Leggo molti fumetti ultimamente, sarà la storia del ritorno al passato, della terza età che riporta a quando eravamo bambini, sarà che la narrativa contemporanea non mi seduce, che i gialli e i noir mi hanno stancato, saranno un po’ tutte queste cose, ma ora come ora le mie letture principali sono poesia e fumetto, senza farmi mancare i classici della letteratura che spesso rileggo.
Leo Ortolani, per esempio, è un autore che non delude quasi mai, interessante sia nella serie regolare Rat Man, con i supplementi a tema cinematografico (Venerdì 13), che nella recente raccolta a tema Covid, con i fumetti pubblicati su Instagram per tutta la durata del primo lockdown. Ortolani è dotato di un tratto originale, sa condire il disegno con battute ironiche, ispirate al mondo del fumetto e all’attualità, infine riesce a inserire motivi autobiografici decisamente universali. Due figlie e altri animali feroci è un esempio, perché in questo volume (in buona parte romanzato) racconta la vicenda personale dell’adozione di due bambine colombiane con relativi risvolti comico – sentimentali. Devo dire che Due figlie non è il lavoro più riuscito di Ortolani. Molto più originale Cinzia, intriso di umorismo graffiante sul tema del transessualismo, senza retorica e con molte battute non politicamente corrette. La comicità singolare di Ortolani ritorna nel nuovo personaggio di Bedelia, bellissima modella che non accetta lo scorrere del tempo, il dover cedere il posto alle nuove interpreti di un ruolo da sex-symbol. I libri sono editi da Bao Publishing, un editore di fumetti straordinario. La raccolta a tema Covid, invece è Feltrinelli.
Tra i miei fumettisti preferiti c’è da sempre Zerocalcare, possiedo tutti i suoi libri e non posso fare a meno di leggere le sue storie, pure se non farei proprio parte del suo pubblico di riferimento, vista la mia età. Scheletri è il volume natalizio dell’autore aretino di nascita ma romano d’adozione, ispirato e originale, una storia nera ambientata nella periferia romana, tra Centocelle e Rebibbia. Come al solito protagonista è lo stesso disegnatore, con la sua vita e i suoi personaggi che prendono sembianze fumettistiche, ma questa volta ci sono feriti, drogati, morti, insomma c’è più azione del solito. I fan non resteranno delusi, perché lo stile è inconfondibile, i temi portanti restano legati alla vita di un giovane borgataro incapace di fare qualsiasi cosa, a parte disegnare. Zerocalcare fa da cartina di tornasole per tutti gli adolescenti (ormai sono adolescenti fino a trent’anni, pare) che passano il tempo facendosi sanguinare gli occhi come la Madonna di Civitavecchia davanti a una playstation (citazione). Bao Publishing, ovviamente.
Termino con un classico. Dino Battaglia lo leggevo su Linus quando avevo dieci anni e lo capivo poco, ma è stato grazie a lui che ho scoperto Edgar Allan Poe e forse da quelle storie è nata la mia passione per il cinema horror. Certo, dopo i fumetti ho comprato i libri, ho letto le versioni complete scritte con stile fine Ottocento, cose che i ragazzi di oggi non riuscirebbero mai a digerire, abituati come sono a leggere solo lo schermo di un cellulare. Pure per questo ha fatto bene NPE di Nicola Pesce a ripubblicare in edizione elegante le storie in bianco e nero di Dino Battaglia, sceneggiate dalla moglie Laura, anticipate da una colta prefazione di Gianni Brunoro, uno dei nostri massimi esperti di fumetto. Troverete Re Peste, Hop Frog, Lady Ligeia, La scommessa, La caduta della casa degli Usher, La maschera della morte rossa … una serie di racconti che anticipano la narrativa del mistero, presi come spunto – persino saccheggiati – dai nostri sceneggiatori del cinema di genere anni Sessanta e Settanta.