Fico d’india (1980) merita di essere ricordato perché segna l’incontro tra Steno e un mito della commedia sexy come Gloria Guida, inserita finalmente nel cast di una commedia erotica alta. Il 1980 è il solo anno in cui la bella attrice di Merano interpreta una sola pellicola, perché seleziona le offerte che dopo il successo de La liceale (1976) di Michele Massimo Tarantini le arrivano da ogni parte. Un bel salto di qualità per Gloria Guida interpretare un film di Steno dopo aver lavorato con registi pessimi come Narzisi o Liverani.
Fico d’india si avvale di una sceneggiatura di Sandro Continenza e Raimondo Vianello, ma i dialoghi sono di Steno, Enrico Vanzina e Renato Pozzetto. La fotografia è di Carlo Carlini e il montaggio di Raimondo Crociani. Le scenografie sono di Paola Comencini, i costumi di Silvio Laurenzi e le musiche di Giacomo Chiaramello. Aiuto regista è Massimo Carocci, direttore di produzione Elio Saroli e organizzatore generale Paolo Infascelli.
Produttore è Achille Manzotti per Intercontinental Film. Distribuito da Titanus. Interpreti: Renato Pozzetto, Aldo Maccione, Gloria Guida, Daniele Formica, Diego Abatantuono, Licinia Lentini, Luca Sportelli, Angelo Pellegrino, Jimmy il Fenomeno, Daniele Vargas, Nestor Garay, Gianfranco Barra, Dario Ghirardi, Renato Montalbano, Giulio Massimini, Loredana Martinez, Sandro Ghiani.
Fico d’india è una buona commedia all’italiana diretta con consumata esperienza da Steno, ben recitata dalla coppia Renato Pozzetto – Aldo Maccione, ma che tutti ricordano per la consacrazione di Diego Abatantuono e il personaggio (abbandonato e recentemente riproposto) del terrunciello milanese al cento per cento che qui grida “viulènza viulènza” per tutto il film.
Il suo ruolo è quello del capo di una banda di improbabili teppisti che sconvolge la tranquillità di una cittadina. Da ricordare la battuta cult quando dice che il solo dio del gruppo è Little Tony. Non recita molto, appena tre apparizioni, una delle quali durante un incubo del sindaco, ma tanto basta per lanciare il personaggio.
Il film è ambientato in una cittadina di mare dove Renato Pozzetto svolge funzioni di sindaco e di assicuratore. Come tutti i paesi piccoli il posto pullula di pettegoli che si riuniscono al bar per commentare i pochi avvenimenti interessanti. C’è un giornalista a caccia di scoop (Daniele Formica), un prete chiacchierone, un farmacista che parla in continuazione.
A parte il prete, tutti in paese sono cornuti per colpa di un playboy superdotato di nome Ghigo (Aldo Maccione) che adesca le mogli, va a letto con loro e alla fine regala una cernia con una rosa in bocca. Le mogli degli avventori del bar dei pettegoli cucinano spesso la cernia ed è il segno del tradimento. Il sindaco lavora molto, è stressato, non ce la fa più a occuparsi del comune e della sua agenzia di assicurazioni. È duro con gli impiegati, inflessibile nei rapporti con i dipendenti comunali, soprattutto troppo impegnato per prendersi cura della bella moglie (Gloria Guida).
La commedia degli equivoci inizia quando la compagnia assicuratrice lo incarica di andare a Milano per ricevere un noto banchiere svizzero. Ghigo aveva già avvicinato Lia, la moglie del sindaco, lasciandole scivolare nella borsa un biglietto con il numero di telefono. Lia telefona a Ghigo e lo rimprovera per quel che ha fatto, ammonendolo a non riprovarci.
Ghigo scambia la telefonata per un invito, si precipita a casa del sindaco e con l’inganno finisce nel letto della donna. Il sindaco, vittima di un’aggressione da parte di un gruppo di teppisti, torna a casa prima del previsto e sorprende il playboy. L’inaspettato arrivo provoca una crisi cardiaca a Ghigo che è costretto a letto dal malore. Il sindaco non crede alla spiegazione che fornisce la moglie, è convinto del tradimento, ma soprattutto teme di diventare lo zimbello del paese.
Licenzia la cameriera e chiama il fratello medico per curare il malato in gran segreto. Ne viene fuori una spassosa commedia che deriva dalla convivenza forzata tra il playboy e il sindaco. Il sindaco tratta la moglie come una serva per punirla del presunto tradimento. Le voci in paese cominciano a circolare e pure la polizia cerca Ghigo che telefona per rassicurare fingendosi a Taormina.
Il prete scopre Ghigo a letto mentre benedice la casa, ma il sindaco lo obbliga al silenzio ricorrendo alla confessione. Infine il giornalista e il commissario irrompono in casa del sindaco e immortalano i due in una posa che farebbe pensare a una tresca omosessuale. In realtà i due sono ubriachi e stanno festeggiando la promozione del sindaco a direttore generale della compagnia assicuratrice.
Il merito della promozione è di Ghigo che ha impedito al sindaco di andare a ricevere il finto banchiere svizzero che si è rivelato un truffatore. Alla fine il playboy mette tutti a tacere minacciando di raccontare in giro le vere infedeltà delle mogli di chi sta spettegolando. Ghigo è guarito e torna alla sua attività di cornificatore, solo che adesso regala pernici invece che cernie e l’amicizia con il sindaco diventa forte. Lui ha capito che la moglie non l’ha tradito e che si è trattato di un equivoco. Ghigo riscuote trecento milioni dall’assicurazione del sindaco per l’infortunio cardiaco, compra uno yacht e vanno in vacanza insieme.
Il film mette a nudo molti vizi della provincia e del perbenismo piccolo borghese. Al sindaco interessa solo la sua onorabilità e che non si sappia niente in giro, soprattutto per motivi elettorali e di prestigio. I concittadini sparlano ma poi dovrebbero guardare in casa loro, visto che hanno mogli non certo fedeli. La trama sembra presa a prestito da un romanzo di Piero Chiara e il film è una farsa grottesca molto ben sceneggiata.
Gloria Guida è al massimo della sua bellezza e si presenta al pubblico come una vera attrice sotto la guida di un maestro della commedia italiana. Tra l’altro la vediamo sempre molto vestita e con eleganza. Tailleur bianco con camicetta porpora, abito da casa di seta celeste con pallini bianchi, vestaglia di seta nera, sottoveste lilla, pantaloni bianchi aderenti. Gloria Guida è una vera signora di appena venticinque anni ma che ne dimostra molti di più, per il modo di vestire e per una pettinatura con messa in piega classica.
La vediamo nuda solo in un paio di sequenze voyeuristiche riprese dagli occhi del playboy che è entrato in casa di soppiatto. Si tratta del solito trucco per far immedesimare lo spettatore nella situazione piccante. Aldo Maccione spia la Guida mentre si spoglia e rimane con un completo di pizzo nero prima di passare sotto la doccia. Ebbene sì, pure con Steno una doccia non può mancare, ma è rapida e mostra per due brevi momenti lo stupendo fondoschiena di Gloria Guida. Un’altra scena di nudo parziale si ricorda durante un’irruzione in camera a seno scoperto. Niente di eccezionale, comunque.
Gloria Guida dimostra di saper recitare sotto la guida di un maestro: non è doppiata, parla con la sua voce, è sempre credibile e ben calata nella parte. Una delle sue migliori interpretazioni. Sono bravi pure Renato Pozzetto, al massimo della forma comica, e Aldo Maccione, ottimo playboy di paese.