“Made in Italy”, una commedia a episodi che rientra a pieno titolo nella nostra trattazione

Articolo di Gordiano Lupi

Regia: Nanni Loy. Soggetto e Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola, Nanni Loy. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Fotografia: Ennio Guarnieri. Musiche: Carlo Rustichelli. Scenografia: Luciano Spadoni. Costumi: Pier Luigi Pizzi. Trucco: Nilo Jacoponi, Giancarlo De Leonardis. Produttore: Gianni Hecht Lucari. Durata: 12’. Colore. Film a Episodi. Interpreti: (Usi e costumi) Renzo Marignano, Claudio Gora, Marina Berti, Lionello Pio Di Savona,. Lando Buzzanca, Jolanda Modio, Aldo Giuffrè, walter Chiari, Lea Massari. (Il lavoro) Gino Mucci, Milena Vukotic, Aldo Fabrizi, Nino Castelnuovo, Mario Pisu, Ester Carloni, Adriana Vianello, Rosalia Maggio, Michele Abruzzo, Pietro Carloni, Enzo Liberti, Anita Todesco. (La donna) Virna Lisi, Giulio Bosetti, Catherine Spaak, Fabrizio Moroni, Mario Meniconi, Sylva Koscina, Jean Sorel. (Cittadini, Stato e Chiesa) Nino Manfredi, Carlo Pisacane, Gigi Reder, Carlo Taranto, Ugo Fangareggi, Enzo Petito, Adele Spadaro, Sandro Penseri. (La famiglia) Peppino De Filippo, Tecla Scarano, Alberto Sordi, Rossella Falk, Claudie Lange, Marcella Rovena, Anna Magnani, Andrea Checchi, Antonio Casagrande, Franco Balducci, Micaela Esdra. (Emigranti) Giampiero Albertini, Aldo Bufi Landi, Adelmo Di Fraia, Antonio Mazza, Renato Terra, Solvi Stubing, Lars Bloch, Anita Durante.

Made in Italy (1965) è una commedia a episodi che rientra a pieno titolo nella nostra trattazione e che approfondisce l’indagine televisiva di Nanni Loy intorno a vizi e usanze degli italiani. Il film è diviso in cinque sezioni: Usi e costumi (Lando Buzzanca, Aldo Giuffré, Walter Chiari e Lea Massari); Il lavoro (Aldo Fabrizi, Nino Castelnuovo e Mario Pisu); La donna (Virna Lisi, Catherine Spaak, Sylva Koscina e Jean Sorel); Cittadini, stato e chiesa (Nino Manfredi e Carlo Pisacane); La famiglia (Anna Magnani, Andrea Checchi, Peppino De Filippo, Alberto Sordi e Rossella Falk). A parte le cinque sezioni abbiamo anche undici episodi, alcuni molto brevi, a livello di barzelletta e di rapido flash comico. Il film è chiaramente ispirato a I mostri (1963) di Dino Risi e tenta di ricalcarne il successo, ma spesso non va oltre lo spessore della rapida battuta, raccontando storie di tradimenti, burocrazia che non funziona, traffico insostenibile e problemi di vario tipo per un’Italia sconvolta da un inatteso boom economico. Le storie seguono il filo conduttore di un gruppo di emigranti diretti in Svezia, che ricordano l’Italia con nostalgia. Giampiero Albertini è l’attore più importante del segmento guida e lo ricordiamo mentre firma un documento e indica i motivi del viaggio: andare a faticare. La sceneggiatura di Ruggero Maccari, Ettore Scola e Nani Loy cerca di rendere gli episodi graffianti, ma non tutti sono allo stesso livello. Anna Magnani alle prese con il traffico che rischia la vita per comprare un gelato ai figli è un personaggio memorabile. Aldo Fabrizi non è da meno nei panni del padre orgoglioso di un figlio laureato, ma inetto e arrogante come Nino Castelnuovo. Walter Chiari è eccellente nella caratterizzazione del pappagallo italiano che fa di tutto per portarsi a letto una donna (Lea Massari), ma quando ci riesce non vede l’ora di levarsela di torno per andare al cinema a vedere un film western. Lando Buzzanca è uno strepitoso fidanzato siculo che tollera ogni difetto della futura moglie, persino che sia ladra, simulatrice, violenta e con tendenze criminali. Basta che sia illibata e che nessuno metta in dubbio la sua moralità sessuale. Kafkiano e surreale l’episodio con protagonista uno stralunato Nino Manfredi in lotta con la burocrazia che lo condanna all’inesistenza giuridica. Alberto Sordi recita uno strepitoso duetto comico con Rossella Falk, moglie tradita che lo mantiene, quando viene sorpreso in flagrante con l’amante nel letto e nonostante tutto riesce a passare per vittima. La commedia sexy è sempre presente, ma nel capitolo Le donne è ancora più evidente perché abbiamo tre notevoli bellezze (Lisi, Spaak e Koscina) anche se non interpretano parti piccanti. Memorabile Catherine Spaak nei panni di una modesta figlia di un portiere che si finge un’aristocratica per frequentare il bel mondo. Le sue lacrime vere miste a un finto sorriso mentre telefona al fidanzato e sopporta le percosse di un padre violento sono un momento di grande recitazione. Virna Lisi è una mantenuta di professione che piange un anziano marito defunto ma ne sposa subito un altro per non perdere il tenore di vita e manda in bianco uno spasimante innamorato. Sylva Koscina è la più casta, perché incontra un uomo (Jean Sorel) che le fa la corte solo per poter guidare la sua automobile sportiva. Il regista si conferma buon osservatore dei costumi e delle cattive abitudini dei suoi connazionali anche in questa commedia di costume che cerca di rivitalizzare il cinema a episodi. Memorabile il turista che cerca la Madonna del Granduca di Raffaello a Firenze ma nessun italiano gli sa dire dove si trovi, fino a quando non incontra un inglese informatissimo. Tra le abitudini italiane: la cena funebre al sud, la trattoria romanesca tipo La parolaccia frequentata da ricconi per farsi maltrattare, l’italiano che non rispetta le regole e fuma di nascosto, gli uomini che passeggiano e sbirciano le donne degli altri e il calcio come unico interesse. Un velo di nostalgia avvolge l’episodio degli emigranti che rimpiangono il calore della terra natale, ma quando sbarcano in mezzo alla neve di Stoccolma entrano in un ristorante dove portano musica e allegria.

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