Totò cerca casa (1949) è il secondo film di una coppia di sceneggiatori lanciata dietro la macchina da presa per costruire una bella parodia del neorealismo con protagonista il principe della risata. Neorealismo comico a tutti gli effetti con un Totò scatenato che si trova a suo agio in un film che ricorda le comiche del cinema muto. Mario Monicelli comincia a lavorare nel cinema importante formando un sodalizio con Steno, che copre il periodo 1949 – 1952, per una serie di otto film comici interpretati da Totò: Al diavolo la celebrità, Totò cerca casa, Vita da cani, È arrivato il cavaliere, Guardie e ladri, Totò e i re di Roma, Totò e le donne e Le infedeli.
Totò cerca casa è tratto dalla commedia Il custode di Alfredo Moscariello, ma è sceneggiato da Age, Scarpelli, Metz, Marchesi, Continenza, Monicelli e Steno. Interpreti: Totò, Ada Mangini, Lia Molfese, Aroldo Tieri, Marisa Merlini, Folco Lulli, Giacomo Furia, Luigi Pavese, Mario De Vico, Mario Riva, Mario castellani e Cesare Polacco.
Totò è Beniamino Lomacchio, di professione avventizio anagrafico, uno dei tanti sfollati del primo dopoguerra, che si adatta a vivere con la famiglia in un’aula scolastica, convivendo con altri disperati e un rissoso custode. La fame è il primo bisogno da soddisfare: Totò regala un grande momento comico quando imita una gallina e tenta di convincere il custode di aver fatto l’uovo che in realtà ha rubato. La figlia di Totò è la bella Marisa Merlini, che frequenta Aroldo Tieri, fidanzato spiantato non molto simpatico al padre. La moglie è Ada Mangini, che compra solo prodotti con i concorsi a premi per guadagnare una casa e un bel giorno vince un milione. Il problema più grande della famiglia è la ricerca di un alloggio, al punto che si adattano a vivere in un cimitero, al Colosseo, in casa di un pittore e in mezzo agli studenti. Mario Riva è un agente immobiliare che apre l’attività solo per trovare casa, mentre Mario Castellani è un truffatore che affitta lo stesso appartamento a più persone. Totò cerca casa è una delle più belle parodie del neorealismo, per dirla con Goffredo Fofi, ma è anche parodia del cinema horror gotico durante l’episodio al cimitero, tra finestre sbattute dal vento, notte di tregenda, teschi, cadaveri e finti fantasmi. La pellicola presenta anche timidi accenni erotici e alcuni sentori di commedia sexy, come molti film interpretati da Totò. Citiamo la sequenza della modella persiana seminuda coperta soltanto da un quadro, la convivenza con procaci turiste svedesi che compaiono in veste da camera davanti a un Totò strabiliato e una scena in cui il protagonista finisce a letto con una donna e viene sorpreso da un gelosissimo marito. Totò è formidabile, sembra recitare a briglia sciolta sulle tavole di un palcoscenico, anche perché il soggetto è molto teatrale. In realtà la sceneggiatura è solida e ben costruita, Totò inserisce il contributo della sua genialità comica regalando siparietti irresistibili. Tra i tanti momenti comici ricordiamo un’anticipazione del comico – scolastico che avrà molte divagazioni negli anni Settanta. Steno e Monicelli utilizzano gli stilemi del neorealismo, contaminandoli con il comico, blando erotismo e parodia horror, concludendo in pochade da cinema muto. Totò cerca casa è il secondo incasso della stagione 1949 – 50, dopo il melodramma Catene di Raffaello Matarazzo.