Ogni civiltà ha sempre guardato, dialogato, ritualizzato – con parole (alias preghiere), con immagini, con musiche, il rapporto con la morte. In Foscolo, ad esempio, il sepolcro non è solo un luogo di affetti ma permette, soprattutto, la trasmissione di un intero patrimonio umano: «Celeste è questa / corrispondenza d’amorosi sensi» (da I Sepolcri, vv. 29-30).
Alla vigilia della festività di Halloween / Ognissanti chiediamoci e cerchiamo di definire e di capire, in poche righe, il perché di questa festività?
Le origini della festività di Halloween (da «All-Hallows Even» ovvero «la vigilia di Ognissanti») affondano le sue radici nelle celebrazioni del 31 ottobre, il capodanno dei Celti (Samhain): nella notte di fine estate si credeva che fate ed elfi si divertissero a prendersi gioco degli uomini. Per i cristiani invece quel giorno era dedicato al digiuno. Alle sue origini Halloween guarda, contempla la caducità e/o lo spegnersi autunnale della natura come metafora della caducità della condizione umana, e reagisce a questa tristezza inventando e mettendo in scena un ballo, una gioia orrenda, macabra.
Nel Medioevo, papa Gregorio III (salito al soglio pontificio nel 731 e morto nel 741) sposta la celebrazione cattolica di Ognissanti dal 13 maggio al primo novembre: la coincidenza con Halloween serve alla Chiesa di Roma per spodestare, detronizzare la tradizione pagana del Samahin.
La festività di Halloween va in crisi durante la Riforma protestante (di cui oggi ricorre la data-manifesto: il 31 ottobre del 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero affigge le 95 Tesi sulla porta della cattedrale di Wittenberg) alcune sue usanze, come ad esempio quella dei falò, sopravviveranno comunque nelle celebrazioni del 5 novembre.
Nei secoli XIX e XX questa ricorrenza viene esportata dall’Europa negli Stati Uniti, Halloween diventa di moda durante l’Ottocento. Ma sarà all’inizio del Novecento che assumerà lo spirito provocatorio di «notte degli scherzi» o «notte del diavolo».
Da decenni prestigiosi storici come Franco Cardini, antropologici come Marino Niola, filosofi come Umberto Eco, Massimo Cacciari e Umberto Galimberti ricordano, richiamo, rimproverano che Halloween è solo una festività, che ri-chiama il sentimento del nostro tempo che, purtroppo, fatica sempre più a dare un senso alla vita e alla morte, e perciò celebra l’«apoteosi del nulla».
P.S.: A questo brevissimo articolo fa da cornice l’affresco «Trionfo e danza della morte» del pittore Giacomo Borlone de Buschis, datato intorno all’anno 1485, che abbellisce l’esterno dell’Oratorio dei disciplini a Clusone (Bergamo).