“Nell’anno del Signore”, un’opera a metà strada tra il comico e il tragico

Articolo di Gordiano Lupi

Regia: Luigi Magni. Soggetto e Sceneggiatura: Luigi Magni. Fotografia: Silvano Ippoliti. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musiche: Armando Trovajoli. Scenografia: Carlo Egidi, Joseph Hurley. Produzione: Italia/Francia. Produttori: Bruno Cicogna per san Marco Cinematografica, Les Films Corona, Francos Film.  Distribuzione Italiana: Euro International Film. Durata: 120’. Colore. Interpreti: Nino Manfredi, Alberto Sordi, Enrico Maria Salerno, Claudia Cardinale, Robert Hossein, Renaud Verley, Ugo Tognazzi, Britt Ekland, Pippo Franco, Stefano Oppedisano, Stefano Riva, Franco Abbina, Maria Cristina Farnese, Piero Nistri, Marco Tulli, Bruno Erba, Emilio Marchesini, Enzo Cerusico. Tra i doppiatori ricordiamo Ferruccio Amendola (un oste). Premi: David di Donatello a Nino Manfredi come miglior attore protagonista.

Nell’anno del Signore (1969) è un’opera a metà strada tra il comico e il tragico che racconta le vicissitudini di un gruppo di carbonari smascherati e uccisi, tutti tranne il Cornacchia (Manfredi), che continuerà a scrivere filastrocche irriverenti contro il Papa sulla statua di Marc’Aurelio. A parte Manfredi – grande protagonista – nel cast spiccano Claudia Cardinale, Robert Hossein, Renaud Verley, Enrico Maria Salerno, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Britt Ekland, Pippo Franco e Stefano Oppedisano. Siamo nella Roma del 1825, sotto Papa Leone XII, epoca di tumulti anticlericali e di moti carbonari, il nostro protagonista è un modesto ciabattino che si fa chiamare Cornacchia ma nasconde l’identità dell’irriverente Pasquino. Hossein e Verley sono due carbonari che vengono aiutati da Cornacchia a scoprire i traditori e a salvarsi dalla galera. Cornacchia sogna una rivolta popolare contro il dominio dispotico del Papa Re, ma resta deluso e le sue speranze sono frustrate. Magni scrive e sceneggia il film, dimostrando grane maturità artistica sin dal secondo lavoro che utilizza gli strumenti della commedia in un’ambientazione storica. Non manca la riflessione politica sulle rivoluzioni e sul popolo che non vuole rischiare la pelle ma pensa soltanto a vivere una vita tranquilla e immune da problemi. Gli attori sono bravi. Sordi è un frate molto divertente, Tognazzi un credibile cardinale e Salerno un diligente capitano. Claudia Cardinale salva il lato erotico che stiamo cercando nella commedia alta ed è di una radiosa bellezza, forse nel momento migliore della sua vita artistica.

Il cast è ricco e internazionale, ma il regista avrebbe voluto fare una cosa completamente diversa, ricorrendo a interpreti non professionisti. Merito della produzione se si fece ricorso a diversi nomi noti, che salvarono da una feroce censura, al tempo spietata contro i film anticlericali. Nino Manfredi risulta una scelta vincente (guadagna persino un David di Donatello) e interpreta uno dei migliori ruoli della sua carriera, ma non è da meno Alberto Sordi nei panni di un ironico frate. Il film ha un tale successo che a Roma i cinema devono fare orario continuato. Luigi Magni viene consacrato come uno dei migliori registi italiani, ma molto del successo è dovuto al caso, perché senza i grandi nomi inseriti nel cast niente di tutto questo sarebbe accaduto. Nell’anno del Signore dà il via alla trilogia storica di Magni, che si completa con In nome del Papa Re (1977) e In nome del popolo sovrano (1990), opere che hanno come base il rapporto tra popolo e aristocrazia romana al tempo del potere pontificio, nel periodo risorgimentale.

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