Ogni società sceglie le proprie norme da cui derivano complicati sistemi di regole ai quali omologarsi. Un sistema che da sfogo a un bisogno semplice per un equilibrio comune, ma che talvolta rischia di trasformarsi in un regime esclusivo. Secondo il sociologo Bauman infatti nel momento in cui si crea l’ordine, si crea anche il disordine, ovvero una componente di individui che non vuole o non può omologarsi alle norme. Sono gli stranieri, le minacce dell’ordine. Se pensiamo a come le nostre società ordinatrici hanno cercato di arginare i “problemi” scopriremo che Bauman non ha così tutti i torti. Le violente ritorsioni della polizia contro i manifestanti, i centri di accoglienza sovrappopolati in cui cerchiamo di contenere i migranti.
Recentemente una la frase pronunciata da un bambino nero raffigurato su un libro di seconda elementare ha scatenato l’indignazione del web: “Quest’anno io vuole imparare italiano bene”. La polemica è arrivata sui social network: l’accusa è quella di razzismo. A stretto giro la difesa della casa editrice: “Ci scusiamo per l’illustrazione oggetto di molte critiche, che ha urtato la sensibilità e offeso, non era certamente nostra intenzione”
La frase è pubblicata nel manuale di letture “Le avventure di Leo”, edito dal Gruppo Editoriale Raffaello per i bambini della seconda elementare. A pagina 4 viene raffigurato un gruppo dei bambini in cui ognuno dei quali esprime un desiderio per l’anno scolastico appena iniziato. “Quest’anno vorrei fare tanti disegni coi pennarelli”. Oppure: “Quest’anno vorrei andare sempre in giardino per la ricreazione”. Ma è la frase presente nel fumetto del bambino nero a scatenare l’indignazione: “Quest’anno io vuole imparare italiano bene”.
“Ancora una segnalazione sui libri di testo. Libro di seconda elementare. Un libro che entra in classi interculturali in cui bambine e bambini nati e cresciuti in Italia hanno colori diversi, famiglie miste, adottive, genitori che provengono da altri paesi ma vivono qui da anni o che sono a loro volta nati e cresciuti qui. Ma anche bambini arrivati da poco che portano con sé le loro culture d’origine e che costruiscono in quelle classi nuove identità fatte di incontri e reciproche contaminazioni. Bambini che continuiamo attraverso rappresentazioni come questa ad additare come stranieri, come altro rispetto a una presunta normalità italica e a scimmiottare con un linguaggio imbarazzante che sembra preso da un pessimo film degli anni Trenta”, è l’accusa lanciata da Educare alle Differenze, la rete nazionale di associazioni che si batte per l’inclusione nelle scuole.
Sfogliando il manuale si trovano letture per portare i bambini a ragionare sulla diversità e l’integrazione tra i banchi. Nelle pagine successive si legge un testo abbastanza stereotipato, intitolato “Un amico venuto da lontano”, che comincia così: “Questa mattina la maestra ci ha presentato Emmanuel, un amico con la pelle scura venuto da tanto lontano. Quando Emmanuel ha parlato ha sbagliato tutte le parole, allora noi bambini ci siamo messi a ridere, ma la maestra ha detto: Provate voi ad andare in un Paese dove tutti parlano un’altra lingua!”.
Ma è la rappresentazione grafica del bambino straniero con evidenti difficoltà comunicative a scatenare lo sdegno. Scrive in Facebook Francesca Sempio, insegnante di scuola primaria a Milano: “Mi mancano le parole per dire quanto razzisti, beceri, lontani dalla realtà delle classi, siano gli autori e gli editori di questa cosa che non riesco a chiamare libro. Insegnanti, riprendiamoci la libertà di insegnamento. Effettuiamo la scelta alternativa al libro di testo unico. Per fortuna, i nostri alunni non sono bidimensionali né stupidi come li dipinge questa pagina”.
Dopo la segnalazione e la polemica sui social l’editore del manuale, il Gruppo Raffaello, si scusa. E annuncia: “Abbiamo già provveduto a modificare la pagina, subito disponibile per chi utilizza il testo in questo anno scolastico. Ovviamente il libro, in fase di ristampa, sarà modificato”. In una nota il gruppo editoriale scrive: “Da sempre siamo molto attenti a tematiche quali l’inclusione, l’interculturalità e l’ascolto delle esigenze dei bambini e dei genitori. Questi sono i valori che orientano il lavoro delle nostre redazioni, dei nostri collaboratori e degli esperti che ci affiancano, sempre portato avanti con la massima cura, dedizione e passione. I tantissimi docenti e le famiglie che utilizzano da anni i nostri testi possono confermarlo. In molteplici occasioni siamo stati portati ad esempio per aver promosso nei nostri libri di testo temi come la parità di genere e l’integrazione multiculturale”.
La nota conclude: “Ci scusiamo per l’illustrazione oggetto di molte critiche, che ha urtato la sensibilità e offeso, non era certamente nostra intenzione”.
Le autrici del libro di testo – Alessandra Venturelli, Maila Focante, Tiziana Bernabé, Carolina Altamore – hanno appreso “con dispiacere” delle polemiche. “Come insegnanti – spiegano – abbiamo lavorato e lavoriamo nella scuola italiana da anni. In una realtà, quella dell’Emilia-Romagna, ricca di immigrazione e ricchezza multiculturale. Vediamo tutti i giorni sui visi dei nostri bimbi questi desideri, la motivazione a farcela per essere accolti nel gruppo al pari degli altri bambini, e intanto si esprimono come riescono, con difficoltà, a volte anche come recita testualmente la vignetta. E questo – sottolineano – nella realtà scolastica quotidiana non fa indignare, non ci fa pensare ai cliché, quelli sì stereotipati di film e programmi di anni fa sullo ‘straniero’. I bambini per fortuna non hanno stereotipi”.
Rispetto alla pagina il cui contenuto appare “diseducativo e offensivo” per gli studenti di origine non italiana, il Ministero dell’Istruzione fa sapere “di aver contattato l’Associazione italiana editori e di aver condiviso con loro forte preoccupazione rispetto a contenuti di questo tipo, oltre alla necessità di continuare a lavorare per prevenire casi come questi”.
Credo che il problema sia la voglia di combattere a tutti costi lo stereotipo che diventa lo stereotipo stesso. Non dovrebbe sussistere la necessità di spiegare certi leit motiv, perché i bambini e le persone sono tutte uguali. Voglio far vivere dentro di me la speranza di superare questo terrore discriminatorio. Per il sociologo Bauman l’unico modo per andare oltre sta nell’abbracciare la diversità. Questo potrà accadere solamente nel momento in cui il diritto ad essere ciò che si vuole e come si vuole prevarrà come regola ordinatrice. In questo modo il disordine avrà effetto emancipatore. Rimane adesso un solo quesito al quale il sociologo Bauman non può più rispondere, purtroppo: riusciremo ad emanciparci davvero e a non rendere la diversità, una diversità?