, efficaci e credibili, condotti sulla falsariga di quello che si possono dire persone di modesta levatura culturale. La scelta di girare il film in dialetto (stretto) napoletano, sottotitolato, è condivisibile, conferisce veridicità alla storia, così come è utile il suono in presa diretta. La poesia sta tutta nelle immagini, dove Pistone dimostra grandi conoscenze tecniche e capacità di condurre la scena dove meglio si risolve, scegliendo sempre riprese non scontate e rifuggendo immagini da cartolina. Il piano sequenza che porta alla conclusione della pellicola (che non rivelo) vale da solo il prezzo del biglietto. Ciao bambino dimostra con immagini intense ed evocative adatte al grande schermo come vedere un film al cinema non sia la stessa cosa che guardarlo sul divano di casa. Miglior Opera Prima (con merito) al Festival del Cinema di Roma. Recuperatelo!
Regia: Edgardo Pistone. Soggetto e Sceneggiatura: Edgardo Pistone, Ivan Ferone. Fotografia (B/N): Rosario Cammarota. Montaggio: Giorgio Franchini. Musiche: K-Conjog. Scenografia: Marcella Mosca. Costumi: Antonella Mignogna. Produttori: Giovanna Crispino, Gianluca Curti, Walter De Majo, Antonella Di Martino, Francesco Di sarno, Gaetano Di Vaio, Alessandro Elia, Andrea Leone. Case di Produzione: Anemone Film, Bronx Film, Minerva Pictures, Mosaicon Film. Sostegno Produzione: Campania Film Commission, Regione Campania. Lingua Originale: Napoletano, Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2025. Durata: 100’. Genere: Drammatico. Interpreti: Marco Adamo (Attilio), Anastasia Kaletchuk (Anastasia), Luciano Pistone (Luciano), Pasquale Esposito (Vittorio), Salvatore Pelliccia (Martinelli), Sergio Minucci (Nino), Luciano Gigante (Gerardo), Attilio Peluso (Angelo), Antonio Cirillo (Sandrino), Rosalia Zinno (Patrizia).