Il 16 ottobre 1978 dal balcone del palazzo pontificio il cardinale Felici annunciava l’esito del conclave: «È stato eletto Karol Woityla che ha assunto il nome di Giovanni Paolo II». Un Papa dei primati. Un Papa che ha «varcato» profeticamente e audacemente la soglia del «Secolo breve» (E. Hobsbawn). È il primo Papa polacco, nato in un Paese comunista; che ha lavorato in una fabbrica e in cave di pietra. È il primo Papa ad entrare nelle chiese protestanti, nella sinagoga di Roma (il 13 aprile 1986). È il primo papa ad andare sul Monte Sinai (il 26 febbraio 2000). Il primo pontefice a visitare il Mausoleo di Yad Vashem a Gerusalemme (il 23 marzo dell’anno 2000). Il primo Papa che alle ore 17:20 del 6 maggio 2001 mette piede in un luogo di culto musulmano entrando nella moschea degli Ommayadi di Damasco. Un appuntamento questo con la Storia proprio nel momento in cui la religione in Medio Oriente torna a dividere. Un dialogo che Woityla profeticamente inaugura il 27 ottobre del 1986 nel perimetro della città di Assisi dove per la prima volta nella storia i rappresentanti di tante religioni hanno testimoniato congiuntamente la loro volontà di voler condividere le sofferenze del mondo e di camminare sui sentieri della pace. Un evento epocale, anche questo, che ha dato vita a una dimensione di ascolto e di dialogo chiamata «spirito di Assisi».
Giovanni Paolo II è anche il «primo» a scrivere una Lettera ai bambini (1994), una Lettera alle donne (1995) e la Lettera agli anziani e la Lettera agli artisti (1999).
Un Papa dotato di una grande forza che già nel 1992 (precisamente il 31 ottobre 1992) espresse e chiese pubblicamente perdono per la persecuzione di Galileo Galilei e per il processo che seguì nel 1633; chiese perdono per il coinvolgimento di tantissimi cattolici nella «tratta degli schiavi africani»; nel 1999 chiese perdono per l’esecuzione del riformatore religioso boemo Jan Hus; Durante una solenne celebrazione in Vaticano, il 12 marzo dell’anno 2000, chiese perdono per i peccati commessi in ogni epoca dai cattolici che violarono i «diritti di gruppi etnici e intere popolazioni e dimostrarono disprezzo per le loro culture e le loro tradizioni religiose.
Il primo Papa ad aver alzato la voce, ad aver gridato, nella Valle dei Templi di Agrigento, il 9 maggio 1993, contro la mafia: «Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare, calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio».
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